Il rimpasto del governo voluto da Macron rappresenta un’operazione di marketing-politico ma non risolve la crisi profonda della sua leadership.
Al fine di superare la grave crisi politica apertasi lo scorso dicembre con lo scontro in Parlamento sulla legge sull’immigrazione, il presidente francese Emmanuel Macron, sempre più impopolare in patria, ha avviato un’operazione di rimpasto di governo iniziato con la nomina del nuovo primo ministro, il più giovane della recente storia francese, Gabriel Attal, scelto al posto dell’austera Elisabeth Borne.
Attal, fedelissimo di Macron ed ex portavoce del governo, nonché ex ministro dell’istruzione, ha nominato giovedì 11 gennaio i ministri del suo governo, tra cui l’ex compagno Stéphane Séjourné agli Esteri, un altro inossidabile supporter del presidente e a capo del gruppo liberal Renew al Parlamento Europeo. Per il resto, si tratta di un operazione di rebranding e di marketing-politico - Attal è molto popolare in Francia - e di un governo tecnocratico all’insegna della continuità rispetto a quello precedente, che vede le conferme di Gérald Darmanin agli Interni di e Bruno Le Maire all’Economia.
Al super ministero dell’Educazione nazionale, della Gioventù, dello Sport e delle Olimpiadi è invece andata l’ex campionessa di tennis Amèlie Oudèa-Castèra, autrice di una “gaffe” sulla scuola pubblica che ha fatto scattare la richiesta di dimissioni da parte delle opposizioni. [...]
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