Iva per cassa, cos’è, come si sceglie a chi conviene

Nadia Pascale

27 Dicembre 2024 - 09:39

Cos’è l’Iva per cassa? Conviene ai titolari di partita Iva versare l’Iva con il principio per cassa o differito? Ecco una pratica guida sul cash accounting.

Iva per cassa, cos’è, come si sceglie a chi conviene

I titolari di partita Iva che hanno problemi di liquidità possono scegliere l’Iva per cassa, ma cos’è? Come funziona? Come si esercita l’opzione per l’Iva per cassa? Quando conviene scegliere tale regime? Ecco tutto ciò che c’è da sapere.

Entro il 30 aprile 2025 si deve presentare la dichiarazione Iva 2025 per il periodo di imposta 2024, a breve saranno disponibili modelli e istruzioni per la compilazione, ma già ora è bene iniziare a valutare se optare per l’Iva per cassa.

L’Iva per cassa è un’opzione che è in vigore dal dicembre 2012, introdotta dall‘articolo 32-bis del Dl 83/2012, il regime di Iva per cassa, o Iva per differita, è un sistema alternativo al regime IVA ordinaria o per competenza.

Si tratta di una tipologia di regime Iva che permette il versamento differito dell’imposta che può essere effettuato al momento dell’incasso. L’Iva sulle fatture di acquisto può essere detratta al momento del pagamento.

Ecco cos’è e come funziona il regime Iva per cassa.

Cos’è e cosa si intende per Iva per cassa

L’Iva è un’imposta indiretta che, di conseguenza, colpisce la ricchezza attraverso i consumi. Il reale soggetto passivo Iva, non è il titolare di partita Iva, ma il «consumatore finale». Il titolare di partita Iva semplicemente incassa l’Iva con il pagamento della prestazione/fornitura e la versa. Diventa però difficile versare l’Iva quando in seguito a emissione di fattura non vi è il pagamento in quanto differito/non esigibile.

Per capire come funziona l’Iva per cassa occorre un piccolo cenno al regime ordinario, cioè l’Iva per competenza. Questo regime prevede il versamento dell’Iva relativa alle operazioni compiute nell’arco del periodo di imposta di riferimento, quindi a prescindere dal reale incasso.
Vi è però un’alternativa, molto utile per professionisti e imprenditori che fanno fatica a ottenere pagamenti in tempi brevi, ad esempio coloro che lavorano per la Pubblica Amministrazione ed è, appunto, il regime per cassa.

Imprenditori e professionisti che hanno un fatturato annuo che non supera i 2 milioni di euro possono scegliere il regime Iva per cassa o differita, anche conosciuto come cash accounting. I soggetti che scelgono tale alternativa possono versare l’Iva periodica, trimestrale o mensile, avendo come punto di
riferimento non le fatture emesse, ma quelle realmente incassate.

Lo stesso principio trova però applicazione anche per la detrazione dell’Iva sulle spese effettuate: cioè l’Iva relativa alle fatture pagate ai fornitori può essere portata in detrazione solo dopo l’avvenuto pagamento.

In ogni caso l’imposta diventa esigibile al massimo entro un anno dall’effettuazione dell’operazione (unica eccezione nel caso in cui il cliente, durante questo termine, è sottoposto a una procedura concorsuale, come ad esempio il fallimento).

A poter aderire a questo regime, sono coloro che oltre a non superare un fatturato di 2 milioni di euro l’anno, fanno parte di una delle seguenti categorie, ovvero quei contribuenti che:

  • operano nell’esercizio di impresa, arti, o professioni;
  • effettuano cessioni di beni o prestazioni di servizi imponibili nel territorio dello Stato nei confronti di cessionari o committenti che, a loro volta, agiscono nell’esercizio di impresa, arti o professioni.

Anche gli enti non commerciali possono scegliere l’Iva per cassa per l’attività commerciale eventualmente svolta.

La scelta di entrare a far parte di questo regime di Iva deve venire riportato all’interno della dichiarazione annuale Iva successiva all’applicazione del regime.

Quando si paga

In questo regime si è obbligati a versare l’Iva solo nel momento in cui viene incassata, ovvero quando diventa esigibile, e non prima.

Inoltre, dal momento in cui viene emessa la fattura si ha un tempo massimo di un anno per versare l’Iva all’Agenzia delle Entrate. Questa situazione è valida anche se, dopo questo periodo di tempo massimo, non si è riusciti a incassare l’importo, poiché un anno viene considerato un periodo di tempo sufficientemente lungo per entrare in possesso di una liquidità che, nel momento in cui è stata emessa la fattura, poteva non essere disponibile.

L’opzione dell’Iva per cassa infatti è un’ottima alternativa per quelle realtà o persone che si trovano in momenti di scarsa liquidità, non andando ad appesantire o aggravare situazioni finanziarie di diverso tipo.

Come funziona l’Iva sospesa

Con il termine “Iva sospesa”, o anche “in sospensione”, si intende, appunto, l’Iva che diviene esigibile non nel momento in cui il bene è consegnato, ma al pagamento della fattura.

Questa situazione può avvenire in due diverse situazioni:

  • Quando viene adottata la liquidazione dell’IVA secondo la contabilità di cassa.
  • Quando si emettono fatture a enti statali, Organi di Stato, Enti pubblici territoriali, o Camere di Commercio.

La funzione di Iva per cassa non modifica gli altri adempimenti procedurali, facendo quindi restare fermi gli obblighi contabili ordinari, come fatturazione e registrazione.

Operazioni escluse dall’Iva per cassa

Non è possibile svolgere ogni tipo di operazione in questa modalità. Si applica quindi a tutte le operazione attive, come per esempio cessione di beni e servizi, a eccezione di:

  • Operazioni effettuate nell’ambito di regimi speciali di Iva, come regime dei beni usati o delle agenzie di viaggio;
  • Operazioni nei confronti di soggetti privati, ovvero che non agiscono nell’esercizio di imprese arti e professioni;
  • Operazioni effettuate nei confronti di soggetti che operano in reverse charge (inversione contabile).
  • Operazioni effettuate verso PA ed enti pubblici.

In questi casi l’Iva è esigibile secondo le regole ordinarie, quindi al momento dell’effettuazione dell’operazione.

Sono inoltre escluse alcune operazioni passive.

  • Le importazioni;
  • Gli acquisti extracomunitari;
  • L’acquisto di beni o servizi soggetti a Iva che opera in reverse charge;
  • Estrazioni di beni dai depositi IVA.

Come si sceglie il regime di Iva per casa

La scelta per il regime Iva per cassa si effettua nella dichiarazione relativa all’anno della prima applicazione. Se si dovesse optare per questa scelta, quindi, si dovrà procedere nella dichiarazione Iva da presentare entro il 30 aprile.

Per chi inizia un’attività, è possibile optare per il regime di Iva per cassa nel caso in cui si preveda un fatturato non superiore ai limiti visti, cioè 2 milioni di euro.

Chi già esercita l’attività può optare per il regime Iva per cassa:

  • se nel periodo di imposta precedente non ha superato un fatturato di 2 milioni di euro. Occorre però prestare attenzione nel calcolo del volume di affari, infatti, devono essere prese in considerazione sia le operazioni soggette a Iva sia le operazioni escluse, come le operazioni soggette a reverse charge;
  • se non adopera già un regime speciale Iva;
  • l’attività è rivolta non solo a privati, ma anche a soggetti che esercitano attività di impresa arti e professioni.

Come si effettua la scelta? La comunicazione va data nel quadro VO delle opzioni, il rigo di riferimento è il VO15 al quale si dovrà barrare la voce “Opzione” accanto alla dicitura “Iva per cassa”.

Quello a cui prestare attenzione è che l’esercizio dell’opzione vincola il contribuente a utilizzare l’Iva per cassa per almeno un triennio (salvo revoca o caso di superamento della soglia stabilità per la permanenza, di 2.000.000 di euro di volume di affari).

Nello specifico, quindi, chi vuole optare per aderire al regime di Iva per cassa deve barrare la casella 1 (opzione) al rigo VO15. La casella 2 (revoca) va utilizzata per comunicare la revoca dell’opzione stessa.

Come si esce dal regime Iva per cassa

Esistono due casi in cui si può uscire dal regime di Iva per cassa, entrambi di facile attuazione.

Il primo è quando viene superato il fatturato massimo di 2 milioni di euro annui. In questo caso si esce in modo automatico e non si potrà applicare il cash accounting a partire dal mese successivo a quello in cui si è superata la soglia.

La seconda modalità di uscita dall’Iva differita è la revoca. Una volta scelto questo regime si è vincolati a un periodo di tre anni. Scaduti questi tre anni si può scegliere di rinnovarlo o revocarlo, barrando l’apposita casella all’interno della propria dichiarazione dell’Iva.

Conviene il regime Iva per cassa?

Come ogni regime di Iva anche questo ha i suoi pro e contro.
I contribuenti possono trovarsi nel dilemma di capire se il regime Iva per cassa sia o meno convieniente. Molto dipende dalla condizione della singola attività di impresa. Sicuramente può essere conveniente per le imprese che fanno fatica a incassare perché lavorano soprattutto con clienti che preferiscono il pagamento differito o comunque non pagano subito.

Inoltre può essere conveniente per chi ha un ridotto volume di forniture e di conseguenza poca Iva da portare in detrazione. L’Iva da portare in detrazione infatti abbassa l’imposta da versare e di conseguenza aiuta chi ha probemi di liquidità. Per i contribuenti che hanno poche detrazioni Iva, invece può essere problematico rispettare le scadenze.

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