Ecco cosa succederà al comparto edile con l’emendamento presentato dal governo al Senato.
Alla fine, il tanto atteso emendamento al decreto-legge che mette la pietra tombale sul superbonus è stato presentato alla commissione finanze del Senato ed il caos che ne deriverà prescinde dalle indiscrezioni che il Ministro Giorgetti aveva anticipato alla stampa.
Infatti, la rimodulazione dei crediti d’imposta – come ipotizzato anche nello scorso articolo – riguarderà ‘solo’ i crediti generati dal 2024 in poi: una retroattività monca, dato che la gran parte dei crediti Superbonus sono stati generati dal 2021 al 2023. La novità pare però essere quella di una norma che suddivide la durata della fruibilità dei crediti a seconda dell’opzione di sconto in fattura o della detrazione diretta. Nel primo caso i crediti resterebbero della durata di 4 o 5 anni in caso di sisma bonus, solo nel secondo caso vi sarebbe la cosiddetta ‘spalmatura’ dei crediti in compensazione sui 10 anni. Un’accortezza che da un lato tutela sicuramente di più i consumatori, anzi in alcuni casi li potrebbe anche agevolare, ma dall’altro riduce i risparmi dello stato ad un lumicino.
Fosse finita qui, la questione della rimodulazione dei crediti potrebbe anche essere letta come la classica tempesta in un bicchier d’acqua. Tuttavia, le novità non finiscono a questa parte dell’emendamento.
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