Nella bilancia della Finanziaria appena approvata dal Consiglio dei Ministri, alla fine i 5 Stelle sono riuscisti a ottenere di più rispetto agli alleati della Lega.
Mai come questa volta è giusto parlare di una “partita” che si è disputata in merito alla legge di Bilancio 2019. Oltre a tutte le pressioni esterne derivanti dalla scelta di alzare il deficit al 2,4%, nei palazzi del governo è andata in scena una autentica sfida intestina tra Movimento 5 Stelle e Lega.
Una sorta di lungo braccio di ferro tra i due partiti della maggioranza, uniti in Parlamento ma divisi su scala locale e che a breve si contenderanno la guida di cinque della sei regioni che andranno a voto nel 2019 (solo in Emilia Romagna il centrosinistra è in partita).
Ma chi ha avuto la meglio nel definire questa legge di Bilancio? Alla fine sia la Lega che i 5 Stelle hanno portato a casa i loro obiettivi principali, ma in fin dei conti sono con ogni probabilità i pentastellati ad averla spuntata riuscendo ad arginare la Pace Fiscale così come era stata richiesta dal carroccio.
La partita tra Lega e 5 Stelle
Il “governo del cambiamento” ha superato i primi due step del suo primo vero banco di prova. Imbastiti e approvati il Def prima e la legge di Bilancio poi, adesso la Finanziaria dovrà passare attraverso le varie commissioni parlamentari prima di essere votata da Camera e Senato.
Quando lo scorso 1 giugno prendeva forma il governo Conte, in molti scommettevano che questa strana alleanza non avrebbe retto all’urto della Manovra. In effetti le difficoltà non sono state poche ma al momento i gialloverdi continuano per la loro strada.
Nel costruire la “Manovra del Popolo” però si è pensato molto al proprio orticello. In teoria dovrebbero essere i pentastellati a fare la voce grossa all’interno della maggioranza, forti del maggiore peso parlamentare.
Gli ultimi sondaggi però parlano di una Lega primo partito del paese stimato oltre il 30%, con il Movimento 5 Stelle in calo staccato di qualche punto percentuale. Salvini inoltre ha sempre il Piano B rappresentato dal centrodestra: se dovesse staccare la spina al governo Conte, in caso di elezioni andrebbe lui dritto a Palazzo Chigi.
Ecco dunque che i due partiti sono azionisti alla pari all’interno dell’esecutivo, nonostante la maggiore rappresentanza grillina. Viste anche le importanti elezioni europee che si svolgeranno a fine maggio, Lega e 5 Stelle si marcano a vicenda per cercare ognuno di non far prendere troppo slancio e visibilità all’altro.
In questo clima si è svolta quindi la partita sulla legge di Bilancio, con le pressioni dell’Europa e dei Mercati che hanno infuocato ancora di più l’atmosfera mentre lo spread ha ripreso a salire sfondando il preoccupante muro dei 300 punti base.
Chi ha vinto nella legge di Bilancio?
Durante le prime settimane del governo Conte si parlava di una legge di Bilancio diversa da quella degli anni precedenti ma comunque prudente. Le intenzioni erano quelle di iniziare le varie riforme, che sarebbero poi partite a pieno regime almeno nel 2020.
Per prima cosa si pensava a far partire il restyling dei centri per l’impiego, con la Flat Tax ristretta solo alle partite Iva. Qualcosa si sarebbe fatto subito soltanto in materia previdenziale, mentre per il resto ci sarebbe stata una serrata lotta agli sprechi e ai “rami secchi”.
I sondaggi però questa estate, complice anche le varie vicende riguardanti i migranti, continuavano a dare la Lega in crescita facendo scattare più di un campanello d’allarme in casa pentastellata: il Reddito di Cittadinanza andava fatto subito.
Per non essere da meno, bisogna sempre ricordare che stiamo andando verso una campagna elettorale per le europee dove i due partiti andranno ognuno per conto proprio, anche la Lega ha quindi deciso di accelerare per avere la Quota 100 fin dal 2019.
Si è arrivati così a una sorta di accordo: sia la Lega che i 5 Stelle hanno avuto a disposizione in questa Manovra un gettone da 10 miliardi. Una soluzione che però ha fatto lievitare i costi della Finanziaria, rendendo così necessario l’innalzamento del deficit.
I grillini con i loro 10 miliardi hanno deciso di puntare tutto sul Reddito di Cittadinanza (compreso 1 miliardo per i centri per l’impiego), mentre il carroccio ha scelto di spendere 7 miliardi per la Quota 100 e il resto diviso tra un abbozzo di Flat Tax per le partite Iva (come preventivato all’inizio) e le assunzioni nelle Forze dell’Ordine.
Sorride il Movimento 5 Stelle
Si potrebbe pensare quindi che la partita sia finita in sostanziale parità. Tra le misure previste per reperire le coperture necessarie alla Manovra, la Lega però ha fin da subito spinto per la Pace Fiscale, provvedimento inserito anche nel contratto di governo.
Salvini e i suoi però volevano snaturare l’idea iniziale della Pace Fiscale, trasformandola in un autentico maxi condono visto che si parlava di un tetto di 500.000 euro anche per il non dichiarato. Una prospettiva inaccettabile per i grillini visto che la loro base mai avrebbe accettato questo colpo di spugna fiscale.
Nonostante la grande forza del carroccio in questo momento, alla fine si è deciso per una aliquota al 20% per sanare il pregresso di chi ha già presentato la dichiarazione dei redditi, mentre con una dichiarazione integrativa si può far emergere il 30% in più di quanto dichiarato fino a 100.000 euro.
Si tratta quindi sempre di un condono ma dai toni molto più soft rispetto a quanto chiesto dalla Lega. Una questione cruciale questa della Pace Fiscale tanto che è stato l’argomento che ha impegnato fino all’ultimo il governo.
I 5 Stelle di conseguenza possono brindare: hanno ottenuto il Reddito di Cittadinanza fin da subito, la Quota 100 che era anche nel loro programma elettorale, hanno limitato l’avvio della Flat Tax e soprattutto quello della Pace Fiscale.
In questa sfida tutta interna al “governo del cambiamento”, chi può ritenersi più soddisfatto è soprattutto il Movimento 5 Stelle.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Argomenti