Italia maglia nera per i salari: bocciatura OCSE. Ma l’allerta è mondiale

Violetta Silvestri

11/07/2023

Italia bocciata per la performance dei salari reali: di quanto sono crollati nel quadro dei Paesi OCSE? Un nuovo report mette in chiaro tutte le ombre sul mercato del lavoro.

Italia maglia nera per i salari: bocciatura OCSE. Ma l’allerta è mondiale

Italia bocciata per i salari reali e allerta globale per l’erosione delle buste paga a causa dell’inflazione: questo il sintetico quadro emerso dall’OCSE Employment Outlook 2023.

Pur in un contesto di piena ripresa occupazionale dalla crisi pandemica, con “la disoccupazione al livello più basso dall’inizio degli anni ’70” considerando i Paesi del blocco, i campanelli di allarme risuonano ancora.

Il motivo è sostanzialmente uno: le retribuzioni orarie reali sono diminuite in molti settori e nei Paesi OCSE e il costo della vita è aumentato, afferma il report. Nel primo trimestre del 2023, nonostante la ripresa dei salari nominali, la crescita annua di quelli reali è stata negativa in 30 dei 34 Stati con dati disponibili, con un calo medio del 3,8%.

E in questo ambito, l’Italia spicca per la performance negativa: è la nazione che ha registrato la più forte diminuzione dei salari reali tra le principali economie del blocco.

L’OCSE lancia l’allarme salari reali: Italia tra i Paesi peggiori

Il quadro riassuntivo sulle retribuzioni in Italia offerto da OCSE non è rincuorante per il nostro Paese e sottolinea una criticità del nostro mercato del lavoro che è proprio quella dei salari. La relazione evidenzia che:

L’Italia è il paese che ha registrato il maggior calo dei salari reali tra le maggiori economie OCSE. Alla fine del 2022, i salari reali erano inferiori del 7,5% rispetto a poco prima della pandemia. Si prevede che i salari nominali in Italia aumenteranno del 3,7% nel 2023, prima di moderarsi al 3,5% nel 2024, mentre l’inflazione dovrebbe attestarsi al 6,4% nel 2023 e al 3% nel 2024. I salari negoziati sono diminuiti in termini reali di oltre il 6% nel 2022. Il calo è particolarmente significativo data l’altissima copertura della contrattazione collettiva nel Paese”

Con queste osservazioni: la diffusa presenza di meccanismi di indicizzazione parziale e il recente rialzo delle previsioni di inflazione utilizzate come base per i futuri aggiustamenti salariali fanno prevedere che le retribuzioni negoziali in Italia recupereranno parte del terreno perduto nei prossimi trimestri. Tuttavia, ritardi significativi nel rinnovo dei contratti collettivi sono frequenti e rischiano di prolungare la sostanziale perdita di potere d’acquisto per molti lavoratori.

Il trend è comunque diffuso: tenendo conto dell’inflazione, infatti, i salari (chiamati reali) sono diminuiti del 3,8% nel primo trimestre del 2023 rispetto all’anno precedente, con il calo maggiore in Ungheria al 15,6%, ha affermato il rapporto. Il grafico è eloquente nel mostrare la tendenza:

Variazione salari reali nei Paesi OCSE Variazione salari reali nei Paesi OCSE tendenza alla diminuzione nel 2023

Segnalazioni positive non mancano: a maggio 2023, il tasso di disoccupazione dell’OCSE è rimasto al minimo storico del 4,8% per il terzo mese consecutivo. Il tasso di disoccupazione è stato stabile rispetto ad aprile 2023 in 14 Paesi OCSE tra cui Francia, Germania e Giappone, mentre è diminuito in 13 tra cui Austria, Colombia, Grecia, Italia e Norvegia. Tuttavia, è aumentato in 5, tra cui Canada e Stati Uniti.

Il tasso di disoccupazione a livello di OCSE dovrebbe aumentare leggermente al 5,2% entro il quarto trimestre del 2024, sebbene con aumenti relativamente maggiori di circa 0,75 punti percentuali o più previsti in Australia, Nuova Zelanda, Regno Unito e Stati Uniti.

Salari e profitti: a cosa fare attenzione

Il report è stato ancora più esplicito sull’iniquo rapporto tra salari e profitti.

Mentre i lavoratori hanno visto l’elevata inflazione erodere il loro potere d’acquisto, tutti i Paesi del rapporto hanno registrato profitti delle imprese in crescita più velocemente dei salari dall’inizio della pandemia.

“Il costo di una crisi deve essere diviso tra ciò che i governi possono fare, ciò che le aziende devono fare e ciò che devono fare i lavoratori”, ha detto in una conferenza stampa il capo della politica del lavoro dell’OCSE, Stefano Scarpetta.

“C’è spazio in qualche stanza nei profitti per accogliere un aumento dei salari senza necessariamente generare una spirale dei prezzi dei salari”, ha aggiunto. In sostanza, le aziende nella maggior parte dei Paesi hanno profitti sufficienti per poter assorbire un aumento dei salari necessari al personale per far fronte all’elevata inflazione.

D’altronde, il grafico mostra che i profitti aziendali sono aumentati più del costo del lavoro in molti Paesi e settori, suggerendo che la crisi del costo della vita non è stata condivisa equamente da tutti (in viola i profitti, in verde i salari):

Confronto tra aumento profitti e aumento salari Confronto tra aumento profitti e aumento salari da quarto trimestre 2019 a primo trimestre 2023

La quantità di salari che potrebbero essere aumentati dipenderà da Paese a Paese e anche dai settori, con gli aumenti dei profitti che sono stati minori nelle piccole e medie imprese, per esempio.

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