Pubblicato l’indice che la Fed di Jerome Powell monitora per valutare il trend dell’inflazione e dei tassi.
Nel mese di settembre l’inflazione degli Stati Uniti misurata dall’indice dei prezzi per spese personali (PCE) è salita del 2,1% su base annua, in linea con le attese, rallentando il passo rispetto al +2,3% di agosto (dato rivisto al rialzo dal +2,2% inizialmente annunciato).
Su base annua il trend è stato di un rialzo pari a +0,2%, anche in questo caso in linea con le previsioni.
Occhio però al PCE core, l’indicatore a cui guarda la Fed per monitorare il trend dell’inflazione Usa e per prendere le proprie decisioni sui tassi sui fed funds Usa: la componente, al netto dei prezzi energetici e dei beni alimentari, è salita del 2,7%, oltre il +2,6% stimato dal consensus.
Su base mensile, nessuna sorpresa, visto che il PCE core ha segnato una crescita dello 0,3%, nel mese precedente, pressocché in linea con le stime.
Scatta countdown Fed, ma manca l’altro grande market mover
Il dato era atteso con trepidazione dagli investitori, in vista dell’imminente riunione della Fed della prossima settimana, e in un momento in cui sembrano smorzarsi sempre di più le aspettative su un ulteriore taglio dei tassi di 50 punti base da parte della banca centrale americana, soprattutto dopo la pubblicazione del PIL Usa relativo al terzo trimestre del 2024.
Non è detta tuttavia l’ultima parola: a decidere la direzione dei tassi Usa sarà anche l’altro grande market mover che verrà pubblicato domani, venerdì 1° novembre, ovvero il dato relativo ai NFP, Nonfarm Payrolls che, secondo le attese, metterà in evidenza un forte rallentamento della crescita dei nuovi posti di lavoro, nel mese di ottobre.
Il consensus degli analisti prevede infatti un aumento delle buste paga di 113.000 unità, rispetto al balzo di 254.000 unità riportato a settembre.
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A essere pubblicati oggi sono stati anche altri dati. Intanto, il PCE core è stato reso noto attraverso la pubblicazione del rapporto sui redditi personali e le spese per consumi, che ha confermato la resilienza della propensione a spendere da parte dei consumatori americani, che continua a essere un elemento di forza per il PIL Usa.
Le spese per consumi sono salite infatti dello 0,5%, battendo le attese di una crescita pari a +0,4%. Il tasso di risparmio è tra l’altro sceso al 4,6%, minimo record del 2024.
I redditi personali sono saliti dello 0,3%, in lieve rialzo rispetto ad agosto e in linea con le previsioni.
Oggi è stato reso noto anche l’indice del costo del lavoro, salito dello 0,8% nel terzo trimestre, a un ritmo inferiore dello 0,1% rispetto alle stime.
Su base annua l’indice - che misura il trend dei salari e dei benefit - ha segnato un rialzo pari a +3,9%, al ritmo più basso dal terzo trimestre del 2021. Un fattore sicuramente dovish, che potrebbe magari riportare la Fed di Jerome Powell a riconsiderare anche un taglio dei tassi “Jumbo”, simile a quello del 18 settembre scorso.
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