Kosovo, la prossima «proxy war» della Nato contro la Serbia?

Roberto Vivaldelli

5 Ottobre 2023 - 07:03

Che cosa si cela davvero dietro le recenti tensioni tra Kosovo (Nato) e la Serbia: la disgregazione della Iugoslavia non è ancora finita. Intervista all’analista geopolitico, Emanuel Pietrobon.

Kosovo, la prossima «proxy war» della Nato contro la Serbia?

Non solo Ucraina. Le ultime settimane sono state caratterizzate dalle gravi tensioni tra Serbia e Kosovo, che hanno visto intervenire gli Stati Uniti - per il momento, solo a livello diplomatico - per chiedere al presidente serbo Aleksandar Vucic di ritirare le truppe ammassate al confine con Pristina. Si rischia un nuovo conflitto nei Balcani, che vedrebbe impegnata la Nato contro Belgrado, storicamente legata alla Federazione russa? Un nuovo fronte della “guerra mondiale a pezzi” di cui parlava Papa Francesco? Ne abbiamo parlato con l’analista geopolitico Emanuel Pietrobon.

Caro Emanuel, in merito alle recenti tensioni tra Kosovo e Serbia hai scritto che quello del presidente serbo Vucic era uno stress test, uno dei tanti dal 2020 a oggi. Che cosa cerca Vucic?

Aleksandar Vucic è il leader di una fu grande potenza che le guerre iugoslave hanno privato di territorio, influenza, risorse naturali e persino dello sbocco sul mare, essendo stato il referendum sull’indipendenza del Montenegro una propaggine della disgregazione della Iugoslavia. Ha contezza del fatto che dal 2006 e dal 2008 non è possibile tornare indietro, perché Montenegro e Kosovo non torneranno sotto la sovranità della Serbia, ma crede che i tempi siano propizi per (provare a) rinegoziare una parte del tragico epilogo delle guerre iugoslave. Gli strumenti per tentare una scalata dei Balcani occidentali non mancano al lungimirante Vucic, che in Montenegro sta capitalizzando l’influenza della rinomata Chiesa ortodossa, istituzione (finora) a prova di secolarizzazione e di scandali, che in Bosnia ed Erzegovina sta intralciando il percorso di avvicinamento a Unione Europea/Alleanza Atlantica soffiando sul fuoco del separatismo serbo e che in Kosovo può contare sull’appoggio dei rancorosi connazionali dei territori settentrionali. Vucic, in estrema sintesi, vorrebbe che la Serbia tornasse a contare nello scacchiere regionale in luogo di permanere in quello stato di decadenza che l’ha avvolta nel dopo-Milosevic. Non avendo una solida base economica a supportarne le ambizioni, sta perseguendo una strategia del massimo risultato col minimo sforzo: esternalizzare a dei proxy la conduzione della propria battaglia. [...]

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