Intesa M5s-Pd: a che punto siamo?

Marco Ciotola

27 Agosto 2019 - 22:15

Via libera dal Pd per Conte premier, ma sembra restare il nodo Di Maio vice. Pesa eccome l’endorsement di Trump. Il punto

Intesa M5s-Pd: a che punto siamo?

Non si può ancora parlare di dirittura d’arrivo, ma di certo le trattative che potrebbero portare a salire al governo Movimento 5 stelle e Partito democratico sono sembrate andare in scena in un clima più sereno oggi, almeno a partire dal primo pomeriggio.

Dopo l’impasse della nottata di ieri e l’apparente incomunicabilità senza ritorno sancita dall’annullamento del vertice di stamattina, il clima pare essersi disteso: le parti remano verso la stessa direzione, malgrado i punti ancora da definire prima di una proposta ufficiale a Mattarella, per cui ormai i tempi sono strettissimi.

Lo stallo legato al premier sembra superato, col Partito democratico pronto ad aprire a un Conte-bis, ma ci sono ancora diversi nodi.
Su tutti, resta il problema legato alla figura del secondo vicepremier, che il Pd vorrebbe bypassare mentre per i 5 stelle dovrebbe restare in Luigi Di Maio.

Intesa M5s-Pd: ok a Conte premier, resta il nodo Di Maio vice

Incontratesi alle 18, le delegazioni Pd e M5s - decise a sciogliere la crisi di governo - hanno parlato dei “punti per una base comune di programma”, stando a quanto dichiarato dalla vicesegretaria Dem Paola De Micheli.

Tuttavia nessun dettaglio è stato ancora davvero sciolto, almeno non pubblicamente; restano solo le rassicurazioni del capogruppo del Movimento 5 stelle al Senato Stefano Patuanelli, che ha parlato di “buon clima” e specificato che il vertice odierno non aveva come obiettivo quello di fare dei nomi per l’esecutivo in formazione:

“Il Partito democratico ci ha illustrato i suoi punti e noi abbiamo ribadito i nostri dieci punti programmatici. Il nostro capo politico è Luigi Di Maio, e ora stiamo andando a confrontarci con lui”.

Ma i riflettori del giorno hanno tutti illuminato Giuseppe Conte, già reduce dai consensi e le attestazioni di stima successive al G7 conclusosi ieri, e oggi di fronte a un vero e proprio endorsement del Presidente USA Donald Trump.

Il tycoon si è esplicitamente augurato che la premiership resti a Conte, definito “uomo di grande talento”, che “lavora bene per il suo Paese”, malgrado l’errore iniziale sul nome (’Giuseppi’).

Un’attestazione che ha di certo il suo peso, e non è da escludere che l’abbia avuto e lo stia avendo anche nei dialoghi ancora in corso tra le parti.
Intanto le consultazioni di oggi, da poco terminate, hanno visto recarsi al Colle i presidenti di Senato e Camera, seguìti da Leu e Civica Popolare, che hanno ribadito il loro sì al governo.

Risluterà cruciale la giornata di domani, quando a riferire la situazione al Presidente Mattarella saranno Pd e M5S.
E i mercati come reagiscono? A quanto pare hanno prezzato in maniera positiva il possibile sorgere del governo giallorosso, con lo spread a quota 183, ovvero ai minimi da maggio del 2018.

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