Il capogruppo leghista al Senato Massimiliano Romeo ribadisce le posizioni del Carroccio verso il Governo dopo il vertice di lunedì 4 luglio.
Il 4 luglio 2022, a via Bellerio, Milano, si è svolto il vertice della Lega per comprendere l’attuale situazione del partito al Governo. Massimiliano Romeo, capogruppo leghista al Senato, assieme a Giancarlo Giorgetti e Riccardo Molinari, ha commentato così il rapporto tra la Lega e il Governo: «Siamo responsabili ma non fessi».
Una frase provocatoria, che apre la nuova fase della Lega da qui fino a settembre, quando probabilmente il Carroccio si riunirà di nuovo e tirerà le somme della sua avventura dentro al Governo di larghe intese che appoggia Mario Draghi.
«Noi abbiamo fatto delle richieste molto esplicite con dei contenuti molto precisi dopodiché sulla base di quello che il governo farà faremo le valutazioni», Romeo cita quindi i temi capisaldi del programma leghista e sui quali la Lega non sembra intenzionata più ad attendere: «Lavoro, pensioni, salari, pace fiscale, legge sull’autonomia e revisione del reddito di cittadinanza, noi vogliamo delle risposte concrete», ribadisce, sotto lo sguardo attento di Giorgetti, che ha delegato ai due capigruppo la scomoda domanda sulle reali intenzioni della Lega con il Governo.
La Lega, insomma, di fronte alle fibrillazioni del M5S e alle proposte del Pd su Ius scholae e cannabis sembra stare alla finestra, ma senza per questo dare l’impressione che tutto possa andare bene.
"Siamo stati sempre fedeli, ma senza mai snaturare quelle che sono le
nostre convinzioni«, commenta un senatore di primo piano del Carroccio,»sono altri che sembrano fare di tutto per portarci allo scontro. Si sa come va a finire poi, quando tiri troppo la corda, che poi si spezza".
La Lega in questa sua permanenza al Governo ha comunque ottenuto importanti risultati su fisco e concessioni balneari, ma ora occorre forse, secondo quella che è la convinzione di gran parte degli esponenti leghisti, un ulteriore colpo di reni per staccarsi dalle istanze di chi, dall’inizio dell’esperienza di Draghi, sembra fare di tutto per provocare lo scontro con i leghisti.
«La Lega», come ribadisce un deputato molto vicino al segretario Matteo Salvini «ha pagato un prezzo molto alto alla sua adesione al Governo. Matteo ha avuto molto coraggio e sapeva che l’ingresso nel Governo avrebbe tolto consenso al partito. Ma ha preferito fare un gesto di responsabilità, che pochi purtroppo gli hanno riconosciuto. Ma adesso per noi si apre una nuova fase, che ci vedrà da qui a settembre molto più propositivi e anche esigenti verso l’azione di Governo. Lo dobbiamo alle nostre convinzioni e alle questioni urgenti che premono sulla pelle dei cittadini in questo momento. E certo tra queste non ci sono Ius scholae o cannabis».
Il solco sembra ormai segnato. I prossimi mesi saranno decisivi per la Lega e per il Governo, che potrebbe trovare sponde inaspettate sia in Italia Viva che nel partito di Azione, come sulla questione nucleare o su fisco e lavoro, questioni su cui la distanza con Pd e Cinque stelle rimane abissale.
La Lega insomma esce più compatta e unita dal vertice di via Bellerio, sempre fedele al suo segretario, con il quale lo stesso Giorgetti nega qualsiasi tipo di dissidio, e la cui leadership, malgrado le voci che la vorrebbero sempre in bilico, appare sempre ben salda. Concetto questo che sempre il capogruppo Romeo, in questa sua veste di portavoce del clima che si respira all’interno del partito, ribadisce con forza: «All’interno di un partito è normale che ci siano diverse sensibilità. Ma la grande forza della Lega è stata sempre la sua grande compattezza, anche nei momenti più difficili. Le discussioni vanno fatte tra le mura di casa, non portate all’attenzione mediatica. Sennò si rischia di fare il gioco dei nostri avversari. Un buon leghista non fa il gioco degli avversari».
La Lega adesso deve ritrovare un poco di quello spirito originario che lo aveva reso un partito ago della bilancia della politica italiana, alla fine degli anni Novanta. Con un occhio ben attento a quello che accade in Parlamento e a Palazzo Chigi, ma con l’altro rivolto ai territori, soprattutto quelli che hanno rappresentato da sempre un naturale serbatoio di voti. A pochi mesi dal rinnovo del consiglio regionale lombardo e dalle elezioni politiche, la Lega non può più permettersi passi falsi, ma questo Salvini e tutto il gotha del partito lo sanno bene e anche da questo dipenderà l’atteggiamento che il partito terrà col Governo nei prossimi decisivi mesi.
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