In partenza la sperimentazione della settimana lavorativa da 32 ore senza variazioni sul salario. Ecco dove accadrà.
Anche in Brasile potrebbe arrivare la settimana lavorativa breve. A dare la notizia è 4 Day Week Global, l’organizzazione che a livello internazionale promuove e si batte per ridurre il monte ore dei professionisti operando a stretto contatto con le imprese per facilitare l’introduzione di nuove politiche aziendali.
Ridurre le ore di lavoro e condensare l’attività in quattro giorni non è infatti un cambiamento semplice da gestire e comporta spesso una riorganizzazione delle attività lavorative per mantenere la produttività nonostante l’orario ridotto.
Per questo motivo, come già avvenuto in altri Stati, prima dell’adozione della settimana corta verrà avviata, a partire da giugno, un’indagine statistica mirata. Alla raccolta dati parteciperanno le aziende candidate al progetto pilota che prevederà una fase di sessioni formative per il management e poi una vera e propria attuazione del sistema lavorativo basato su 32 ore.
Cos’è la settimana corta
Con il termine a settimana lavorativa breve o settimana corta ci si riferisce a una riduzione del numero di ore lavorative rispetto alla settimana standard a parità di compenso. Di solito la settimana lavorativa è di 40 ore mentre una settimana lavorativa breve può prevederne 35 o addirittura 32 ore.
È importante sottolineare che la regolamentazione della settimana breve non è standardizzata, anzi varia da uno Stato all’altro e un’azienda all’altra.
La durata esatta ad esempio viene stabilita a seconda delle politiche proprie dell’impresa nel rispetto dei contratti collettivi o delle normative vigenti in un determinato Paese. La sua attuazione inoltre dipende da fattori quali il settore di attività e i vincoli economici.
Cosa dicono i dati?
La sperimentazione in partenza in Brasile vede l’ennesimo Paese mettersi in gioco nonostante la complessità di questa transizione. Un motivo piuttosto semplice che potrebbe aver indotto le prime imprese brasiliane a lanciarsi in questa sfida sono senz’altro le analisi statistiche sui cosiddetti “casi noti”. Il continente europeo è stato infatti teatro delle prime ricerche e attuazioni del progetto con risultati importanti.
Esaminiamo ad esempio gli esiti dello studio del 2022 sulla settimana corta condotto dall’Università di Cambridge su 61 aziende per sei mesi. Tra i principali risultati vengono evidenziati:
- la riduzione dello stress (il 71% dei dipendenti dichiara di aver ridotto i livelli di burnout)
- la riduzione delle richieste per periodi di malattia (un calo del 65%)
- un calo dei licenziamenti (il 57% in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente).
Anche l’impatto aziendale però è stato notevole e positivo. I ricavi delle aziende non hanno mostrato grandi variazioni nel periodo tant’è che 56 delle 61 aziende coinvolte hanno poi scelto di proseguire con la 4 Day Week.
Il caso britannico però non è isolato. Stiamo infatti parlando di una metodologia di lavoro già rodata anche in Stati quali Belgio, Islanda, Spagna e Portogallo.
Benefici di lungo periodo della settimana corta
I dati raccolti in tal senso si affiancano poi a considerazioni di più ampio respiro. Oltre a far bene al profitto e alla salute mentale dei lavoratori, la settimana di 4 giorni lavorativi avrebbe effetti positivi anche sull’ambiente vista la diminuzione del pendolarismo e la conseguente riduzione dell’impronta di carbonio.
Si parla inoltre di un aumento della produttività con un esplicito riferimento ad una maggiore attrazione e fidelizzazione dei talenti. Come dicevamo infatti viene ridotto il turnover del personale.
Interessante vantaggio della settimana corta è infine quello della natalità, tema sentito soprattutto in Italia. Offrendo ai lavoratori più tempo libero c’è infatti la possibilità di dedicarsi ad attività familiari e di svago, migliorando l’equilibrio tra lavoro e vita privata e garantendo a genitori (o aspiranti tali ì) la possibilità di essere più presenti nella vita dei propri figli.
Ultima riflessione importante è quella sulla riduzione della disoccupazione: riducendo il numero di ore lavorative settimanali si crea la possibilità di assumere più lavoratori per coprire lo stesso volume di lavoro.
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