Gli ultimi dati sul settore dei servizi in Europa non sono incoraggianti e rilanciano il tema della recessione, ancora possibile nel vecchio continente. Cosa sta per accadere?
Continuano le preoccupazioni sulla crescita in Europa: gli ultimi dati dei PMI dei servizi di agosto raccontano di una zona euro in difficoltà. La recessione è più vicina?
Nel dettaglio, il calo dell’attività economica ha accelerato più rapidamente di quanto inizialmente previsto il mese scorso, quando il settore dei servizi, dominante nel blocco, è caduto in contrazione.
Si è registrata una riduzione del volume dei nuovi ordini per il secondo mese consecutivo, al tasso più elevato da febbraio 2021. La domanda di servizi ha mostrato inoltre un calo di otto volte maggiore dalla seconda metà del 2022. Le maggiori economie dell’Eurozona, vale a dire Francia, Germania, Italia e Spagna, hanno tutte osservato battute d’arresto, con Parigi e Berlino a evidenziare le flessioni più sostanziali.
Sono queste le premesse per una recessione in Europa sul finire del 2023? Alcuni economisti cominciano a pensare che lo scenario sia verosimile.
Recessione in Europa: perché può ancora arrivare. I dati che allarmano
Dati alla mano, l’indice Pmi dei servizi principali è sceso a 47,9 da 50,9, al di sotto della stima flash di 48,3, con i consumatori indebitati che risentono dell’aumento dei tassi e degli alti costi della vita che hanno frenato la spesa.
Il nuovo indice delle imprese, un indicatore della domanda, è calato ulteriormente a 46,7 da 48,2, un minimo che non si vedeva dall’inizio del 2021.
L’indice Composite Purchasing Managers’ Index finale dell’HCOB, compilato da S&P Global e considerato un buon barometro della salute economica generale, è diminuito a 46,7 ad agosto da 48,6 di luglio, un minimo che non si vedeva da novembre 2020.
Questo valore è inferiore alla soglia di 50 che separa la crescita dalla contrazione per il terzo mese e al di sotto di una stima preliminare di 47,0.
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Cyrus de la Rubia, capo economista della Hamburg Commercial Bank, è piuttosto pessimista: “la zona euro non è entrata in recessione nella prima parte dell’anno, ma la seconda metà rappresenterà una sfida più grande.”
La sua riflessione poggia sulle deboli basi della ripresa europea. Il settore dei servizi, un tempo il più stabile e promettente, sembra ora rappresentare un peso per l’economia dell’Eurozona.
Con il settore manifatturiero che è ancora in ripresa, la crescita economica della regione potrebbe essere a rischio. Ciò ha comportato una revisione al ribasso del Pil, che ora si attesta su un calo previsto del -0,1% per il terzo trimestre del 2023.
Germania e Francia, in particolare, hanno registrato flessioni sostanziali nel settore dei servizi, mentre Italia e Spagna hanno registrato solo cali lievi. Tuttavia, questi Paesi potrebbero dover affrontare recessioni più marcate in futuro, considerando le tendenze nelle economie più grandi.
Non solo. La ripresa degli aumenti dei prezzi dei fattori di produzione fa sorgere preoccupazioni circa un possibile prolungamento dell’inflazione elevata, possibilmente esacerbata dagli aumenti salariali.
Poiché le imprese sono diventate diffidenti nei confronti dell’espansione, l’economista de la Rubia suggerisce che se le condizioni attuali persistono, queste aziende potrebbero passare alla riduzione della forza lavoro.
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