La quota dello yuan nei pagamenti internazionali è in aumento, anche se secondo Swift si è contratta di 0,5 punti percentuali arrivando a dicembre al 4,14%, come quarta valuta più attiva.
I numeri parlano chiaro: lo yuan cinese è diventata la valuta principale nelle operazioni economiche estere della Russia. La sua quota nelle esportazioni di Mosca è schizzata alle stelle, passando dallo 0,4% rilevato due anni fa all’attuale 34,5%; nello stesso lasso di tempo la quota nelle importazioni del Cremlino è passata dal 4,3% al 36,4%.
“Fino al 2022, nelle nostre riserve c’era una quota significativa di dollari ed euro. Ciò era dovuto al fatto che i contratti di commercio estero erano in gran parte stipulati in queste valute. Ora, l’attività economica estera sta passando molto attivamente all’uso di altre divise, principalmente lo yuan”, ha dichiarato la governatrice della Banca centrale russa, Elvira Nabiullina, alludendo alle sanzioni internazionali inflitte a Mosca dopo l’avvio dell’operazione militare speciale in Ucraina.
Anche il primo vice primo ministro russo, Andrei Belousov, ha affermato a novembre che le transazioni in rubli e yuan nel commercio bilaterale hanno raggiunto il 95%. Cina e Russia hanno inoltre consolidato ulteriormente i loro legami firmando 55 accordi del valore di 13,6 miliardi di yuan (1,9 miliardi di dollari), alcuni riguardanti anche i servizi finanziari, in occasione di una conferenza sulla cooperazione economica e commerciale tenutasi nei giorni scorsi nella città cinese di Shenyang. [...]
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