Influenza aviaria in Cina: esiste il rischio di una nuova pandemia?

Simone Micocci

2 Giugno 2021 - 09:25

Nuovo caso d’influenza aviaria in Cina: una notizia che potrebbe allarmare - visti i trascorsi lato Covid - ma su cui gli esperti minimizzano.

Influenza aviaria in Cina: esiste il rischio di una nuova pandemia?

In Cina è stato registrato un nuovo caso d’influenza aviaria: una notizia che in altri tempi sarebbe passata inosservata, ma che oggi - dopo quanto successo con il coronavirus partito proprio dalla Cina (non si sa ancora se in maniera naturale o se si è trattato di un incidente da laboratorio) - viene letta con grande attenzione.

D’altronde gli esperti non si sono nascondono e parlano di rischio di nuove pandemie in futuro: tuttavia, il rischio che possa esserci un nuovo allarme globale a causa dell’influenza aviaria appaiono minime.

A differenza della pandemia da Covid, infatti, l’influenza aviaria manca di quella caratteristica essenziale per far pensare ad un rischio su larga scala: la contagiosità.

Influenza aviaria in Cina: cosa sta succedendo

La Commissione Nazionale della Sanità cinese ha ufficializzato che un caso d’infezione umana con il ceppo H10N3 dell’influenza aviaria è stato rilevato nella città di Zhenjiang della provincia cinese orientale dello Jiangsu.

Si tratta di un paziente di 41 anni, il quale sembra aver contratto il virus poco prima del 23 aprile, quando ha sviluppato febbre e altri sintomi che hanno poi richiesto il ricovero in ospedale. L’uomo, adesso, sta bene e tutto lascia pensare a una rapida dimissione.

Quanto successo ha messo in moto la macchina organizzativa già testata per il Covid: tutti i contatti stretti dell’uomo, dunque, sono stati messi sotto osservazione ed è stato avviato un monitoraggio di emergenza che tuttavia non ha messo in risalto alcuna anomalia. Insomma, al momento sembra si sia trattato di un caso isolato.

Non si tratta del primo caso - e probabilmente nemmeno dell’ultimo - di influenza aviaria registrato in Cina: già nello scorso dicembre, infatti, per un uomo della città Yongzhou, nella contea di Ningyuan, era stato necessario il ricovero in ospedale (ma in quel caso il ceppo era l’H5N6). Nel febbraio del 2020, invece, il virus scoppiò in una fattoria di Shaoyang, nella provincia meridionale di Hunan, vicino a Hubei, e per prevenzione il governo cinese dovette abbattere quasi 18.000 polli.

Influenza aviaria in Cina: c’è da preoccuparsi?

L’influenza aviaria non è di certo una novità in Cina, come confermano le notizie degli ultimi anni. E non solo in Cina: secondo i dati ufficiali dell’Organizzazione mondiale della sanità, infatti, dal 2003 ad oggi l’influenza aviaria ha ucciso 455 persone nel mondo.

Numeri molto lontani da quelli del Covid che in un solo anno (o poco più) ha superato i 3 milioni e 500 mila morti nel mondo. Questo dimostra che l’influenza aviaria non presenta le caratteristiche necessarie per far pensare ad una nuova pandemia.

Il Chinese Center for Disease Control and Prevention della Cina, infatti, dopo aver effettuato il sequenziamento dell’intero genoma del campione - il 28 maggio scorso - e aver accertato la positività del paziente al virus H10N3, ha spiegato che questo non risulta effettivamente infettivo per gli esseri umani. Manca, quindi, quella componente di alta contagiosità che ha fatto del Covid un pericolo per l’intera popolazione mondiale. Per quanto riguarda l’influenza aviaria, che invece può rapidamente diffondersi tra il pollame, il rischio di un’epidemia su larga scala è invece molto ridotto e dunque non c’è da preoccuparsi per le notizie che arrivano dalla Cina.

Semmai, spiegano gli esperti, sotto osservazione vanno tenute le varianti del Covid: sono queste a preoccupare, specialmente qualora ne dovesse nascere una resistente ai vaccini che potrebbe mettere a rischio tutti i benefici raggiunti dalla campagna di vaccinazione.

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