Sono in corso dei confronti in materia di sicurezza e scambi commerciali tra la Cina e i Talebani. Quali scenari?
La Cina è in cerca di nuovi investimenti (e nuovi alleati). Ora il partner su cui punta Pechino è l’Afghanistan, da inserire all’interno del progetto infrastrutturale legato alla Nuova Via della Seta.
A testimoniare il rafforzamento dell’”amicizia” tra cinesi e talebani è l’incontro avvenuto lo scorso sabato tra il ministro degli Esteri cinese Qin Gang con la sua controparte afghana Amir Khan Muttaqi e quella pakistana, Bilawal Bhutto Zardari. Ha avuto così ufficialmente inizio un confronto a tre con il fine di creare legami saldi e efficaci a livello commerciale (e non solo) tra Cina, Pakistan e Afghanistan.
Una nuova alleanza tra Cina e Talebani
Dall’inizio dell’offensiva afghana e la conseguente caduta del governo appoggiato dalla NATO nel 2021, i Talebani sono alla disperata ricerca di partner che possano sostenere la ripresa della crescita del Paese e compensare l’isolamento sul panorama internazionale. E Russia e Cina appaiono l’unica scelta possibile agli occhi dei Talebani.
I colloqui tra i tre ministri si sono concentrati sulle questioni legate alla sicurezza e al commercio. Secondo il ministro cinese, l’Afghanistan “spera di rafforzare la cooperazione con la Cina nello sviluppo delle infrastrutture nell’ambito della Nuova Via della Seta”.
La speranza dei Talebani è quella di ricevere degli ingenti investimenti strutturali da parte dei cinesi, capaci di collegare il Paese con altri vicini, come il Pakistan.
La Cina ha già speso una cifra stimata di 60 miliardi di dollari per realizzare un ambizioso “corridoio economico” tra Pechino e Pakistan, che ha previsto la costruzione di strade, reti ferroviarie e porti. «L’idea è di coinvolgere l’Afghanistan in attività economiche che hanno già collegato insieme Cina e Pakistan», ha dichiarato un funzionario pakistano al Financial Times.
Perché la Cina vuole mettere le mani sull’Afghanistan
Già lo scorso gennaio era arrivata conferma sia da Kabul che da Pechino di un accordo con la partecipata statale Xinjiang Central Asia Petroleum and Gas Company per trivellare in terra afghana in cerca di petrolio. È dello scorso anno la notizia di un accordo tra talebani e Russia in materia di approvvigionamento di grano e greggio, mentre è più recente l’interesse mostrato dalla società cinese Gochin nell’investire 10 miliardi di dollari nello sviluppo dell’estrazione del litio (l’Afghanistan ne ha delle riserve da record, al pari della Bolivia).
Tuttavia, la forte incertezza legata alla mancanza di sicurezza in Afghanistan ha impedito, fino ad oggi, ti attirare investimenti ingenti capaci di fare la differenza a livello infrastrutturale ed estrattivo (il territorio è ricco di giacimenti di rame e litio).
Risale poi a 16 anni fa un accordo che cede i diritti estrattivi a Mes Aynak, una delle riserve di rame conosciute più vaste al mondo, ma i lavori non sono mai iniziati. Si tratta di una località circa 50 km da Kabul, dove sarebbe a rischio uno dei templi buddhisti più importanti a livello mondiale, costruito all’interno di un’area archeologica abitata dal neolitico.
Oltre al rame e al litio, il territorio afghano è ricco di ferro, carbone, cromo, nickel, talco e cobalto e di terre rare, oltre che di pietre preziose.
Talebani in difficoltà
L’Afghanistan sta subendo una vera e propria catastrofe economica innescata dal ritorno dei talebani nel 2021, che ha portato a un’interruzione dei finanziamenti dagli Stati Uniti e i suoi alleati. Il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, questa settimana ha affermato che il Paese è intrappolato nella «più grande crisi umanitaria nel mondo di oggi». Circa 28 milioni di persone, o due terzi della sua popolazione, necessitano di assistenza; 6 milioni di persone a rischio di carestia secondo le Nazioni Unite.
La crisi non è solo economica, ma anche sociale. I talebani hanno imposto la propria ideologia senza mezzi termini.
I talebani hanno dalla loro l’estremo interesse a mantenere dei buoni rapporti da parte di Cina e Pakistan. Ancora una volta vince la paura.
© RIPRODUZIONE RISERVATA