Marco Mottola è innocente secondo la giustizia, assolto anche dal processo di appello per l’omicidio Mollicone. Ecco cosa sappiamo a riguardo.
Marco Mottola, al centro di uno dei casi giudiziari più complessi e discussi degli ultimi vent’anni, è stato nuovamente assolto nel processo di appello per l’omicidio di Serena Mollicone, la studentessa diciottenne di Arce trovata morta nel giugno 2001.
Oggi, all’età di 42 anni, Marco Mottola gestisce un’attività commerciale a Venafro, in Molise, ma continua a essere una figura controversa, strettamente legata a una vicenda che ha segnato profondamente l’opinione pubblica italiana.
Nonostante l’assoluzione in primo grado e la conferma arrivata ieri in appello, le domande sul suo ruolo nella tragica morte di Serena restano vive per molti. L’accusa, infatti, lo aveva indicato come responsabile diretto del delitto, sostenendo che la giovane fosse stata uccisa nella caserma dei carabinieri di Arce, dove suo padre, Franco Mottola, ricopriva il ruolo di comandante. Tuttavia, i giudici hanno stabilito che non vi sono prove sufficienti per dimostrare la colpevolezza sua e degli altri imputati, tra cui i suoi genitori.
Mentre l’assoluzione è stata salutata dai Mottola come la “fine di un incubo”, resta irrisolto il mistero intorno al brutale omicidio di Serena. In questo contesto, la figura di Marco Mottola continua a essere oggetto di dibattito, tra chi lo ritiene vittima di accuse infondate e chi, invece, pensa che la verità non sia ancora emersa del tutto.
Omicidio Mollicone: le indagini e la svolta che condusse ai Mottola
Serena Mollicone aveva solo 18 anni quando scomparve da Arce il 1° giugno 2001. Studentessa del liceo socio pedagogico di Sora, era impegnata con il padre Guglielmo, insegnante di una scuola locale, nella lotta contro le droghe.
Il suo corpo fu ritrovato solo due giorni dopo in un bosco situato nel comune di Fontana Liri, con mani e i piedi legati da fil di ferro e la testa chiusa in un sacchetto. Le indagini però furono gestite in modo anomalo, tanto che si sospetta di possibili depistaggi: il diario di Serena fu consegnato al comandante dei carabinieri, Franco Mottola, ma non fu mai messo a verbale.
Dopo 45 giorni senza risultati, la procura di Cassino affidò gli accertamenti alla polizia di Stato, Unità Analisi Crimine Violento. Nel 2003 fu accusato, arrestato e poi scagionato Carmine Belli, un carrozziere che testimoniò di aver visto Serena discutere con un ragazzo biondo.
La svolta nelle indagini giunse solo nel 2008 quando si tolse la vita il brigadiere Santino Tuzi, all’epoca dell’omicidio in servizio presso la caserma dei carabinieri di Arce. Prima del suo suicidio - sulle cui dinamiche persistono dei dubbi - il sottufficiale dichiarò di aver visto Serena entrare in caserma ma non di averla mai vista uscire.
Dopo aver riesumato la salma nel 2016, dall’autopsia emersero dati sconcertanti ma ritenuti sufficienti per accusare di:
- omicidio e occultamento di cadavere l’ex maresciallo Franco Mottola, la moglie Annamaria e il figlio Marco;
- concorso esterno in omicidio ed istigazione al suicidio di Tuzi l’ex vicecomandante Vincenzo Quatrale;
- favoreggiamento l’appuntato dei carabinieri Francesco Suprano.
Il movente sembrerebbe essere chiaro: Serena Mollicone aveva deciso di denunciare ai Carabinieri l’attività di spaccio di Marco Mottola, all’epoca quasi ventenne. Sarebbe lui il ragazzo biondo con il quale Serena discuteva la mattina del 1° giugno e sempre lui l’avrebbe aggredita in caserma sferrandole un pugno sulla tempia, facendola sbattere contro una porta.
Omicidio Mollicone, le ricostruzioni e perché è stato assolto Marco Mottola
Secondo la pubblica accusa Serena fu uccisa da Marco Mottola nella caserma di Arce. I Mottola sono stati accusati di omicidio volontario in concorso e occultamento di cadavere. Per l’accusa, infatti, portarono nella notte Serena, ancora viva, nel bosco di Fonte Cupa, vicino Arce, dove poi fu ritrovato il suo corpo.
Sia in primo grado che in appello, però, i giudici hanno deciso di assolvere tutti e cinque gli imputati, in quanto durante il dibattimento non sono stati provati molti degli “asseriti depistaggi che secondo l’accusa il maresciallo Mottola avrebbe compiuto in sede di prime indagini”. Inoltre, secondo i magistrati sono emerse delle “prove che si pongono in termini contrastanti rispetto alla ricostruzione dei fatti da parte della pubblica accusa”.
Infine si evidenziano “consistenti e gravi elementi indiziari dai quali si deve necessariamente desumere l’implicazione nella commissione del delitto in esame di soggetti terzi, che sono rimasti ignoti”.
Marco Mottola, cosa fa oggi?
Oggi Marco Mottola, 42 anni, gestisce un’attività commerciale a Venafro, in Molise, e ha ottenuto anche in appello l’assoluzione per l’omicidio di Serena Mollicone.
Nonostante l’assoluzione in secondo grado, Marco Mottola continua a dover affrontare il peso di un’opinione pubblica che, in parte, lo considera ancora responsabile.
Resta inoltre aperta la ferita della famiglia Mollicone, che non ha ancora ottenuto giustizia per la tragica perdita di Serena. Il padre della ragazza, Guglielmo, morto nel maggio 2020, non ha mai potuto conoscere la verità sul destino della figlia, e il caso continua a essere uno dei più dolorosi e irrisolti della cronaca italiana.
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