Tegola sulla Germania da parte dell’OCSE: sarà l’unica nazione a contrarsi insieme all’Argentina. Tutto il mondo è alle prese con una debolezza economica in peggioramento.
In una economia mondiale in rallentamento, la Germania si conferma sul podio delle nazioni G20 peggiori.
L’ultimo aggiornamento sulla crescita globale e delle principali potenze è arrivato dall’OCSE, che stima una ripresa globale al 2,7% nel 2024, dopo un’espansione già “sotto la media” del 3% quest’anno. A eccezione del 2020, quando il Covid ha colpito, ciò segnerebbe l’espansione annuale più debole dai tempi della crisi finanziaria globale.
In questo scenario desolante e peggiorato dalla continua corsa dei tassi di interesse da parte delle banche centrali, la Germania vedrà aggravarsi la sua crisi e, insieme all’Argentina sull’orlo del collasso, sarà la sola nazione in contrazione tra il gruppo del G20.
Germania e Argentina maglie nere del G20
Quest’anno la Germania si trova ad affrontare l’unica contrazione tra tutte le economie del Gruppo dei 20, fatta eccezione per l’Argentina, secondo l’OCSE, che ha tagliato le sue prospettive fino al 2024.
Da evidenziare, che la nazione latino-americana è alle prese con un’inflazione record al 124% e una svalutazione drammatica della valuta nazionale.
Il paese della zona euro subirà un calo dello 0,2% del prodotto interno lordo nel 2023, in ribasso rispetto a una precedente proiezione di stagnazione, ha affermato l’organizzazione con sede a Parigi nelle nuove previsioni pubblicate martedì. Crescerà quindi solo dello 0,9% nel 2024, in calo rispetto all’1,3% previsto a giugno.
La banca centrale tedesca prevede un calo della produzione dello 0,3% e questa settimana ha avvertito che è necessario affrontare una serie di sfide profonde al modello di business per rafforzarne le prospettive a lungo termine.
L’OCSE ha citato la fragilità generale dell’Europa e ha declassato l’Italia e l’intera area euro, ma ha sottolineato in particolare la debolezza della Germania.
Le sfide economiche tedesche sono state causate principalmente da una combinazione di crisi energetica conseguente al ritiro delle forniture di gas russo e da una mancanza di domanda da parte della Cina.
L’allarme, comunque, è stato generalizzato. L’organizzazione con sede a Parigi ha avvertito che i rischi per la sua previsione sono inclinati al ribasso poiché i passati aumenti dei tassi potrebbero ancora avere un impatto più forte del previsto e l’inflazione potrebbe rivelarsi persistente, richiedendo un ulteriore inasprimento monetario. Ha definito le difficoltà della Cina un “rischio chiave” per la produzione mondiale.
Analizzando le prospettive regionali e nazionali, l’OCSE ha tagliato le sue previsioni di crescita dell’area euro per quest’anno e il prossimo. Sebbene l’espansione statunitense sarà più forte del previsto a giugno, rallenterà all’1,3% nel 2024 dal 2,2% nel 2023.
I declassamenti della crescita sono stati particolarmente marcati per la Cina, dove si prevede che la produzione aumenterà meno del 5% l’anno prossimo a causa della debole domanda interna e delle tensioni strutturali sui mercati immobiliari. L’OCSE ha affermato che anche la portata di un efficace sostegno politico in Cina potrebbe essere più limitata rispetto al passato.
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