Dopo la riorganizzazione del lavoro in Intesa Sanpaolo, Lavazza ha introdotto il venerdì corto con uscita anticipata. Il modello della settimana corta si può imporre anche in Italia?
Lavorare quattro giorni a settimana, o quattro giorni e mezzo, a parità di stipendio. È la settimana corta che sta per introdurre Intesa Sanpaolo, con Lavazza che ha fatto qualcosa di simile. Una vera e propria rivoluzione per il modo di lavorare in Italia, dopo che il tema era stato discusso in campagna elettorale, con proposte ad hoc da parte del Movimento 5 Stelle e di alcuni partiti di sinistra.
Per il nostro Paese si tratta di una novità, ma all’estero la settimana corta è già una realtà in numerose aziende. È il caso ad esempio del Regno Unito, dove il modello è già ampiamente diffuso, ma anche del Belgio, che ha introdotto un’apposita legge nel suo ordinamento, che dà la possibilità ai lavoratori di chiedere la riorganizzazione. La settimana corta può diventare uno standard anche in Italia?
Settimana corta, la novità in Intesa Sanpaolo
Intesa ha proposto ai propri dipendenti un’evoluzione dello smart working, con la possibilità di lavoro flessibile fino a 120 giorni all’anno, senza limiti mensili, assieme alla settimana corta di 4 giorni da 9 ore lavorative, a parità di salario e senza obbligo di giorno fisso.
La riorganizzazione del lavoro è su base volontaria. Può essere quindi chiesta al proprio responsabile e accettata, entro tre mesi, solo se compatibile con le esigenze tecniche, organizzative e produttive della Banca.
Secondo l’istituto il nuovo modello organizzativo del lavoro va incontro alle “esigenze di conciliare gli equilibri di vita professionale e lavorativa e dimostra attenzione al benessere del personale”.
Verrà quindi avviata a gennaio una sperimentazione in 200 filiali e durante i giorni di lavoro flessibile da casa spetterà un’indennità di buono pasto di 3 euro, per tener conto delle maggiori spese sostenute in bolletta per il lavoro da casa.
Arriva la settimana corta in Italia?
Per quanto riguarda Lavazza, invece, la società ha introdotto nel nuovo contratto integrativo la possibilità di accorciare la durata del lavoro il venerdì, spalmando le ore il resto della settimana. In questo modo i lavoratori che lo chiedono possono lasciare prima il lavoro a ridosso del weekend, mantenendo intatto il proprio stipendio.
Il modello, ora, potrebbe essere imitato da altre società italiane, sempre mantenendo il focus degli obiettivi e cercando di migliorare la qualità del lavoro offerto dai propri dipendenti.
Settimana corta di lavoro, come funziona all’estero
In Belgio la legge, introdotta quest’anno, permette ai singoli lavoratori di chiedere l’accorciamento della settimana di stipendio, mantenendo però intatto il numero complessivo di ore. Le aziende possono opporsi, ma hanno l’obbligo di presentare una motivazione adeguata da accompagnare al rifiuto.
Nel Regno Unito, invece, a giugno 70 aziende hanno avviato in modo sperimentale la settimana corta a parità di salario. Secondo la no profit 4 Day Week Global, che ha promosso l’iniziativa della settimana corta, ci sarebbero già degli evidenti miglioramenti per la salute fisica e mentale, grazie a un maggiore equilibrio tra vita lavorativa e vita privata. Per questo diverse società vogliono continuare con l’esperimento anche nei prossimi mesi.
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