Il ruolo della Turchia come mediatore, i rischi per la sicurezza, la posizione dell’Europa in Medio Oriente: intervista a Carlo Marsili, ex ambasciatore d’Italia in Turchia.
“La visita di Joe Biden in Israele? È stata vista da tre quarti del mondo come una manifestazione di sostegno degli Usa al governo israeliano. Forse non era nelle intenzioni dell’amministrazione Biden, ma quello che conta, alla fine, è la percezione”. Lo spiega a Money.it l’ambasciatore Carlo Marsili, già consigliere diplomatico aggiunto dei Presidenti del Consiglio dei Ministri De Mita, Andreotti, Amato e Ciampi dal 1988 al 1993 ed ex ambasciatore d’Italia in Turchia dal 2 febbraio 2004 all’11 giugno 2010 (la più lunga missione di un ambasciatore italiano ad Ankara). Lo abbiamo raggiunto per porgli qualche domanda su come la Turchia sta reagendo alla guerra tra Israele e Hamas e alla crisi umanitaria a Gaza.
Ambasciatore, qual è la posizione del governo turco e qual è la reazione dell’opinione pubblica turca rispetto a ciò che sta accadendo a Gaza?
La posizione del governo turco, nelle varie crisi internazionali, è quella di tendere a mediare nei conflitti che possono insorgere. Lo abbiamo visto nel conflitto russo-ucraino e anche in quello israelo-palestinese. Per quanto esista certamente una simpatia di fondo per i palestinesi di vecchia data, c’è stato un tentativo - peraltro riuscito - di ripresa di dialogo con Israele. Tanto è vero che c’è stata la visita del presidente Herzog in Turchia un anno fa, oltre a vari contatti tra i rispettivi ministri e l’upgrading a livello di relazioni diplomatiche. Quanto accaduto di recente in Israele ha indotto il governo turco a proporsi come possibile mediatore: successivamente, con l’intensificarsi dell’azione del governo di Tel Aviv su Gaza, c’è stata una condanna esplicita da parte del governo di Ankara e del parlamento dell’offensiva israeliana. Posizione condivisa peraltro anche dai partiti dell’opposizione, a cominciare dall’ex primo ministro Ahmet Davutoğlu, che si è schierato contro Israele, oltre al partito repubblicano del popolo, che si è unito alle altre forze politiche per varare in parlamento una risoluzione condivisa. C’è una sostanziale unità nel considerare la parte palestinese maggiormente vittima di quanto successo in questi giorni. L’opinione pubblica segue questo umore, con dei distinguo: la parte più conservatrice e religiosa, accentua i toni negativi verso Israele, mentre l’altra parte li attenua, e vede nel conflitto una responsabilità di entrambe le parti. C’è, tuttavia, in generale, una maggiore comprensione verso i palestinesi. [...]
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