Italia: la scommessa sul gas africano sta funzionando?

Violetta Silvestri

27/02/2023

Con la guerra in Ucraina è cambiato tutto per le forniture di gas. Anche l’Italia ha rafforzato rotte diverse da quella russa, scommettendo su accordi con i Paesi del Nord Africa. La mossa funziona?

Italia: la scommessa sul gas africano sta funzionando?

L’Italia e il gas dal Nord Africa: quanto sta funzionando, davvero, il connubio dopo un anno di guerra?

Il conflitto in Ucraina scoppiato il 24 febbraio 2022 con l’invasione russa ha sconvolto tutte le trame di approvvigionamento energetico europeo e, ovviamente, del nostro Paese.

Forte di rapporti già avviati con le nazioni esportatrici di gas dell’Africa settentrionale, di una posizione geografica strategica e della presenza decennale di Eni con progetti e piani per lo sfruttamento dei giacimenti in questi territori, l’Italia è sembrata in una buona posizione per rafforzare l’indipendenza dal carburante russo.

Sta davvero funzionando tutto come ci si aspettava? Cosa sapere sul legame Italia-Nord Africa per le forniture di gas, a un anno dal conflitto che ha rivoluzionato, per sempre, il settore energetico europeo e mondiale.

Italia e Algeria: legame forte, ma con qualche dubbio

Non c’è dubbio che l’Algeria è diventato il perno della fornitura di gas alternativo a quello russo per i due Paesi europei più prossimi: Italia e Spagna.

La guerra in Ucraina non ha fatto altro che rafforzare relazioni commerciali storiche e già piuttosto consolidate, nelle quali, però, proprio la nostra nazione sta assumendo un ruolo di spicco. C’è da dire, infatti, che la Spagna ha visto un calo netto di gas algerino, tanto che nel 2022 lo Stato africano ha perso il primo posto come fornitore della nazione iberica, a vantaggio del Gnl americano. Il motivo di questo cambiamento sono le frizioni politiche riguardanti la questione della richiesta di autonomia del Sahara occidentale, con Madrid che ha accolto il piano del Marocco, ostile all’Algeria.

Molto diverso, invece, il rapporto che si è andato consolidando tra Algeria e Italia. La visita di Giorgia Meloni nel Paese africano a gennaio ha portato nuove prospettive. Dopo che la nazione del Magreb è diventata la prima fornitrice di gas nel 2022, grazie al ruolo di Eni si è consolidato l’accorso con Sonatrach. Nello specifico, la compagnia algerina ha promesso di aumentare l’export di carburante in Italia di 9 Gmc all’anno entro il 2024, con la conferma di 4 Gmc entro la fine del 2022.

Da evidenziare, che è il gasdotto Transmed a collegare il Paese africano con la nostra nazione tramite il passaggio del gas fino a Mazara del Vallo, attraversando la Tunisia.

Ma sta andando davvero tutto liscio per l’Italia? La scommessa sull’Algeria sarà davvero vincente? I dubbi restano e occorre considerare anche altri fattori incerti. Come spiegato da Aldo Liga, research ed esperto Ispi, i 4 Gmc in più di gas algerino attesi per il 2022 non sono arrivati se non nella misura di circa 2,4 Gmc.
Inoltre, “il Transmed continua poi a operare al di sotto della piena capacità (circa 30 Gmc): 23,6 Gmc sono arrivati a Mazara del Vallo nel 2022. Non deve poi essere sottostimata la volatilità delle forniture registratasi negli ultimi mesi, come la scorsa estate (per opere di manutenzione) o a gennaio (mese in cui il flusso è diminuito di circa il 30%).”

La speranza, comunque, è tutta fondata sui progetti futuri comunque in agenda tra i due Paesi, come il gasdotto Galsi (Gasdotto Algeria-Sardegna-Italia) per fornire di gas, idrogeno ed elettricità il nostro tertitorio. Inoltre, Eni e Sonatrach continueranno a lavorare insieme per nuovi giacimenti.

Attenzione, però, alle carenze strutturali e di investimento nella produzione di idrocarburi dell’Algeria, che potrebbero diventare problematiche nel tempo.

Quanto vale la Libia per il gas in Italia?

Il contesto libico è molto complesso e di difficile sfruttamento a causa delle condizioni di instabilità politica. Per questo, ipotizzare quanto davvero il Paese sarà importante per le forniture di gas all’Italia non è semplice.

Innanzitutto va ricordato che il gasdotto Greenstream mette in collegamento la Tripolitania con la città siciliana di Gela (circa 11 miliardi di Gcm).

Giorgia Meloni si è recata in Libia in una missione diplomatica strategica a inizio anno, incontrando, a Tripoli, il primo ministro del Governo di unità nazionale, Abdel Hamid al-Dabaiba. L’occasione è stata unica, poiché ha visto l’ufficializzazione dell’accordo tra Eni e la National Oil Corporation (NOC) che vale circa 8 miliardi di dollari e intende iniziare lo sviluppo di due giacimenti di gas. L’investimento è il più cospicuo da 20 anni.

Da sottolineare, che il territorio libico vanta le quinte riserve di gas naturale per importanza in Africa. Per questo l’Italia insiste nel mantenere saldi gli storici rapporti di collaborazione. Il punto è che l’instabilità politica del Paese Nord-africano è talmente elevata che resta difficile fare previsioni su import/export.

Per esempio, Mohamed Aoun, ministro libico del petrolio e del gas nel governo di Tripoli guidato da Al-Dbeibah, ha rifiutato l’accordo Eni-Noc perché secondo lui ha aggirato l’approvazione del suo ministero del petrolio e ha modificato un precedente accordo firmato nel 2008.

Aoun e il suo sostenitore Fathi Bashagha, che guida il Governo a Est, in Cirenaica e nominato dal parlamento libico, si sono dunque opposti.

Questo significa che fino a quando la questione politica interna della Libia, molto complessa tanto da far parlare di uno Stato fallito, non sarà risolta il Paese non può dirsi un fornitore affidabile di gas per l’Italia.

Egitto-Italia-Europa: quali prospettive per l’energia?

Sempre l’Eni garantisce una posizione di riguardo italiana nel settore energetico egiziano. Nello specifico, l’ultimo accordo del Cane a sei zampe con il gruppo egiziano Egas è di aprile 2022. Esso prevede di massimizzare i volumi di gas e di esportazioni di Gnl indirizzate verso Italia ed Europa, con la stima di arrivare fino a 3 Gmc.

Non si hanno indicazioni sullo status di questa promessa. Come sottolineato dall’esperto Ispi Liga, inoltre, “Nel giugno dello scorso anno UE, Israele ed Egitto hanno firmato un memorandum of understanding con cui i due Paesi si impegnano a lavorare collettivamente per una fornitura stabile di gas naturale al mercato europeo. Il gas egiziano e israeliano dovrebbe raggiungere i mercati UE tramite i terminal di liquefazione di Idku e Damietta.”

Tuttavia, diversi ostacoli si frappongono nei potenziali scambi di carburante tra Egitto ed Europa (e Italia). Il Paese del Nord Africa, per esempio, vanta una rapida crescita demografica e questo si traduce nel bisogno interno di gas ed energia. Di contro, le quote di carburante da esportare potrebbero essere ridotte per far spazio a un necessario fabbisogno interno. Non a caso, dal terminal di Idku l’export è stato interrotto per due mesi.

Inoltre, produttività e sfruttamento di alcuni giacimenti stanno deludendo le attese.

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