Le voci sulla morte della valuta statunitense sono tanto esagerate quanto troppo spesso ripetute.
“Ogni notte”, il presidente si domandava: “mi chiedo perché ogni paese abbia bisogno di commerciare con il dollaro. … Chi ha deciso che fosse il dollaro a primeggiare dopo la scomparsa del gold standard? … Oggi, i paesi devono inseguire i dollari per esportare, quando potrebbero esportare nelle proprie valute…”.
Il presidente in questione è Luiz Inácio Lula da Silva del Brasile e la sede la New Development Bank a Shanghai il 13 aprile scorso.
Lo storico Niall Ferguson in un articolo pubblicato su Bloomberg osserva: “Le parole di Lula mi hanno subito fatto venire in mente le riflessioni di un altro presidente più di mezzo secolo fa: «La convenzione per cui si attribuisce al dollaro un valore trascendente come moneta internazionale non poggia più sulla sua base iniziale. … Il fatto che molti stati accettano dollari … per compensare i deficit della bilancia dei pagamenti americana, ha permesso agli Stati Uniti di indebitarsi gratuitamente con l’estero. In effetti, ciò che devono a quei paesi, lo pagano... in dollari che loro stessi possono emettere a loro piacimento. …Questa agevolazione unilaterale attribuita all’America ha contribuito a diffondere l’idea che il dollaro è un [mezzo] di scambio imparziale e internazionale, mentre è un mezzo di credito appropriato a uno stato»”.
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