L’Italia delle Regioni sotto la lente di Confcommercio: il divario tra Nord e Sud c’è e i dati sul Pil del 2023 lo hanno confermato. Perché il Paese resta a due velocità, ma con qualche sorpresa.
Lo stato di salute economica dell’Italia si rispecchia nel report di Confcommercio, con un focus particolare sul divario ancora netto tra Nord e Sud: se, infatti, il Pil è stimato crescere a livello nazionale e nelle Regioni settentrionali e centrali più dell’1%, lo stesso non si può dire del Meridione.
Il territorio meridionale italiano ha mostrato anche Regioni senza crescita nelle previsioni del 2023, con una situazione occupazionale che diventa ancora più precaria sotto il peso del calo demografico.
Sullo sfondo, come si legge nel documento ufficiale, “il 2023 è un anno di transizione tra la fase di eccezionale recupero post-pandemico e un futuro incerto nel quale la crescita economica è tutta da costruire”.
L’Italia riparte da qui e da una crescita a due velocità che mostra tutti i gap da colmare nel sistema Paese: le Regioni più virtuose per il Pil e quelle che sono ferme.
Regioni d’Italia: dove cresce di più il Pil (e dove è fermo)
Nel 2023, il motore regionale del Pil in Italia è la Lombardia, come mostrato dal documento di Confcommercio nel corso dell’Assemblea Generale della Confederazione.
Con un +1,7%, la ripresa attesa del territorio lombardo supera di gran lunga quella delle Regioni del Sud, tutte con una crescita di poco superiore allo zero in percentuale, con alcuni casi addirittura di una ripresa pari proprio a zero. Come scrive Confcommercio:...“usando la lente di ingrandimento si copre che il prodotto interno lordo del Mezzogiorno crescerà quasi tre volte meno rispetto al Nord (+0,5% contro +1,4%) e che ci saranno regioni a crescita zero Calabria e Sardegna rispetto al +1,7% della Lombardia”.
Nello specifico, queste le previsioni 2023 sul Pil nelle varie Regioni:
- Piemonte: 0,7%
- Valle d’Aosta: 1,5%
- Liguria: 1,3%
- Lombardia: 1,7%
- Trentino A. A.: 1,4%
- Veneto: 1,5%
- Friuli V. G.: 1,2%
- Emilia R.: 1,4%
- Toscana: 1,4%
- Umbria: 0,6%
- Marche: 1,1%
- Lazio: 1,2%
- Abruzzo: 1,1%
- Molise: 0,2%
- Campania: 0,5%
- Puglia: 0,9%
- Basilicata: 0,2%
- Calabria: 0,0%
- Sicilia: 0,2%
- Sardegna: 0,0%
A rendere più profondo il divario, c’è anche la prospettiva occupazionale. Il Mezzogiorno, secondo la ricerca, è l’unica area dove tra il 1996 e il 2023 è diminuito il numero di lavoratori. A quasi trenta anni di distanza, a fronte di una media nazionale del +6,5%, il Sud fa segnare un calo dell’1,7% contro il +13,1% del Centro, il +11,6% del Nord-Est e il +6,9% del Nord-Ovest, ha scritto il report.
Calabria (-7,2%) e Campania (-5,2%) sono le due Regioni con una perdita di lavoratori maggiore.
Sorpresa Sud: puntare sul terziario
“...l’importanza dei servizi di mercato all’interno dell’economia italiana cresce nel tempo: le imprese attive dell’Area Confcommercio hanno sfiorato i 2,8 milioni nel primo trimestre dell’anno in corso, ossia il 54,8% del totale, un record storico. E questa dinamica sostiene soprattutto il tessuto produttivo delle regioni meno ricche e meno dinamiche dell’Italia”: così viene sottolineata una nota positiva per le prospettive italiane.
Ancora più positivo è l’apporto offerto da imprese di settore delle Regioni meridionali, dove c’è stata una certa vitalità cin una crescita del 6,2% rispetto al 2012. Campania, Calabria e Sicilia sono state le più attive, confermando che il terziario, con tutto ciò che può essere legato al turismo, può essere una marcia vincente. Così come il Pnrr, che non salverà il divario Nord-Sud, ma potenzialmente può aprire nuove strade.
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