La guerra in Ucraina può davvero finire il 9 maggio?

Chiara Esposito

10/04/2022

Da un’indiscrezione poco accreditata a una teoria più solida, comprovata delle strategie russe. Ecco perché il 9 maggio potrebbe finire la guerra in Ucraina.

La guerra in Ucraina può davvero finire il 9 maggio?

Nelle ultime settimane di marzo erano iniziate a circolare diverse segnalazioni da parte dell’esercito ucraino secondo le quali, i soldati russi fatti prigionieri, avrebbero affermato di aver ricevuto dai loro superiori l’indicazione che il conflitto finirà entro il 9 maggio. Quella che all’epoca appariva come semplice contro propaganda, oggi però assume dei lineamenti di una teoria maggiormente attendibile.

Le fonti a sostengo di questa teoria della fine della guerra nel giro di un mese iniziano ad arrivare anche da alcuni interpreti internazionali. Leggendo infatti tra le righe delle parole del generale russo Sergey Rudskoy, appare plausibile che Mosca sia intenzionata a concentrare il suo principale sforzo bellico nel Donbass per andare a colpo sicuro e riportare in patria il vessillo d’orgoglio sulla “completa liberazione” della regione, già dichiarata indipendente tramite il riconoscimento delle repubbliche di Donetsk e Lugansk.

Altri elementi strategici delle azioni militari russe sembrano poi completare il quadro interpretativo e, ultimo ma non meno importante, l’alto valore simbolico che proprio la giornata del 9 maggio rappresenta per Putin e per la Russia «imperiale» così come il capo del Cremlino vuole continuare a dipingerla. Per il presidente infatti questa sarebbe l’occasione ideale per rivendicare i successi di quella che ostina a definire come una «operazione militare speciale» volta a «denazificare» un Paese corrotto a ogni livello dalle ideologie di estrema destra.

Componiamo quindi il puzzle ipotetico con gli strumenti a nostra disposizione per capire come, forse, nulla è stato lasciato al caso, o meglio, anche se in maniera meno gloriosa di quanto ci si aspetta, l’invasione dell’Ucraina potrò continuare a essere un vanto per Putin e i suoi. Partiamo quindi proprio da questa data simbolo, il 9 maggio.

Perché il 9 maggio è un giorno importante

Si parla, tra le tante date possibili, proprio del 9 maggio poiché questa è la data in cui i russi celebrano la ’Giornata della vittoria’ sulla Germania nazista durante la Seconda guerra mondiale. Ogni anno, fino al 2019 quando l’evento venne interrotto causa Covid, viene messa in piedi infatti un’imponente parata militare sulla Piazza Rossa.

L’evento rimanda ai fatti del 1945, quando l’allora governo sovietico annunciò la firma della resa da parte di Berlino, in vero avvenuta già nella tarda serata dell’8 maggio. Negli anni del suo governo Putin ha più e più volte avuto modo esibire il suo potere proprio grazie alla forza militare russa e nel 2005, per il 50esimo anniversario dalla resa dei nazisti, furono invitati a prendere parte alla sfarzosa manifestazione anche il presidente degli Stati Uniti George W Bush, il segretario generale dell’Onu Kofi Annan, il cancelliere tedesco Gerard Schroeder nonché l’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, grande amico di Putin.

Quest’anno si celebrerebbe così il 77mo anniversario e c’è chi pensa, visti i movimenti dei carri russi, che si troverà a tutti i costi un modo di celebrare anche la ’vittoria’ in Ucraina, nazista anch’essa stando all’insistente propaganda del Cremlino.

Durante la parata militare inoltre il «trionfo del patriottismo» viene dimostrato tramite la partecipazione all’evento dei veterani. Se però l’invasione dell’Ucriana continuerà di questo passo, oltre i circa 7mila soldati russi già caduti, quanti altri morti dovranno essere ricordati e, soprattutto, da chi?

Putin cercherà di uscirne vincitore, comunque vada

Ci siamo a lungo chiesti cosa voglia Putin per fermare la guerra tra Ucraina e Russia e le risposte sono state tante, varie e variegate a seconda della prospettiva che il conflitto assumeva in un momento o nell’altro. Solo adesso che le truppe si stanno pian piano spostando e arrivano anche le prime dichiarazioni ufficiale dei generali che rendicontano la loro «operazione speciale» possiamo dire però quali potrebbero essere davvero le tangibili rivendicazioni di Putin.

Il leader russo infatti, se la guerra si concludesse entro il 9 maggio, direbbe comunque di aver vinto, nonostante le conquiste magari sarebbero irrisorie. L’importante è infatti evitare l’immagine di fallimento e, per riscrivere coerentemente la narrazione, i russi hanno ancora delle strategie da mettere in atto.

Quello che Putin annuncerebbe durante la parata sulla Piazza Rossa sarebbe infatti l’avvenuta «demilitarizzazione e denazificazione» dell’Ucraina tramite l’abbattimento di infrustrutture militari nonché la «liberazione» dei territori delle due repubbliche di Donetsk e Lugansk, annesse in maniera definitiva vista la concentrazione di forze attuale nella zona. Il colmo sarebbe anche l’avvenuta firma dei dovuti accordi di pace ma, in vista della celebrazione della Piazza Rossa, in realtà al presidente basterebbe anche solo qualche elemento di peso da poter vantare in maniera chiara e immediata.

Poter festeggiare una vittoria (effettiva o presunta) in quell’occasione sarebbe il vero trionfo delle aspettative vista la maniacale attenzione che il presidente russo ha dimostrato in questo primo mese di conflitto verso simboli e ricorrenze. Ricordiamoci infatti del primo discorso alla nazione dopo l’invasione tenuto in uno stadio il 18 marzo, giorno in cui Putin voleva commemorare l’ottavo anniversario dell’annessione della Crimea.

In quello stesso intervento il leader aveva voluto citare Fyodor Ushakov, leggendario ammiraglio di epoca zarista e santo patrono della flotta di bombardieri nucleari russi, nato il 24 febbraio, proprio il giorno in cui Mosca ha invaso l’Ucraina.

C’è un’altra problematica all’orizzonte poi; se le truppe il 9 maggio dovessero essere ancora impegnate sul campo, la parata sulla Piazza Rossa rimarrebbe senza una nutrita parte della propria sorveglianza e il “trionfo del patriottismo” potrebbe divenire un pericoloso boomerang politico.

In attesa della risposta concreta, come detto da Leonardo Tricarico, ex capo di Stato maggiore dell’Aeronautica militare ad Adnkronos, “non possiamo che unirci a questo auspicio, magari con una data ancora più prossima rispetto al 9 maggio che è ancora molto lontano”.

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