Il Recovery Fund dovrebbe dare una svolta anche al settore istruzione. Questa la promessa del Governo. Risorse aggiuntive alla scuola sono necessarie soprattutto al Sud, come evidenzia uno studio.
In Italia sono tanti i settori che puntano sulle risorse del Recovery Fund.
Il Governo ha promesso un rilancio di tutto il sistema Paese proprio grazie allo strumento dell’Unione Europea, per il quale l’esecutivo sta lavorando per concretizzare un piano di riforme.
C’è anche la scuola nelle priorità delle politiche di Conte. Il presidente del Consiglio lo ha annunciato sin da subito: una parte rilevante dei miliardi di euro in arrivo da Bruxelles deve essere investito nell’istruzione. Nello specifico, nella scuola al Sud.
Il divario tra settentrione e meridione, infatti continua a essere evidente anche quando di tratta dei servizi erogati agli alunni. Uno studio Sose, società partecipata dal ministero dell’Economia e dalla Banca d’Italia, ha rilevato interessanti realtà e disuguaglianze.
Istruzione: al Sud 70% di risorse in meno. I dati
Bilancio amaro per il mondo dell’istruzione e di tutti i servizi a esso correlati nelle regioni del Sud.
Secondo una nuova indagine condotta dalla società Sose, infatti, il gap di soldi, investimenti, strumenti e opportunità tra il meridione e il settentrione si evidenzia anche nel settore scuola.
La sintesi dello studio è chiara: al Sud vengono erogate il 70% in meno di risorse rispetto al Nord. Il riferimento è agli investimenti per mense, scuolabus, attività di dopo scuola, centri estivi, aule funzionanti.
Elementi imprescindibili per far funzionare la scuola e, soprattutto, per offrire un’istruzione davvero formativa ed efficace.
Le Regioni al riguardo mostrano livelli di spesa differenziati. Sono più di 800 euro ad alunno (tra i 3 e i 14 anni) le risorse impiegate da Lombardia, Piemonte, Liguria, Toscana, Lazio.
La soglia scende a 600 euro in Umbria, Veneto, Marche e tra 400-600 euro per gli studenti molisani, abruzzesi, lucani. Spostandosi più a Sud, in Puglia, Campania, Calabria, la spesa per ogni alunno diventa inferiore ai 400 euro.
Il tempo pieno, strumento considerato una ricchezza a livello didattico, è garantito a oltre il 50% delle classi statali nel Lazio, in Lombardia, in Piemonte e al 30%-40% delle classi in Veneto, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Basilicata.
Davvero basse, invece, sono le percentuali sul tempo pieno in Abruzzo, Campania, Puglia, Molise, Calabria, dove difficilmente si arriva alla copertura del 20% delle classi.
Una carenza dell’offerta didattica alla quale spesso al Sud si aggiunge quella riguardante la frequentazione di centri estivi e attività post-scuola. Campania, Puglia, Basilicata, Calabria hanno una partecipazione a questo genere di attività addirittura nulla o vicina al 2%. In regioni quali Emilia Romagna, Lombardia e Piemonte, invece, la percentuale di utenti che può usufruire di centri estivi scolastici è del 14-15%.
Il gap è simile se si parla di mense e trasporti scolastici.
Il Recovery Fund contro il gap istruzione al Sud
I 209 miliardi di euro che l’Italia dovrebbe ricevere dal piano del Recovery Fund sono alla base di un ambizioso piano di rilancio del Paese.
La scuola è una delle voci più urgenti per gli investimenti e il divario Nord-Sud sull’istruzione non può essere tollerato a lungo. Stando anche alle ultime dichiarazioni di Mario Draghi sull’importanza dei giovani e della loro formazione, una scuola con servizi funzionanti è fondamentale.
Come fare per colmare la carenza di risorse per l’offerta scolastica al Sud? Conte ha già detto che una parte del Recovery Fund dovrà servire per modernizzare la scuola. La sfida della sicurezza sanitaria con il coronavirus, inoltre, ha reso ancora più urgente questa innovazione.
Anche la ricerca Sose ha messo in evidenza che:
“Il deficit di servizi che si registra nel Mezzogiorno, che si riflette poi in livelli di spesa più bassi rispetto a quelli medi del Centro-Nord pone molti interrogativi in merito a come il decisore politico potrà agire....soprattutto in relazione alla risorse necessarie”
Nello specifico, lo Stato è chiamato a fissare i livelli essenziali delle prestazioni per ogni alunno, che devono essere uguali per tutti sul territorio nazionale. Mense, aule, scuolabus, attività estive devono avere standard garantiti a ogni bambino.
Finora si va in ordine sparso e in nome della disuguaglianza. Le risorse europee dovrebbero eliminare questo deficit al Sud, ormai evidente da anni nell’istruzione.
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