La fine della guerra con l’Ucraina causerà problemi soprattutto alla Russia

Violetta Silvestri

25 Marzo 2025 - 11:25

La pace tra Russia e Ucraina è un traguardo sperato dal mondo, ma con quale impatto per Mosca? Un’analisi mette in chiaro gli effetti destabilizzanti per la nazione russa con la fine del conflitto.

La fine della guerra con l’Ucraina causerà problemi soprattutto alla Russia

L’auspicata fine della guerra tra Russia e Ucraina potrebbe essere molto problematica per Mosca, impattando su un equilibrio socio-economico già spezzato e reso assai complicato dalla partecipazione al conflitto da ormai tre anni.

Secondo il think tank britannico Lansing Institute, la pace con l’Ucraina avrà diverse ripercussioni sulla società russa, tutte potenzialmente destabilizzanti. Non solo la fine dei combattimenti danneggerebbe le generose entrate del complesso militare-industriale russo, ma il ritorno dei veterani creerebbe anche disordini sociali, simili a quelli già sperimentati alla fine della guerra in Afghanistan degli anni ’80.

A testimonianza di come un conflitto lasci ferite profonde e di non facile rimarginazione a livello sociale, economico, politico, l’analisi di Lansing Institute evidenzia diversi fattori di rischio per la ricostruzione della società russa in un contesto post-bellico.

La fine della guerra in Ucraina potrebbe sancire l’inizio di un periodo molto complicato e difficile per la Russia (con Putin che sembra, infatti, assai poco disposto a scendere a patti per finire i combattimenti in modo definitivo).

Con la fine della guerra in Ucraina, la Russia rischia il caos sociale. L’analisi

“Porre fine alla guerra con l’Ucraina potrebbe portare a conseguenze simili a quelle verificatesi dopo la fine della guerra in Afghanistan nel 1989”, hanno affermato gli analisti del think tank. La loro riflessione sottolinea che il ritorno dei soldati sta già causando problemi e un aumento della criminalità nella società russa. Da qui il parallelismo con il ritorno dei veterani sovietici dalla guerra in Afghanistan, durata dal 1979 al 1989.

Una delle prime conseguenze del rimpatrio dei soldati russi dal Paese dell’Asia centrale fu una crescita degli atti criminali. Molti veterani di guerra afghani (i cosiddetti “Afghantsy”) non riuscirono più ad adattarsi alla vita civile e finirono negli ambienti associati al crimine. La loro esperienza di combattimento li rese anche reclute preziose per i gruppi criminali organizzati emergenti negli anni ’90, il che spiega l’ampia diffusione di violenza e della criminalità nelle società post-sovietiche.

Molti veterani hanno dovuto lottare anche contro l’alienazione sociale, problemi di salute mentale dovuti al disturbo post-traumatico da stress, povertà e droga. Un numero significativo di veterani rimase senza casa. Ma la cosa più grave per le autorità sovietiche dell’epoca fu l’instabilità derivante dall’attivismo politico dei veterani afghani delusi. Molti divennero critici aperti del governo, parteciparono alle proteste e sostennero gruppi nazionalisti e di opposizione, contribuendo all’instabilità sociale e politica degli anni Novanta.

Lo stesso scenario si ripresenterà nella nazione russa con la fine del conflitto in Ucraina? Se lo sono chiesto gli analisti e i risultati della riflessione non sono rincuoranti. Dal 2023 in Russia si è registrato un forte aumento dei crimini violenti tra le persone che tornavano dal loro Paese dopo aver preso parte alle operazioni di combattimento in Ucraina.

Va notato che in quel periodo l’esercito russo e il Gruppo Wagner reclutarono intensamente nelle carceri, e alle reclute vennero offerte pene ridotte. Molti autori di crimini violenti sono stati reinseriti prematuramente nella società e hanno recidivato, il che spiega in parte questo più diffuso clima violento.

Il ritorno alla vita “normale” dopo il trauma subito della partecipazione a una guerra avrà il suo impatto e sarà destabilizzante secondo le ricerche. Si tratta di quelle conseguenze spesso sottovalutate che un conflitto innesca nella società e che hanno inevitabilmente effetto su stabilità politica e sviluppo economico.

Putin non vuole la fine della guerra? Il fattore economia

Secondo gli analisti, ci sono anche importanti incentivi economici per continuare la guerra. La Russia è passata molto presto a un’economia di guerra e il complesso militare-industriale russo ne trae vantaggio finanziario.

La pace potrebbe minacciare di porre fine a queste fonti di reddito, nonostante la guerra in corso danneggi gravemente l’economia civile.

“Sebbene l’economia russa vada bene sulla carta, il fatto che si tratti in gran parte di un’economia di guerra è un segnale d’allarme, ha dichiarato Rob de Wijk del Centro per gli studi strategici dell’Aja (HCSS). Le aziende non riescono più a ottenere denaro e ciò avrà un impatto importante nella seconda metà dell’anno. Ci vorrà tempo, ma poi le riserve si esauriranno e l’economia civile ristagnerà, anche se ciò non accadrà dall’oggi al domani: questa la “profezia” dell’analista.

Le sanzioni contro la Russia avevano come obiettivo principale quello di porre fine alla guerra con l’Ucraina, ma finora hanno ampiamente fallito: i russi sono riusciti in gran parte ad aggirarle e l’economia di guerra, sulla carta, funziona ancora bene. Tuttavia, chi non è attivo nell’industria bellica dovrà fare i conti con un’inflazione elevata, che nel frattempo ha superato il 10%, ha evidenziato De Wijk.

Tuttavia, il problema più grande è il tasso di interesse, superiore al 20%. Di conseguenza, “le aziende civili non possono più investire in modo adeguato, il che al momento rappresenta un problema”. Secondo il giornalista europeo Geert Jan Hahn è grazie all’impresa della direttrice della banca centrale Elvira Nabioellina che l’economia russa è sopravvissuta. Circa il 20% dei russi uscirà comunque da questa guerra con un miglioramento finanziario, semplicemente perché è coinvolto nel complesso militare-industriale.

“Se le aziende straniere si ritirano, altre aziende subentreranno per colmare il divario: dopotutto, le forniture sono ancora necessarie. Negli ultimi tre anni, molte fabbriche sono state trasformate in parte dell’industria della difesa”. E proprio per questo la fine della guerra imporrà un cambiamento difficile da gestire.

Infine, anche l’instabilità politica gioca un ruolo e potrebbe essere impattante con la fine della guerra. Il Cremlino non sta solo usando la guerra per alimentare il sentimento nazionalista in patria e distogliere l’attenzione dalle questioni sociali interne, ma anche per mantenere il controllo sulla popolazione e mettere a tacere l’opposizione politica attraverso lo stato di emergenza e la legislazione antiterrorismo.

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