La Cina non si ferma davanti alle minacce statunitensi. “Siamo pronti a qualsiasi tipo di guerra”, avverte Pechino. E nel frattempo sale la spesa per la difesa.
Mentre il Presidente Donald Trump raddoppia i dazi dal 10% al 20% diretti a Pechino, la Cina prende una posizione e avverte gli Stati Uniti: “siamo pronti alla guerra, che sia tariffaria, commerciale o di qualsiasi altro tipo”.
Il messaggio è stato condiviso dall’ambasciata cinese a Washington in un post di X e ha contribuito all’aumento delle tensioni tra Cina e Stati Uniti sul fronte commerciale (e non solo), segnando un atteggiamento di sfida del governo di Pechino nei confronti delle mosse economiche varate dall’amministrazione USA.
Nel 2025 la Cina prevede un aumento del PIL del 5%, con un deficit commerciale del 4%
La risposta cinese alle tariffe commerciali di Trump - che ha visto un aumento che va dal 10 al 20% - non si è fatta attendere: Pechino ha imposto il 15% di dazi su alcuni prodotti statunitensi.
Nel dettaglio la Cina ha approvato misure che imporranno il 15% di imposte sui prodotti agricoli e alimentari (pollo, grano, mais e cotone) e una aggiuntiva del 10% su soia, carne, prodotti acquatici, frutta e verdura.
Le disposizioni entreranno in vigore il 10 marzo, insieme alle restrizioni per gli investimenti e per l’export nei confronti di venticinque aziende statunitensi dettate da “motivi di sicurezza” (la maggior parte delle società bandite lavorano nel settore aerospaziale, della difesa o con i droni).
Secondo Reuters, “le imposte aggiuntive potrebbero causare la perdita di circa 21 miliardi di dollari di scambi commerciali alle esportazioni statunitensi”.
La decisione di colpire principalmente le esportazioni agricole americane è una mossa volta ad innescare una stretta sugli agricoltori, una parte dell’elettorato repubblicano fondamentale per Trump.
I prodotti alimentari e agricoli rappresentano infatti le esportazioni maggiori da parte degli Stati Uniti verso la Cina.
Il governo cinese per fronteggiare questa guerra commerciale a cui sta andando incontro ha annunciato l’emissione di 1,3 trilioni di yuan (178,9 miliardi di dollari) in obbligazioni governative per il 2025 volte ad alleggerire le aziende dalle tensioni finanziarie, oltre i 500 miliardi di yuan aggiuntivi di obbligazioni pubbliche in supporto delle banche commerciali statali.
Xi Jinping ha spiegato di voler fare leva su stimoli monetari e fiscali per ridurre l’impatto delle tariffe statunitensi nel mercato cinese.
La sicurezza di Pechino viene rafforzata dall’ambizioso progetto in programma: una crescita del PIL intorno al 5% per il 2025 con un aumento del deficit di bilancio pari al 4%, il livello più alto riscontrato da decenni.
Sale anche la spesa per la difesa cinese
Mercoledì 5 marzo la Cina ha annunciato un piano per la difesa che prevede un aumento del 7,2% della spesa militare - un tasso di crescita in linea con quello dei due anni precedenti.
Questa cifra, seconda solo alla spesa militare statunitense, rappresenta un chiaro segnale delle priorità strategiche del governo cinese in un momento di incertezza economica.
Pechino conferma il suo impegno nell’ammodernamento delle Forze Armate in vista di un maggiore controllo strategico volto a difendere i suoi interessi territoriali in Asia e a sfidare la leadership statunitense nella regione.
La seconda forza militare più grande al mondo dopo gli Stati Uniti arriverebbe nel 2025 ad una somma totale dedicata alla difesa pari a circa 245 miliardi di dollari (1,78 trilioni di yuan).
A questo aumento della spesa militare si aggiunge la criticità delle relazioni tra Pechino e Taiwan, oltre le dispute per la sovranità marittima nel Mar Cinese Meridionale tra Cina, Giappone e Stati Uniti.
© RIPRODUZIONE RISERVATA