Nonostante le ambizioni, il mercato italiano dell’intelligenza artificiale fatica a decollare: solo il 25% delle aziende considera l’AI una priorità strategica.
L’intelligenza artificiale rappresenta una delle tecnologie più promettenti per la trasformazione digitale delle imprese odierne. Tuttavia, in Italia, il suo livello di adozione e maturità rimane ancora limitato e solo un’azienda su quattro reputa l’AI una priorità strategica.
A dirlo è il rapporto “AIMM: l’adozione dell’AI nelle aziende italiane. I risultati della survey e dell’AI Maturity Model”.
L’indagine, condotta da NetConsulting cube, rivela infatti che sono molte le aziende italiane ancora nella fase esplorativa e che non hanno una strategia chiara per integrare l’AI nei propri modelli di business.
Ma qual è, dunque, lo stato dell’AI nel panorama imprenditoriale italiano? E come accelerarne l’adozione?
Lo stato dell’AI nelle aziende italiane
Il mercato dell’intelligenza artificiale in Italia ha raggiunto un valore di circa 1,3 miliardi di euro nel 2024, registrando una crescita significativa rispetto agli anni precedenti. Nonostante le dimensioni del mercato, però, oltre la metà delle aziende italiane è ancora in una fase esplorativa rispetto all’adozione di questa tecnologia.
Secondo l’AI Maturity Model, solo il 25% delle imprese ha definito l’AI come una priorità strategica e ha avviato progetti concreti di implementazione.
Le grandi aziende mostrano maggiore interesse verso l’intelligenza artificiale rispetto alle PMI. Tuttavia, anche tra i big player italiani, manca spesso una governance organica e una strategia di lungo termine.
Questo rallentamento è attribuibile a diversi fattori:
- carenza di competenze tecniche interne;
- difficoltà nell’integrazione con i sistemi esistenti;
- scarsa consapevolezza dei benefici tangibili che l’AI può apportare.
Le sfide principali dell’adozione dell’AI
Uno dei principali ostacoli all’adozione dell’intelligenza artificiale in Italia è la mancanza di competenze adeguate.
Secondo l’indagine di NetConsulting cube, molte aziende faticano a trovare figure professionali specializzate in AI e data science e questo gap formativo limita la capacità delle imprese di sviluppare soluzioni innovative e competitive.
Un altro problema rilevante è la mancanza di una governance strutturata. Molte imprese italiane non hanno ancora definito un piano strategico per l’implementazione dell’AI: un aspetto che rende difficile misurare i risultati e ottimizzare gli investimenti.
La frammentazione degli approcci rischia inoltre di generare inefficienze e duplicazioni nei progetti.
Come accelerare il processo di adozione dell’AI nelle imprese italiane?
Per favorire l’adozione dell’intelligenza artificiale in Italia, sono quindi necessarie iniziative mirate su più fronti.
- Investimenti nella formazione: è fondamentale potenziare i programmi universitari e professionali dedicati all’AI, formando figure specializzate che possano supportare le aziende nella transizione tecnologica.
- Incentivi fiscali: il governo potrebbe introdurre agevolazioni fiscali per le imprese che investono in progetti di intelligenza artificiale, favorendo così la diffusione della tecnologia anche tra le PMI.
- Creazione di ecosistemi collaborativi: promuovere partnership tra università, centri di ricerca e aziende potrebbe accelerare lo sviluppo di soluzioni innovative e condividere le best practice necessarie.
Infine, è cruciale sensibilizzare il management aziendale sui benefici concreti dell’AI. L’intelligenza artificiale non deve essere percepita come un costo aggiuntivo ma come un investimento strategico per migliorare la competitività sul mercato globale.
L’Italia ha dunque tutte le carte in regola per diventare un hub innovativo nell’ambito dell’intelligenza artificiale, ma affinché ciò avvenga, è necessario superare le attuali barriere.
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