Nella nota Istat sui conti trimestrali, emerge il calo del rapporto deficit/Pil per le Amministrazioni pubbliche, con rialzo della pressione fiscale. In focus il potere di acquisto delle famiglie.
In un comunicato parte dei Conti trimestrali dei settori istituzionali, l’Istat ha reso noti i dati su deficit/Pil delle Amministrazioni pubbliche, con analisi anche della pressione fiscale e del peso dell’inflazione sul potere di acquisto delle famiglie.
In Italia, nel periodo gennaio-marzo 2022, l’indebitamento è risultato in calo, con aumento delle entrate fiscali e i prezzi in aumento hanno frenato la crescita del potere di acquisto.
Nel dettaglio di seguito, i dati relativi al primo trimestre 2022.
Istat: deficit/Pil in calo. Effetto prezzi sul potere di acquisto
In sintesi, l’Italia del primo trimestre 2022 è così descritta dall’Istat:
“l’indebitamento delle Amministrazioni pubbliche sul Pil si è marcatamente ridotto in termini tendenziali per il consistente aumento delle entrate, che ha più che compensato l’aumento delle uscite. Il reddito disponibile delle famiglie e la propensione al risparmio sono cresciuti sensibilmente in termini congiunturali, mentre il potere d’acquisto delle famiglie ha segnato una lieve crescita.”
Nello specifico, il deficit/Pil è stato pari al -9,0% (-12,8% nello stesso trimestre del 2021) e il saldo primario delle AP (indebitamento al netto degli interessi passivi) è risultato negativo, con incidenza sul Pil del -5,2% (-9,4% nel primo trimestre del 2021). Il saldo corrente ha evidenziato un -5,3% sul Prodotto interno lordo (-8,2% nel primo trimestre del 2021).
In confronto con lo stesso periodo del 2021, la pressione fiscale ha mostrato un incremento di 0,5 punti percentuali, con una variazione del 38,4%.
Per quanto riguarda le famiglie, Istat ha segnalato che il reddito disponibile al consumo ha visto un aumento del 2,6% rispetto al trimestre precedente. Tuttavia, ha aggiunto, “per effetto del generalizzato aumento dei prezzi (+2,2% la variazione del deflatore implicito dei consumi finali delle famiglie), il potere d’acquisto delle famiglie è cresciuto soltanto dello +0,3% rispetto al trimestre precedente”.
Anche la propensione al risparmio è cresciuta rispetto al trimestre precedente, al 12,6% e la spesa per i consumi finali ha avuto un incremento dell’1,4% in termini nominali.
Infine, Istat ha sottolineato che “la quota di profitto delle società non finanziarie, pari al 41,0%, è diminuita di 0,6 punti percentuali rispetto al trimestre precedente”. Il tasso di investimento, pari al 24,1%, è aumentato di 0,9 punti percentuali rispetto al trimestre precedente.
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