L’India vince sulla Cina: è la nazione più popolosa al mondo. Cosa significa questo sorpasso a livello economico? La sfida tra i due giganti asiatici è solo all’inizio e riguarda l’economia globale.
L’India ha superato la Cina come Paese più popoloso del mondo, secondo i nuovi dati delle Nazioni Unite.
Il sorpasso, già annunciato tempo fa da altri studi, apre la strada a diverse sfide tra i due rivali asiatici, destinati a plasmare l’economia mondiale dei prossimi decenni come nessun altro Stato o area geografica.
Secondo il World Population Dashboard del Fondo per la popolazione delle Nazioni Unite, pubblicato mercoledì 19 aprile, la popolazione indiana vanta più di 1,428 miliardi di persone, superando di poco gli oltre 1,425 miliardi della Cina.
Il tasso di crescita della popolazione indiana ha raggiunto il picco del 2,4% negli anni ’80 ed è sceso all’1% entro il 2020, e la popolazione in 31 dei suoi 36 stati è ora al tasso di sostituzione o in declino, ha detto un funzionario delle Nazioni Unite al FT. Tuttavia, tassi di fertilità più elevati nei restanti cinque stati significano che la sua popolazione complessiva continua a crescere e gli esperti prevedono che raggiungerà il picco intorno alla metà di questo secolo.
Tutto questo significa che i due giganti asiatici sono destinati a sfidarsi e a rimodulare gli equilibri economici internazionali: cosa vuol dire che l’India è la nazione più popolosa al mondo e quale impatto ha sulla rivale Cina?
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Le Nazioni Unite avevano già indicato che la popolazione indiana era sulla buona strada per superare quella cinese, in funzione sia del calo dei tassi di fertilità del dragone sia della continua crescita della popolazione in India.
La crescita demografica è un argomento politicamente delicato in entrambe le nazioni e questo sorpasso storico ha delle conseguenze in termini economici e di dominio. Non a caso, è arrivato subito un commento da Pechino: “Voglio dirvi che i dividendi della popolazione non dipendono solo dalla quantità ma anche dalla qualità. Il nostro dividendo demografico non è scomparso, il nostro dividendo si sta formando e l’impulso allo sviluppo è forte”, ha sottolineato il portavoce del ministero degli Esteri cinese Wang Wenbin.
La popolazione cinese è diminuita nel 2022 per la prima volta in 60 anni, poiché i decessi hanno superato le nascite e hanno lasciato l’organico complessivo a 1,41 miliardi, secondo i calcoli di Pechino.
Il tasso di natalità in Cina è in calo da molti anni, in parte a causa della riuscita attuazione della politica del figlio unico nel 1980, che limitava il numero di figli che una coppia poteva avere al di sotto della media di 2,1 necessari affinché la popolazione rimanesse stabile.
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Peng Xizhe, professore di popolazione e sviluppo all’Università di Fudan, ha affermato che il punto di svolta è arrivato leggermente prima delle previsioni dei demografi cinesi sul calo al 2025, poiché le politiche lanciate da Pechino per aumentare le nascite non sono riuscite a rallentare il declino.
Mentre i cali hanno avuto origine nella politica del figlio unico, oggi la tendenza al ribasso è legata più strettamente a un maggiore aumento delle opportunità per i giovani, in particolare nell’istruzione superiore.
Di contro, l’India è diretta verso uno slancio demografico importante, con la crescita della popolazione che potrebbe portare dividendi economici alla nazione, se riuscirà a sfruttare i talenti e le competenze di una forza lavoro in crescita e relativamente giovane.
Rory Green, capo economista cinese presso la società di ricerca TS Lombard, ha dichiarato al FT che l’annuncio delle Nazioni Unite “si aggiunge alla narrativa ’la Cina rallenta e l’India sale’, che è importante per gli investitori quando decidono la loro allocazione nei mercati emergenti”.
Inevitabilmente, infatti, questo cambiamento demografico così importante avrà ripercussioni economiche, considerando soprattutto che i protagonisti sono due giganti destinati a dominare le scene globali. India e Cina si sfidano: chi è, davvero, più forte?
India-Cina: la sfida tra giganti è iniziata, chi vincerà?
Secondo l’esperto Rory Green, l’economia cinese è ancora molto più grande di quella indiana, nonostante i cambiamenti demografici. Sulla base dei suoi calcoli, se quest’anno la Cina smettesse di crescere e l’economia indiana aumentasse del 10% all’anno, quest’ultima impiegherebbe comunque quasi due decenni per recuperare il ritardo.
L’India comunque sta considerando sempre di più la Cina come rivale, mentre cerca di trarre profitto dal riorientamento delle catene di approvvigionamento lontano dal dragone dopo le interruzioni della pandemia di Covid-19 e l’aumento degli attriti geopolitici intorno alla guerra in Ucraina. Il Paese, occorre ricordare, lo scorso anno ha superato il Regno Unito diventando la quinta economia più grande del mondo.
Tuttavia, l’India è in ritardo rispetto alla Cina su tutto, dalle dimensioni della sua economia agli investimenti diretti esteri fino propri investimenti nelle infrastrutture e alle spese militari.
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L’India ha lottato per creare abbastanza nuova occupazione per i milioni di giovani che entrano ogni anno nella sua forza lavoro. La disoccupazione è aumentata nonostante lo status di grande economia in più rapida crescita al mondo quest’anno, ponendo una sfida al governo di Narendra Modi mentre si prepara a cercare un terzo mandato alle elezioni del prossimo anno.
“L’India deve utilizzare la finestra di opportunità per il dividendo demografico attualmente disponibile, ma non sarà in grado di farlo se il ritmo degli investimenti è lento”, ha affermato Poonam Muttreja, direttore esecutivo della Population Foundation of India. “Ciò significa che dovrà lavorare a un ritmo più veloce e investire nelle persone, soprattutto nei giovani”.
Tutto questo significa anche che la Cina non ha perso alcuna battaglia ancora e rimane un attore strategico nello scacchiere economico e geopolitico. Vero è, comunque, che con questa crescita demografica così forte, l’India si propone al mondo come un partner di peso per orientare il commercio - vedi gli acquisti di petrolio russo - stimolare alleanze e influire su prezzi di materie prime.
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