La Russia rafforza la sua economia di guerra nella bozza di bilancio, ma molti sono i dubbi sulla sostenibilità dei piani di Putin. La nazione può salvarsi o è destinata a una crisi profonda?
L’economia di guerra in Russia sta apparentemente salvando la nazione da una crisi profonda, ma nel più lungo periodo il fragile equilibrio che finora ha tenuto a galla le finanze statali e la crescita del Pil potrebbe spezzarsi.
Questa è l’opinione sempre più diffusa di diversi analisti ed esperti, tornati a valutare i potenziali guai economici russi dopo la presentazione del bilancio per il prossimo triennio.
In sintesi, l’economia sostenuta quasi esclusivamente dal conflitto in corso e i piani per una spesa militare senza precedenti rischiano di colpire le casse dello Stato, frenare la crescita e incidere sui prezzi.
Secondo le bozze dei documenti di bilancio esaminate da Reuters, la Russia aumenterà di un quarto la spesa statale per la difesa nazionale nel 2025, portandola al 6,3% del Pil, il livello più alto dalla Guerra Fredda.
Il settore militare-industriale russo, che alimenta l’insaziabile macchina da guerra, si è notevolmente ampliato da quando Mosca ha invaso l’Ucraina e ha scongiurato il crollo economico. Tuttavia, una Russia ambiziosa e aggressiva sul fronte della guerra potrebbe rivelarsi fragile visto che la popolazione russa vede i propri standard di vita scendere e i prezzi al consumo salire.
Nelle analisi degli esperti, i dubbi crescono sul futuro della nazione: l’economia di guerra può salvare, ma anche affondare la Russia di Putin.
La Russia si aggrappa all’economia di guerra, spesa militare da record
Il Governo russo, guidato dal primo ministro Mikhail Mishustin, ha approvato la scorsa settimana una bozza di bilancio 2025-2027 che prevede un forte aumento della spesa per la difesa, raggiungendo i 13,5 trilioni di rubli (145 miliardi di dollari) nel 2025, il 25% in più rispetto al livello del 2024 e pari al 6,3% del Pil.
A dimostrazione del suo impegno a proseguire la guerra in Ucraina, la spesa combinata per la difesa nazionale e la sicurezza rappresenterà circa il 40% delle risorse governative totali impegnate della Russia nel 2025. Sarà inoltre pari all’8% del Pil.
Si tratta di una quota paragonabile a quella della spesa militare negli ultimi anni dell’Unione Sovietica, quando combatteva una guerra in Afghanistan, mantenendo al contempo un arsenale nucleare molto più ampio per contrastare i suoi avversari della Guerra Fredda.
Stando a questi numeri, la spesa per la difesa supererà il doppio dell’importo stanziato per misure sociali come le pensioni. “Le risorse saranno stanziate...per dotare le forze armate delle armi e dell’equipaggiamento militare necessari, pagare gli stipendi dei militari e sostenere le imprese dell’industria della difesa”, ha commentato ministero delle Finanze in una nota.
Il Governo ha anche aggiornato la sua proiezione per il deficit di bilancio del 2024 all’1,7% del Pil, rispetto alla precedente dell’1,1% e alla stima iniziale dello 0,9%. Il deficit di bilancio del 2025 è visto allo 0,5% del PIl.
Si prevede inoltre che le entrate derivanti dal petrolio e dal gas russo diminuiranno nel 2025-2027 a causa del calo dei prezzi delle materie prime e delle modifiche fiscali, con il più grande produttore di gas del Paese, Gazprom, che dovrebbe vedere allentato il suo carico fiscale.
“Si tratta di un dato inferiore a quello degli anni precedenti, e questo è positivo: ci stiamo allontanando dalla dipendenza dal petrolio e dal gas nelle nostre entrate di bilancio”, ha commentato il ministro Siluanov alla televisione di Stato.
Si prevede che il rublo russo si indebolirà di quasi il 6%, attestandosi in media a 96,5 per dollaro nel 2025.
Da segnalare, inoltre, che il tasso di inflazione annualizzato della Russia è attualmente pari al 9,1% e la banca centrale del Paese ha affermato il mese scorso che si aspetta pressioni inflazionistiche di fondo complessivamente elevate. Il suo tasso di interesse chiave è stato incrementato di 100 punti base al 19%.
Russia verso il baratro?
L’intenzione di mantenere la spesa militare a livelli simili fino al 2027 invia un segnale che il Paese ha sufficienti risorse finanziarie e volontà politica per continuare la guerra, in contrasto con una prospettiva sempre più incerta sul fronte ucraino e occidentale secondo Andrius Tursa, consulente per l’Europa centrale e orientale presso la società Teneo.
“[Ma] nonostante la retorica politica e le proiezioni ottimistiche, un’ulteriore militarizzazione dell’economia sostenuta da una spesa statale espansiva potrebbe essere difficile da sostenere nel medio-lungo termine”, ha aggiunto l’esperto.
Il ragionamento dell’analista Tursa è che l’economia sta già operando a piena capacità e la Russia potrebbe facilmente trovarsi dinanzi a pressioni inflazionistiche elevate nel 2025, con carenze di manodopera (dato il continuo reclutamento militare e le partenze di lavoratori migranti), un aumento della spesa pubblica e vari incrementi delle tasse, come sulle tariffe degli alloggi e dei servizi pubblici.
Inoltre, mentre le autorità russe probabilmente considerano l’espansione militare come un motore dello sviluppo economico e tecnologico, una spesa militare senza precedenti avviene a scapito degli investimenti in altri settori come l’istruzione, l’assistenza sanitaria o le infrastrutture, “che influenzeranno negativamente la qualità dei servizi pubblici e comprometteranno la crescita economica e la competitività nel lungo termine”, ha osservato Tursa.
Un declino in questi ambiti contribuirebbe a far calare gli standard di vita della maggior parte dei cittadini russi e, sebbene sia improbabile si inneschino proteste pubbliche di massa ora, il consulente ha avvertito che “l’insoddisfazione pubblica per gli standard di vita potrebbe esplodere in qualche momento futuro, soprattutto se la presa di Putin sul potere iniziasse a scivolare”.
Liam Peach, economista senior dei mercati emergenti presso Capital Economics, ha sottolineato che i piani di bilancio della Russia non faranno nulla per attenuare gli squilibri tra domanda e offerta, portando a ulteriori pressioni sui prezzi.
“Gli aumenti delle imposte sui redditi personali e sulle società contribuiranno a finanziare parte di questo [progetto di bilancio 2025], ma non abbastanza per aggiustare gli equilibri fiscali. Insieme ai vincoli sul lato dell’offerta, ciò manterrà forte l’inflazione e con i rendimenti dei titoli di Stato ai massimi livelli da decenni, i costi del servizio del debito pubblico continueranno a salire”, ha affermato Peach in un’analisi.
Tanti sono i dubbi sull’impatto del bilancio russo sulla crescita e la stabilità economica nel tempo. Non a caso, interrogato sul probabile impatto dell’aumento della spesa militare sull’inflazione, Rodion Latypov, economista capo del secondo maggiore istituto di credito russo, ha affermato: “Ho la risposta. Non la dirò ad alta voce”, come riportato da Reuters.
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