La riforma del Patto di Stabilità e Crescita e la sfrontatezza tedesca

Raphael Raduzzi

8 Aprile 2023 - 18:55

Nella discussione sulla riforma del Patto di Stabilità e Crescita spunta una nuova proposta del governo tedesco che riuscirebbe nell’arduo compito di peggiorare le assurde regole di bilancio europee

La riforma del Patto di Stabilità e Crescita e la sfrontatezza tedesca

La partita europea per la riforma del Patto di Stabilità e Crescita (PSC), cioè quell’insieme di direttive e regolamenti che fanno l’insieme delle regole di bilancio europee che spesso sono state bollate – non troppo a torto – come foriere di austerità, sembra sempre più in salita.

Una riforma radicale del patto di stabilità appariva più che fattibile solo un paio di anni fa, durante gli anni della pandemia, quando la sospensione degli effetti sanzionatori del Patto (e non la sua sospensione in toto come hanno scritto in molti) aveva permesso agli stati europei di utilizzare ampi margini di bilancio per sostenere l’economia e quindi di uscire dalla recessione molto prima e molto meglio rispetto alla crisi del 2011. Basti pensare che l’economia nel nostro paese ha raggiunto e superato il livello di Prodotto Interno Lordo pre-covid del 2019 ma non ancora, unico in tutta l’eurozona assieme alla Grecia, quello del 2007. Sintomo della dannosità di quella legislazione che coi cosiddetti Six Pack e Two Pack nel 2011 inasprirono ancora il Patto di Stabilità e Crescita in senso pro-ciclico e che aprirono le porte ad una stagnazione dell’economia pluriannuale.

Durante la pandemia anche i più strenui difensori delle logiche di austerità di un tempo cambiarono avviso, sostenendo la necessità di dare più spazio agli stati per promuovere la crescita e gli investimenti pubblici. Si possono trovare pubblicazioni dai più insospettabili come ad esempio Oliver Blanchard, ex capo economista del Fondo Monetario Internazionale proprio negli anni della crisi dell’eurozona e dell’austerità in salsa greca, che sembra aver preso fortemente le distanze da quel periodo. O ancora di Francesco Giavazzi, che pur invocando un ruolo per il MES come nuova agenzia del debito europea pare ormai teorico redento dall’idea di ‘austerità espansiva’ invocando regole più semplici e chiare e maggiori possibilità per i governi di spesa per investimenti. [...]

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