Si sta iniziando a delineare la legge di Bilancio 2024 ma le coperture restano incerte: al governo non resta che operare altri tagli alla spesa pubblica oppure aumentare le tasse.
La legge di Bilancio 2024 sarà da 25 miliardi, molto meno rispetto alle richieste fantasmagoriche dei ministeri - ben 80 miliardi - ma anche qualcosa in più rispetto ai 20 miliardi ipotizzati dopo il bagno di realtà contenuto nella NaDef.
Fissato il limite di spesa per la legge di Bilancio, la domanda che circola con insistenza nei corridoi di Palazzo Tesoro è sempre la stessa: come trovare questi 25 miliardi per finanziare le varie misure che saranno inserite in manovra?
Il punto fermo sono i 15,7 miliardi che saranno a disposizione del governo grazie al deficit innalzato al 5,3% nel 2014, una mossa questa che però ha agitato i Mercati tanto che nelle scorse ore prima il The Economist e poi Bloomberg hanno criticato le scelte fatte dal duo Meloni-Giorgetti.
La premier però ha bisogno di questi 15,7 miliardi per finanziare la proroga del taglio del cuneo fiscale, il primo abbozzo della riforma fiscale e le misure annunciate per la famiglia. Niente di eclatante ma si tratta di voci che hanno il loro impatto economico.
E gli altri 10 miliardi per la legge di Bilancio 2024 da dove usciranno fuori? Ed è qui che i conti cominciano a farsi incerti e nebulosi, visto all’infuori del ricorso al deficit il governo non sembrerebbe avere le idee molto chiare sul come fare cassa.
Legge di Bilancio 2024: ci saranno più tasse e tagli alla spesa?
Senza contare i 20 miliardi che il governo conta di incassare nel prossimo anno dalle privatizzazioni, una autentica chimera per i precedenti esecutivi con i soldi che nel caso verrebbero usati per abbassare il debito pubblico, al momento sarebbero circa 10 i miliardi da trovare per la legge di Bilancio 2024.
Pensioni, rinnovo dei contratti del settore pubblico, sanità e le varie spese accessorie, sono tanti i settori che al momento non avrebbero una copertura finanziaria certa visto che Bruxelles, come abbiamo imparato in questi anni, non gradisce molto entrate fumose come condoni o spending review.
Il governo nella legge di Bilancio dovrebbe inserire, tra le voci in entrata, 3 miliardi del concordato preventivo e 2 miliardi derivanti dalle nuove tasse: extra profitti delle banche - ormai del tutto annacquata - e la global minimum tax, ovvero la nuova imposta minima globale (con un’aliquota effettiva del 15%) a carico dei gruppi societari con almeno 750 milioni di euro di fatturato consolidato.
I 3 miliardi del concordato preventivo però sarebbero tutto meno che certi, al pari degli 1,5 miliardi che il governo spera di racimolare grazie al taglio della spesa dei ministeri: su quindici lettere inviate, solo tre dicasteri finora avrebbero risposto presente.
Una voce di entrata sicura dovrebbe essere il miliardo della revisione delle tante agevolazioni fiscali oggi presenti, un taglio che potrebbe essere seguito da alcune sforbiciate alla spesa pubblica.
Del resto quando si parla di legge di Bilancio non ci sono molte soluzioni sul tavolo: deficit a parte, un governo può fare cassa in modo certo aumentando le tasse oppure tagliando la spesa pubblica.
Con la scure che stando alla NaDef già si sarebbe abbattuta sulla sanità, con l’aria della campagna elettorale che già si respira in Parlamento viste le elezioni europee di giugno, il governo sembrerebbe avere poca voglia di mettere in campo delle misure impopolari ma, con l’incubo spread che ha ripreso ad aleggiare sopra il Belpaese, per tappare l’attuale buco nella legge di Bilancio qualcosa dovrà essere fatto per non depennare altre misure da una legge di Bilancio già non molto entusiasmante.
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