L’Italia ha il gas ma non può estrarlo: il motivo

Luna Luciano

10/04/2022

Le sanzioni alla Russia per la guerra in Ucraina hanno colpito anche l’Italia. Il Governo Draghi è alla ricerca di una soluzione. Eppure il Paese ha il gas ma non può estrarlo. Ecco spiegato perché.

L’Italia ha il gas ma non può estrarlo: il motivo

Possedere il gas, ma non estrarlo: è questo una delle questioni aperte in Italia, che necessita di risolvere il suo problema energetico. Il Paese infatti, come altri membri dell’Unione, è rimasto colpito dalle stesse sanzioni imposte contro Mosca. Con l’intensificarsi del conflitto russo-ucraino e lo shock di ciò che è accaduto a Bucha, l’Europa ha infatti messo a punto un nuovo pacchetto di provvedimenti, il quale ha però indebolito fortemente il settore energetico.

Con il quinto pacchetto di sanzioni è proprio questo il settore più colpito, specialmente in Italia, a causa dell’embargo sul carbone. Eppure, l’Ue è ben consapevole che questo non rappresenterà un vero problema per Putin, per questo continua a interrogarsi sul disporre o meno un embargo per il gas importato dalla Russia. Una scelta che potrebbe mettere in difficoltà non solo Mosca ma anche alcuni Paesi europei, dipendenti dal gas russo, come il nostro.

Al momento il Governo Draghi è al lavoro e sta valutando diverse ipotesi per poter raggiungere quanto prima una certa autonomia energetica. Oltre al gas dell’Algeria e Azerbaijan, la soluzione potrebbe essere quella di intensificare la produzione italiana del gas. L’Italia, infatti, pur possedendo giacimento di gas nel Mediterraneo non può estrarlo. Tra bisogno energetico e l’emergenza climatica e ambientale è opportuno capirne le ragioni.

Gas naturale, dove si trovano i giacimenti in Italia?

Prima di capire il perché l’Italia non può estrarre il proprio gas naturale, è opportuno cercare di capire dove si trovino questi giacimenti.

Il primo si trova sulle coste di Rimini. Il mar Adriatico sembrerebbe, infatti, essere una fonte preziosa di gas naturale per l’Italia - come spiegato da Il Corriere della Sera. Infatti, sfruttare questo giacimento potrebbe essere la soluzione ai problemi di approvvigionamento energetico, come ha voluto sottolineare Davide Tabarelli, docente universitario e presidente della società di ricerca energetica Nomisma Energia.

Secondo il presidente della società si potrebbero rimettere in funzione oltre 50 piattaforme, dai lidi ferraresi fino alle Marche, in questo modo il Paese dovrebbe raggiungere “3 miliardi di metri cubi di gas all’anno”. Tra questi giacimenti, spiega Tabarelli, il più ricco si trova a largo delle coste di Rimini: “Giulia”. Secondo le stime della società sarebbe possibile estrarre circa 600 milioni di metri cubi di gas. Attualmente la piattaforma Giulia non è in uso a causa dell’assenza di un solo tubo che la colleghi alla terra ferma.

L’Italia non può estrarre il gas naturale, il motivo: il piano “no trivelle”

L’Italia quindi possiede giacimenti di gas naturale eppure non può estrarlo e il motivo è solo uno. A causa di un emergenza climatica e l’esigenza di passare a fonti d’energia rinnovabili, a rallentare l’estrazione nazione di gas è stato il PitesaiPiano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee”, un piano che ostacola la trivellazione.

Il piano “no trivelle” stato varato dal Governo Conte I come alternativa alla trivellazione ed estrazione del gas, approvato solo il 12 febbraio 2022 con il Governo Draghi. Il piano ha posto quindi molte limitazioni. Infatti, come spiega in un articolo Il Corriere della Sera: su 123 concessioni minerarie, 108 sono quelle legate al gas, ma oltre il 70% si trovano in aree non idonee. “Di queste, sono già 20 quelle revocate mentre 45 sono ancora in fase di verifica”. Non solo. Il blocco del piano riguarda anche l’investimento in nuovi pozzi. Sulla questione è intervenuto poi il ministro per la Transizione ecologica, Roberto Cingolani, approvando il decreto contro il caro-energia e annunciando una produzione nazionale di gas fino a 2,2 miliardi in più.

Gas naturale, qual è la soluzione alla crisi energetica?

Oltre il giacimento Giulia, sono molti i progetti recuperabili sotto il canale di Sicilia o sulle coste del Mar Adriatico. Il problema è sempre il Pitesai. Secondo Tabarelli una soluzione potrebbe essere quella di allentare i provvedimenti del piano, grazie a un provvedimento mirato alla sua deroga, in modo da non bloccare gli investimenti nel settore energetico nazionale. Grazie al piano, infatti, lo stesso ministro Cingolani, ha ricordato che si è passati da circa 15 miliardi di metri cubi ai 3,3 attuali.

Di fronte a questo problema però non bisogna dimenticarsi della questione ambientale e dell’emergenza climatica, della quale il mondo politico internazionale sembra essersi dimenticato a causa della guerra. L’Italia ha sì bisogno di una propria autonomia energetica, ma prima di procedere all’intensificazione della produzione del gas naturale, bisognerebbe domandarsi se sia impossibile da raggiungere con risorse rinnovabili. Una domanda più che lecita a cui dovrebbe rispondere il ministero della Transizione ecologica.

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