Maltempo: abusivismo e scelte della politica, ecco le colpe di un disastro annunciato

Alessandro Cipolla

6 Novembre 2018 - 13:21

L’Italia si scopre ancora una volta quasi inerme di fronte al maltempo: tra abusivismo record e colpe politiche, il nostro paese è sempre più a rischio.

Maltempo: abusivismo e scelte della politica, ecco le colpe di un disastro annunciato

Prevenire è meglio che curare”. Uno slogan diventato ormai una massima che, oltre per i denti, può essere applicata anche allo stato di salute del territorio italiano. Dopo la tragica ondata di maltempo, ancora in corso, il governo infatti ha stanziato fondi e la Protezione Civile ha attivato un numero solidale per raccogliere donazioni.

Come purtroppo spesso accade in Italia, si interviene soltanto a disastro avvenuto cercando di mettere qualche proverbiale pezza a un buco che ormai però, con il passare degli anni, è diventato una voragine difficile da coprire.

Ma di chi sono le colpe dello stato pietoso del nostro territorio, sempre più indifeso di fronte alle crescenti calamità naturali? Naturalmente non c’è un unico colpevole o una sola chiara spiegazione, ma tutta una serie di concause che da tempo sono irrisolte.

Il clima e il territorio

Per capire al meglio i motivi di queste continue tragedie, bisogna partire da un presupposto: l’Italia è per sua conformazione geologica, morfologica e idrografica, un paese ad alto rischio di frane e alluvioni.

Essendo un territorio con una struttura geomorfologica giovane e quindi instabile, dove è vasta la presenza di rocce friabili e impermeabili che favoriscono lo scorrimento in superficie delle piogge, il nostro paese purtroppo è più esposto rispetto ad altri.

In più i mutamenti climatici con lunghi periodi di siccità alternati a intense precipitazioni piovose di certo non aiutano. Il “non ci sono più le mezze stagioni” ormai non è più soltanto un luogo comune da tirare fuori in ascensore con la vicina.

Il fatto che a novembre la temperatura in quasi tutto lo stivale sia anche sopra i 20°, è un chiaro esempio di come l’Italia si stia sempre più avvicinando ad avere un clima tropicale come più volte ipotizzato negli scorsi anni.

Il surriscaldamento del pianeta e i mutamenti climatici che ne derivano sono però spesso bollati come litanie degli “ecologisti da salotto”. Il risultato è che i tanti appelli che ormai si susseguono da decenni sono stati tutti puntualmente disattesi.

Esempio lampante è il vedere come anche il Trattato di Parigi ormai sia andato in malora per volontà del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, più interessato a tutelare le aziende americane che lo stato di salute del pianeta.

La politica

Appare evidente come una grossa responsabilità sia della politica. Per quanto riguarda i mutamenti climatici, è innegabile come i governi di tutto il mondo non abbiano fatto abbastanza.

Anzi, la situazione è in continuo peggioramento tanto che sono state riviste, in negativo, le tempistiche per un innalzamento della temperatura di 1,5° (si parlava di 2050, ora di 2030).

Tornando ai problemi di casa nostra, non è stato mai affrontato con il dovuto impegno il problema della messa in sicurezza del paese. Tanti soldi sono stati stanziati dopo i disastri, spesso utilizzati anche molto male, al contrario pochi invece per la prevenzione.

Di recente il ministro Matteo Salvini ha dichiarato che servirebbero 40 miliardi per mettere in sicurezza l’Italia. Peccato che il suo governo, prima di questo nuovo disastro dovuto al maltempo, aveva previsto poco o nulla nella legge di Bilancio.

In generale questo è un andazzo che da sempre ha contraddistinto anche i precedenti governi. I motivi sono molto semplici: il tema è di forte impatto quando ci sono le calamità, ma alla fine non porta voti.

Non è un caso che i Verdi nel nostro paese ormai abbiano un peso politico praticamente inesistente. Promettere tanti miliardi per le pensioni o per il sostegno al reddito ha un forte riscontro elettorale, promettere invece di sistemare gli argini dei fiumi molto meno.

Visto il clima da campagna elettorale permanente, chi governa puntualmente utilizza la maggior parte del budget per provvedimenti dal maggior appeal elettorale, trovandosi poi costretto a stanziare in fretta e furia fondi “trovati nel cassetto del Ministero” quando poi ci si trova in situazioni di emergenza.

Le colpe della politica quindi sono evidenti. Da sempre manca una precisa volontà di utilizzare i soldi pubblici per la prevenzione dei rischi idrogeologici, preferendo invece provvedimenti più popolari.

Abusivismo

Politica e istituzioni sono anche responsabili del fenomeno dell’abusivismo, che tanto incide sull’aggravare le crisi meteo. Come si può vedere dalla mappa realizzata dal Corriere della Sera, dal 2004 sono state 71.450 le ordinanze di demolizione emesse, ma soltanto 14.018 quelle eseguite.

Al momento in Italia sono da eseguire l’80,4% delle demolizioni disposte. Il record di abusivismo spetta alla Campania, con 16.596 costruzioni, che vanta anche la maggior percentuale di demolizioni non effettuate (97%).

In generale in tutto il paese le ordinanze non vengono eseguite, eccezion fatta per il Friuli Venezia Giulia. Inutile sottolineare come la recente tragedia di Casteldaccia in Sicilia sarebbe stata evitata se la casa fosse stata demolita come predisposto da anni.

Costruire in maniera selvaggia anche dove non è consentito indebolisce ulteriormente il già di per sé fragile territorio italiano. L’auspicio è quindi che le “ruspe” tanto evocate entrino realmente in azione, ma che cambi anche la coscienza politica e civica sull’importanza della prevenzione altrimenti in Italia si continuerà a lungo a versare lacrime di coccodrillo.

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