Quando è impossibile risolvere la lite condominiale in modo bonario, bisogna ricorrere all’amministratore di condominio o alla mediazione. Ultima ipotesi è il tribunale. Ecco cosa fare.
Le liti in condominio sono all’ordine del giorno e possono nascere per svariati problemi: il cane che abbaia troppo, il parcheggio conteso, i panni che gocciolano dal balcone superiore e ogni altra questione che attiene alla vita quotidiana.
Condividere degli spazi con gli altri condomini, rispettare la privacy altrui e non disturbare è più difficile di quanto si possa pensare, sia nei gradi che nei piccoli condomini. Talvolta si tratta di lievi dissapori tra vicini di casa, altre volte invece di questioni ben più serie per le quali è necessario ricorrere all’amministratore di condominio oppure all’avvocato (nei casi più gravi).
In questo articolo vedremo cosa è opportuno fare in caso di lite condominiale e in quali casi bisogna percorrere la via giudiziale.
Lite in condominio: quando e come interviene l’amministratore
Non sempre con il dialogo si riesce a risolvere ogni cosa. Quando non è possibile chiudere un litigio tra vicini di casa con una soluzione di compromesso tra le parti, occorre l’intervento dell’amministratore di condominio, il è tenuto per legge a risolvere le controversie condominiali.
L’amministratore di condominio, infatti, è il punto di riferimento dei condomini per ogni circostanza che può arrecare turbamento. Naturalmente il suo intervento è possibile solo se il litigio tra condomini riguarda il regolamento condominiale (le fasce orarie di silenzio, il parcheggio, il mantenimento della parti comuni, e così via) e non anche se di mezzo ci sono questioni o antipatie personali.
L’amministratore, in pratica, cercherà di risolvere la lite e portare la pace assicurando le regole della convivenza in comune.
Lite tra condomini: la mediazione
Un altro strumento messo a disposizione dalla legge italiana in caso di lite tra condomini, prima di intentare una causa condominiale, è l’istituto della mediazione.
La legge sulla mediazione introdotta nel settembre 2013 impone ai condomini che vogliono ricorrere al giudice di pace l’obbligo di tentare prima un accordo di mediazione.Questo consiste in un incontro tra le parti in lite e il mediatore che deve avvenire all’interno della circoscrizione per cui è competente il tribunale del luogo dove si trova il condominio.
Le parti dovranno cercare di raggiungere un accordo, nel caso in cui si raggiunga questo obiettivo, il mediatore imporrà ad entrambi le parti l’obbligo di rispettare la soluzione trovata in comune. Il mediatore non è tenuto a prendere nessuna decisione, egli non è né un giudice né un arbitro. Quest’ultimo si impegna solo ad aiutare le parti a raggiungere un accordo.
Nel caso in cui le parti non riuscissero ad arrivare ad un accordo si richiederà l’intervento del giudice di pace che deciderà come risolvere la controversia.
Liti condominiali, il giudice di pace è l’ultima spiaggia
Se non è stato possibile risolvere la questione in nessuno dei modi visti prima, vuol dire che ai condomini in lite tra loro non resta che rivolgersi al giudice di pace, il quale è appunto competente per tutte le questioni che attengono la vita condominiale.
Il primo comma dell’articolo 7 del Codice di procedura civile recita che “il giudice di pace è competente per le cause relative a beni mobili di valore non superiore a cinquemila euro, quando dalla legge non sono attribuite alla competenza di altro giudice.”
Questo significa che bisogna rivolgersi al giudice di pace quando la lite riguarda il recupero di un credito (ad esempio se un condomino non provvede alle spese comuni).
Il giudice di pace è competente anche in materia di gestione delle parti comuni del condominioe impugnazione delle delibere assembleari.
Per le cause che hanno un valore inferiore a 1.100 euro le parti possono stare in giudizio anche senza avvocati.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Argomenti