Uno studio francese avrebbe rilevato la bassa presenza dei fumatori fra i positivi alla COVID-19. C’è qualcosa di vero?
Uno studio francese, tuttora in corso, mira a sfaldare ogni convinzione di buon senso sul fumo delle sigarette: secondo l’originale tesi dei ricercatori, la nicotina riuscirebbe a fornire all’organismo del fumatore una protezione dal coronavirus. Ma è sostenibile un’ipotesi così controversa? Vediamo cosa dice lo studio e, poi, cosa afferma la comunità scientifica.
Lo studio francese: nicotina protegge da COVID-19
Secondo il professore di medicina interna Zahir Amoura, che ha condotto lo studio in presso l’ospedale La Pitié-Salpêtrière di Parigi, un’analisi statistica ha evidenziato come fra i malati di COVID-19 ci siano pochi fumatori. “Abbiamo un tasso di fumatori che è sull’ordine del 5%, che è basso”, ha spiegato Amoura a France Inter.
Lo studio è stato condotto su un campione piuttosto esiguo: 350 malati ospedalizzati e 130 pazienti con sintomi più leggeri positivi al coronavirus. Di essi solo il 5% fumava, mentre per una normale popolazione dello stesso sesso ed età la percentuale avrebbe dovuto essere molto più alta.
“Il nostro studio trasversale suggerisce che i fumatori hanno una probabilità molto più bassa di sviluppare un’infezione sintomatica o grave rispetto alla popolazione generale”, si legge nello studio francese”. Secondo il neurobiologo Jean-Pierre Changeux, la nicotina si fissa “sul recettore cellulare utilizzato anche dal coronavirus” (l’ACE2), impedendogli di fissarsi a sua volta e quindi, “bloccando così la penetrazione nelle cellule e il suo propagarsi in tutto l’organismo”.
Oms, su COVID-19 confusione dall’industria del tabacco
Parlare dei presunti benefici del fumo di sigaretta - che in Italia ogni anno uccide oltre 80.000 persone, più del triplo del coronavirus - è di certo originale. È curioso anche il fatto che i ricercatori hanno dimostrato una certa fretta di divulgare uno studio ancora in corso su un argomento così delicato.
L’Organizzazione mondiale della sanità è dunque intervenuta prontamente per sgombrare il campo a dubbi: “Il fumo danneggia i polmoni e altre parti del corpo e ti rende più vulnerabile all’infezione da COVID-19. È il momento giusto per smettere di fumare per salvaguardare la salute”.
Secondo l’Oms, la stessa industria del tabacco avrebbe interesse a creare “polemiche e confusione riguardo l’uso di nicotina e prodotti legati al tabacco e la COVID-19”. Gli esperti sanitari da tutte le parti del mondo hanno avvertito che i fumatori positivi al coronavirus “soffrono di condizioni più gravi rispetto agli altri e che queste potrebbero portare a morte prematura”.
Fumo e COVID-19, cosa dice l’Iss
Una tesi confermata, oltre che dal buon senso, da un recentissimo studio dell’Istituto superiore di sanità, che ha rivelato come la COVID-19 rappresenti un rischio di malattia più severa tra i fumatori. “Un terzo in più dei fumatori positivi”, infatti, “presentava all’atto del ricovero una situazione clinica più grave dei non fumatori, e per loro il rischio di aver bisogno di terapia intensiva e ventilazione meccanica è più che doppio”.
Non solo: al netto di ricerche sui testicoli, questo dato spiegherebbe già da solo il fatto che la COVID-19 colpisca più gli uomini che le donne. In Italia, infatti, gli uomini che fumano sono oltre 7 milioni, le donne 4,5 milioni.
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