Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, è sempre più apprezzata nello scacchiere politico per via delle sue posizioni sempre coerenti.
Chissà cosa avrà pensato Matteo Salvini a vedere il florilegio di commenti tutto sommato positivi piovuti in queste ultime settimane dalla cosiddetta intellighenzia di sinistra verso la sua alleata- rivale Giorgia Meloni. Uno degli ultimi in ordine di tempo è stato il redivivo Michele Santoro, che certo non si può certo definire personaggio tenero con i principali esponenti di centrodestra in passato, e che in tv ha elogiato, nei giorni scorsi, apertamente la posizione coerente della Meloni nei confronti dello scriteriato attacco della Russia all’Ucraina.
Ma persino il direttore de «Il Fatto Quotidiano», Marco Travaglio, ha elogiato le doti di coerenza e di lucidità politica della leader di Fratelli d’Italia. Per non parlare del vecchio presidente del PRC e della Camera dei deputati Fausto Bertinotti, che ha avuto modo di apprezzare le sue doti di politica, tenendola a battesimo al suo esordio come deputata e come vicepresidente di Montecitorio proprio sotto la sua guida, dal 2006 al 2008.
Insomma, sembra che in questi mesi la leader, spesso accusata in passato di essere ancora troppo legata al periodo del ventennio e a idee neofasciste, sia apprezzata quasi più a sinistra che all’interno della sua stessa coalizione. Coalizione che come si sta vedendo anche in occasione delle amministrative siciliane sembra avere ancora parecchi problemi irrisolti al suo interno.
Problemi sorti anche per il crescente successo e conseguente maggiore peso che sta assumendo Fratelli d’Italia e la sua leader, da più parti ormai convintamente riconosciuta come leader de facto della coalizione e come più papabile candidata alla futura presidenza del Consiglio, in caso di affermazione della coalizione di centrodestra alle elezioni del 2023. La sua coerenza la sua tenacia, le sue grandi capacità e la sua autorevolezza, riconosciute anche da chi come il premier Mario Draghi, certo non avrebbe alcun secondo fine, evidentemente stanno premiando gli sforzi della ragazza della Garbatella, portando il suo partito di nuovo stabilmente in testa a tutti i sondaggi.
Tutto questo malgrado sia alla guida di un partito convintamente di destra, che ha perseguito un suo percorso coerente ma fermo verso una formazione di un partito conservatore. E il risultato è che ora persino il leader del Partito democratico Enrico Letta sembra caduto in una sorta di idillio con lei. Senza mai far mancare la contrapposizione tra due rivali sul campo, ambedue non mancano di scambiarsi reciproci apprezzamenti, che sembrano isolare ancora di più il terzo incomodo: Matteo Salvini, che pare ormai come precipitato in una sorta di cono d’ombra.
Se, infatti, il segretario della Lega sembra non essersi più ripreso da quell’appannamento iniziato con il voto per la presidenza della Repubblica, e proseguito con il suo atteggiamento ondivago sulla Guerra in Ucraina. Giorgia Meloni sta invece portando avanti un preciso percorso di autoaffermazione sia in Italia sia all’estero. In Europa, grazie all’incessante lavorio diplomatico del suo delfino Raffaele Fitto, è diventata presidente del partito dei conservatori, una forza che difende con forza le proprie idee di critica costruttiva a un’Europa, che in più occasioni è sembrata poco elastica e troppo ingessata nelle sue eccessive pastoie burocratiche. Ma anche negli Usa la Meloni da tempo ha costruito una fitta rete di legami e connessioni con il mondo repubblicano, riuscendo a essere invitata come unico leader europeo alla più importante conferenza dei repubblicani americani la CPAC per ben tre anni di seguito.
In Italia Giorgia Meloni invece continua a restare ferma nella sua costruttiva opposizione al governo Draghi, senza mai fare mancare il suo appoggio di fronte a questioni di interesse nazionale, come in occasione dei provvedimenti di scostamento di bilancio per il Covid o sulla condanna per l’aggressione di Putin all’Ucraina.
Mentre Lega e Forza Italia non hanno esitato un solo istante a entrare nell’ammucchiata del governo Draghi, Giorgia Meloni ha resistito alle lusinghe del potere per rimanere isolata ma coerente all’opposizione. Questa sua posizione le permette ora di dettare la linea su alcune questioni, senza avere i vincoli di far parte della maggioranza, ma nello stesso tempo i suoi atteggiamenti stanno incontrando commenti favorevoli bipartisan.
Giornali internazionali e autorevoli, non certo conservatori, come il britannico Times e il francese Le Monde, hanno elogiato la politica italiana, mettendola come una delle venti donne più influenti del 2022 (il Times) e descrivendola (Le Monde a febbraio scorso) come dotata «di un tasso di simpatia record, è l’oggetto da mesi di un interesse crescente in Italia e all’estero. Riesce a far esistere il suo partito all’estrema destra malgrado la Lega».
La vera sfida forse adesso sarà proprio quella di riuscire a evitare il "fuoco amico” da parte degli alleati di destra, come accaduto a un’altra donna forte ed emergente della politica europea, la presidente della regione autonoma di Madrid, Isabela Ayuso, messa in discussione dal suo stesso segretario di partito Pablo Casado. Ma chissà che non accada anche qui quello che è avvenuto in Spagna, dove alla fine a rimetterci le penne e il mandato come segretario del partito, è stato proprio Casado. A buon intenditor poche parole.
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