La Malesia ha deciso di sfidare in maniera esplicita le pressioni degli Stati Uniti rifiutando di etichettare Hamas come gruppo terrorista. Il nodo geopolitico.
Gli echi della crisi israeliana si sono diffusi in tutto il Medio Oriente, inquietano Europa e Stati Uniti, ma hanno raggiunto anche il sud-est asiatico. Quest’ultima regione, nonostante l’enorme distanza geografica dall’epicentro delle tensioni, deve essere monitorata con la massima attenzione. Qui, infatti, troviamo diversi Paesi a maggioranza musulmana, le cui opinioni pubbliche sono per lo più vicine alle cause palestinesi.
L’aspetto preoccupante riguarda tuttavia la presa di posizione delle frange islamiche più estremiste, che potrebbero rimarcare la loro ostilità contro Israele organizzando attentati nelle megalopoli asiatiche o inviando “lupi solitari” in Occidente.
Prendiamo la Malesia, che ha deciso di sfidare in maniera esplicita le pressioni degli Stati Uniti rifiutando di etichettare Hamas come gruppo terrorista. Lo scorso 16 ottobre, in mezzo all’indignazione occidentale per l’attacco condotto pochi giorni prima dal gruppo filo palestinese nel sud di Israele, il primo ministro malesiano Anwar Ibrahim è stato chiarissimo. [...]
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