La pensione di reversibilità può essere ereditata?

Simone Micocci

30 Marzo 2025 - 10:13

Pensione di reversibilità e morte del beneficiario originario: la Cassazione torna sul tema dell’eredità.

La pensione di reversibilità può essere ereditata?

Di recente, la Corte di Cassazione è tornata su una questione interessante per molti cittadini italiani, ossia la possibilità di ereditare la pensione di reversibilità.

Ogni anno ci sono numerose cause sull’argomento, non essendo sempre chiaro cosa succede alla pensione alla morte del percettore. Quest’ultimo può infatti a sua volta lasciare familiari superstiti in condizioni di difficoltà, che sarebbero ben felici di subentrare nel diritto al trattamento.

Come si può immaginare, non è così semplice, anche perché altrimenti si tratterebbe di una prestazione infinita, trasmessa via via agli eredi potenzialmente senza limiti.

Allo stesso tempo, proprio la Cassazione è intervenuta più volte sulla regolamentazione di questa misura per assicurarne la tutela solidaristica, con pronunce recepite di volta in volta dalle ordinanze dell’Inps. Scopriamo cos’è stato deciso nell’ultima ordinanza sull’argomento.

Eredità e reversibilità secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione si occupa molto spesso di pensione di reversibilità nei ricorsi civili, in ultimo con l’ordinanza n. 5839/2025 che chiarisce ulteriormente i criteri per la ripartizione del trattamento tra coniuge superstite ed ex coniuge divorziato. La giurisprudenza, come peraltro l’Inps, estende la platea di beneficiari in modo notevole rispetto ad altri istituti nel rispetto della finalità assistenziale della prestazione. Per questo motivo anche chi ha ricevuto l’addebito della separazione può avervi diritto, come pure l’ex moglie o l’ex marito in seguito al divorzio.

Nonostante ciò, la Corte è irremovibile: la pensione di reversibilità non si eredita. Tanto viene ribadito in ultimo dall’ordinanza n. 14287/2024 con cui i giudici si sono pronunciati ancora una volta sul destino della pensione ai superstiti al decesso del primo beneficiario.

Nel caso specifico, la ricorrente pretendeva dall’Inps l’erogazione della pensione di reversibilità di cui beneficiava la madre prima di morire. La beneficiaria aveva ottenuto il diritto alla pensione in seguito al decesso del marito, continuando quindi a percepire la prestazione fino alla propria morte. A questo punto la figlia, che viveva a carico della vedova e in stato di inabilità al lavoro, riteneva di dover ricevere la reversibilità. L’Inps ha correttamente negato il beneficio, atteso che la pensione di reversibilità spetta soltanto al primo livello di superstiti, ossia coloro che direttamente dipendevano dal defunto. Una decisione sgradita dalla ricorrente, che ha poi ottenuto il riconoscimento della pensione con il giudizio della Corte d’Appello, a sua volta ribaltato dalla Cassazione.

È importante sapere che la ricorrente non chiedeva il riconoscimento della pensione di reversibilità rispetto al padre defunto, bensì alla madre di cui era effettivamente a carico. Un’attribuzione che ha portato a un’interpretazione viziata della vicenda, come dimostrato dalle parole degli Ermellini. La Cassazione ha infatti ribadito che soltanto una pensione diretta può dar luogo alla reversibilità, che comunque si estingue al momento del decesso del titolare originario. In altre parole, quando il defunto percepiva una pensione di reversibilità, i suoi familiari superstiti non possono pretendere il trattamento, né riferito al defunto stesso né tanto meno al titolare originario del reddito su cui poggia la pensione. Parimenti, non c’è un aumento della quota per gli altri beneficiari superstiti.

Queste disposizioni possono apparire in contrasto con le finalità dell’istituto, ma in realtà la Cassazione considera il limite perfettamente coerente. Come era stato già rilevato in precedenti ordinanze, difatti, proprio lo scopo assistenziale della misura la circoscrive ai superstiti diretti che si trovano in stato di bisogno alla morte del lavoratore/pensionato e proprio a causa di questa.

Si mira così a garantire una stabilità economica e una continuità rispetto al periodo precedente, tutelando soprattutto il coniuge che può avere grosse difficoltà in tal senso. Se ci sono altri soggetti aventi diritto al trattamento pensionistico, quest’ultimo viene riconosciuto dall’inizio in certa misura, indipendentemente dal rapporto tra i vari beneficiari. Riconoscendo l’ereditarietà della reversibilità, quindi, verrebbe addirittura meno il presupposto assistenziale che vincola questo istituto.

La successione provocherebbe una catena insostenibile, oltre che ingiustificata, non potendo basarsi su una pensione diretta. Non dovrebbe ormai esserci più alcun dubbio, non è possibile ereditare la pensione di reversibilità, fatta eccezione per le somme residue che cadono in successione.

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