La Russia rischia di risarcire circa 12 miliardi di euro all’Italia, dopo che Eni ha aperto un contenzioso con Gazprom per la mancata erogazione di gas secondo i contratti: ecco cosa sta accadendo.
La Russia potrebbe essere costretta a risarcire l’Italia di circa 12 miliardi di euro per via degli accordi stretti tra Eni e Gazprom prima che scoppiasse il conflitto russo-ucraino.
Dopo anni di ottime relazioni con la Russia, i legami tra Mosca e l’Europa si sono da tempo incrinati dopo l’invasione dell’esercito russo in Ucraina, il 24 febbraio 2022, e dopo le prime sanzioni europee. Ma il piano di Putin di lasciare al freddo l’Europa senza gas potrebbe costare molto caro alle finanze del Gazprom.
Infatti, l’Eni non è l’unica multinazionale ad occuparsi di idrocarburi ed energia ad aver aperto un contenzioso con la società russa. Prima tra tutte troviamo la società Uniper, l’azienda tedesca primo importatore di gas russo con 20 miliardi di metri cubi di gas all’anno e che ora ha richiesto un risarcimento di 12,5 miliardi. Il contenzioso italiano è partito a inizio maggio, almeno secondo quanto risulta a La Stampa da fonti indipendenti russe e sarà giudicato a Stoccolma, secondo quanto prevedono i contratti. Ecco cosa sta accadendo in Europa.
L’Italia potrebbe ricevere circa 12 miliardi di euro dalla Russia, ecco perché
L’Eni ha seguito l’esempio dell’azienda tedesca Uniper, aprendo un contenzioso con Gazprom per la mancata erogazione di gas, non rispettando i contratti vigenti. Va precisato che Eni non ha voluto divulgare assolutamente la cifra richiesta, ma sulla base del gas importato dalla Germania e la cifra richiesta dall’azienda tedesca è possibile ipotizzare una somma “realista” per il risarcimento all’azienda italiana.
L’azienda Uniper acquistava 20 miliardi di metri cubi di gas all’anno dalla Russia e ha quindi richiesto un risarcimento di 12,5 miliardi di euro. A differenza, però, della Germania, Eni aveva una diversificazione in corso da più tempo, benché gli acquisti di gas rimanessero simili a quelli tedeschi.
Stando ai dati riportati da La Stampa, nel 2022 Eni avrebbe comprato 17 miliardi di metri cubi da Mosca, “di cui 11 miliardi di metri cubi dovevano arrivare in Italia, e 6 miliardi di metri cubi in Turchia, anche a sostenere l’operazione del gasdotto Bluestream” - una quantità molto inferiore rispetto al 2021, quando Eni comprò circa 29 miliardi di metri cubi, pari al 40% delle importazioni totali.
La cifra che spetterebbe a Eni, in caso di vittoria, dovrebbe essere analoga a quella dei tedeschi: 12 miliardi di euro. Bisogna inoltre considerare che i contratti a lungo termine stipulati con la Russia per l’importazione del gas sono ancora in vigore, “anche se a partire dal giugno 2022 Gazprom export ha iniziato ad applicare riduzioni di consegna”, ha spiegato la società italiana.
L’Eni non è un caso isolato: ecco quali altre aziende hanno aperto un contenzioso con Gazprom
Eni e Uniper, però, non sono le uniche aziende ad aver aperto un contenzioso con la società russa Gazprom. In realtà all’attivo sarebbero aperte ben 10 contenziosi in tutta Europa. Basti pensare alla polacca Europol Gaz che ha aperto una procedura di arbitrato in questa settimana. La società polacca che aveva in gestione la sezione in Polonia del gasdotto Yamal-Europe (che portava il gas dalla Siberia a diversi clienti in Germania) chiede ora quasi 3 miliardi di dollari. Ancora, Engie, l’azienda francese, chiede 1,3 miliardi di dollari a Gazprom, dalla quale riceveva 2 miliardi di metri cubi all’anno.
La strategia di Putin di lasciare l’Europa al freddo, nella speranza che fossero ritirate le sanzioni contro la Russia, potrebbe in realtà ritorcersi contro la stessa Mosca, che dall’anno scorso ha visto dimezzarsi le entrate, finanziarie e fiscali, derivanti dal gas. Il richiesto questa volta è che a “congelare” non siano i Paesi Europei ma le finanze russe.
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