Legge di Bilancio da 35 miliardi di euro: da dove vengono le risorse?

Violetta Silvestri

22/11/2022

La Legge di Bilancio del Governo Meloni ha trovato forma, con un valore totale di circa 35 miliardi di euro: da dove provengono le risorse necessarie a coprire le misure? Deficit e tagli di spesa.

Legge di Bilancio da 35 miliardi di euro: da dove vengono le risorse?

Legge di Bilancio 2023: ci sono circa 35 miliardi di euro di interventi nella manovra approvata dal Consiglio dei ministri del Governo Meloni.

Il testo era molto atteso, sia perché rappresenta il fondamento dell’azione politica ed economica dell’esecutivo, sia per il momento storico mondiale nel quale si inserisce: con una crisi straordinaria caratterizzata da inflazione elevata, crescita in contrazione, energia carente e costosa, i conti pubblici italiani, ma non solo, sono osservati speciali di nuovo.

I bilanci degli Stati sono tornati sotto i riflettori in Ue, con il monito a moderare la spesa pubblica per evitare l’esplosione di debiti già elevati nel post-pandemia e che rischiano di appesantire le casse statali ora che i tassi di interesse sono in aumento.

L’Italia, che mantiene un livello di indebitamento ancora elevato oltre i 2.000 miliardi di euro, sa che non può presentare una manovra di larghe spese.

La Legge di Bilancio 2023 vale, alla fine, più di quanto ci si aspettava: 35 miliardi di euro, da dove provengono?

Per la Legge di Bilancio 2023 ci sono 35 miliardi di euro: da dove provengono?

Il Mef, presieduto dal ministro Giorgetti, è stato chiaro: la manovra si inserisce in un contesto particolare e si basa, quindi, “su un approccio prudente e realista che tiene conto della situazione economica, anche in relazione allo scenario internazionale, e allo stesso tempo sostenibile per la finanza pubblica.”

Come già ampiamente anticipato, il nucleo della Legge di Bilancio è dedicato agli aiuti per contrastare il caro-bollette, ambito considerato la prima emergenza del Paese. A questo capitolo sono destinati 21 miliardi di euro, che sono stati reperiti tramite l’aumento del deficit sul Pil, ovvero con una richiesta di maggiore indebitamento (scostamento di bilancio, con il quale si autorizza il disavanzo).

Attenzione, però: tali risorse saranno sufficienti per coprire interventi di sostegno per i rincari energetici nei primi 3 mesi del 2023.

I restanti 14 miliardi di euro circa verranno recuperati da misure ricalibrate rispetto alle promesse elettorali, con meno bonus, il rebus pensioni da rivalutare, la riformulazione del reddito di cittadinanza, l’introduzione di nuove imposte.

Si prevede, per esempio, di aumentare l’aliquota fiscale sugli extra-profitti realizzati dalla vendita di energia al 35% (o almeno al 33%) dall’attuale 25% fino alla metà del 2023, Nel 2023 l’imposta sarà calcolata sul reddito netto aggiuntivo dichiarato dalle società che vendono energia a prezzi più alti, e non sulle vendite come avviene al momento.

Allo stesso tempo, il Governo sta riducendo uno sconto finanziato dallo Stato sui prezzi della benzina a 0,15 euro al litro da 0,25 euro al litro.

La riforma del reddito di cittadinanza potrebbe portare a un risparmio, quindi a maggiori risorse, di oltre 700 milioni di euro. La flat tax nella versione originale voluta da Salvini, ovvero estensione del 15% di tassazione fino a 100.000 euro è stata rimodulata per redditi fino a 85.000 euro.

Si parla anche di una tassa sul Bitcoin, ovvero sulle plusvalenze da criptoattività. Inoltre, potrebbero aumentare le accise sulle sigarette, per fare cassa e raccogliere circa 138 milioni di euro.

Il tutto, per consentire un equilibrio dei conti pubblici e portare la Legge di Bilancio 2023 al valore di 35 miliardi di euro senza fare altro debito.

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