L’inflazione sarà fuori controllo? L’allerta di Lagarde

Violetta Silvestri

21/09/2024

Lagarde ha messo in guardia su una sempre maggiore volatilità dell’inflazione in futuro: le banche centrali saranno davvero in grado di controllare i prezzi?

L’inflazione sarà fuori controllo? L’allerta di Lagarde

Un’inflazione sempre più volatile e un’economia globale in profondo cambiamento renderanno difficile alle banche centrali controllare i prezzi in futuro: queste le parole di Lagarde.

Intervenuta un evento del FMI a Washington, la presidente della Bce ha messo in guardia sulle insidie economiche dei prossimi anni che minano il compito delle banche centrali di intervenire con tempestività ed efficacia per equilibrare i prezzi e impedire scosse alla crescita.

La deglobalizzazione, il protezionismo, i grandi progressi tecnologici, le guerre sono soltanto alcuni degli eventi che hanno gettato nell’incertezza gli economisti, con la maggior parte di loro che non è riuscita a prevedere la recente impennata dell’inflazione. Ecco perché le dinamiche economiche rischiano di diventare imprevedibili secondo Lagarde.

Perché sarà difficile controllare i prezzi secondo Lagarde

I profondi cambiamenti nell’economia mondiale potrebbero rendere l’inflazione volatile per gli anni a venire, complicando gli sforzi per controllare i prezzi, ma attenersi ai regimi di obiettivi di inflazione resta l’opzione migliore: queste le parole di Lagarde.

La pandemia, la guerra in Ucraina e la crisi energetica “hanno cambiato la struttura dell’economia e hanno posto una sfida al modo in cui valutiamo l’impatto della politica monetaria, ha spiegato la presidente Bce. In futuro sono previsti altri shock dal lato dell’offerta.

Lagarde, che ha assunto il controllo della Bce solo pochi mesi prima dell’inizio della pandemia ha sostenuto che il mondo che ci attende è più incerto e che quindi sono necessarie maggiore flessibilità e non nuovi mandati.

“Se entriamo in un’era in cui l’inflazione è più volatile e la trasmissione della politica monetaria più incerta, mantenere questo strumento per la formazione dei prezzi sarà essenziale”, ha affermato. “Ma ciò non implica che il modo in cui conduciamo la politica monetaria rimarrà lo stesso”.

Ad aprile, Isabel Schnabel, membro del comitato esecutivo, ha affermato che la Bce dovrebbe valutare di riconsiderare il modo in cui prevede l’espansione economica e l’inflazione per migliorare la comunicazione e rispondere rapidamente agli shock, avvertendo che potrebbe essere rischioso affidarsi alla pubblicazione delle sole proiezioni di base.

In sostanza, negli ultimi anni è apparso chiaro che l’inflazione dipende sempre di più da fattori legati all’offerta e non tanto alla domanda, complicando il ruolo delle banche centrali. La loro azione sui tassi di interesse, infatti, è strettamente correlata con la domanda. Ma, a questo punto, potrebbe non bastare.

Inflazione e Big tech

Uno dei cambiamenti chiave dell’economia globale riguarda il predominio delle grandi aziende nel mondo digitale, come i servizi cloud, l’e-commerce, le ricerche su Internet e forse anche l’Intelligenza Artificiale.

I colossi tech dipendono meno dai finanziamenti esterni e hanno una quota di manodopera inferiore, quindi sono meno sensibili alle variazioni dei tassi di interesse e, di conseguenza, riducono la capacità della banca centrale di guidare l’economia.

Secondo Lagarde, un’inversione nella globalizzazione potrebbe avvenire nella direzione opposta, rafforzando le banche centrali, se le aziende riducessero le loro catene del valore attraverso il “nearshoring” o il “friendshoring”.

In questo caso, il fabbisogno di capitale renderebbe le aziende più sensibili alle variazioni dei tassi di interesse.

L’aumento del capitale potrebbe aumentare la dipendenza dell’economia alle variazioni dei tassi di interesse, migliorando potenzialmente l’efficacia della trasmissione monetaria attraverso il canale dei tassi di interesse, ha affermato Lagarde.

Il problema è che tali cambiamenti potrebbero anche comportare una maggiore volatilità dell’inflazione, soprattutto se i colossi dell’informatica sono meno sensibili alla politica monetaria e i produttori sono maggiormente colpiti.

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