La Marina ha solo 63 missili: l’Italia è pronta a una guerra?

Alessandro Cipolla

4 Gennaio 2024 - 09:57

Il ministro Crosetto in commissione Difesa ha ammesso che la nostra Marina ha solo 63 missili a disposizione: se dovesse essere coinvolta in una guerra l’Italia sarebbe pronta?

La Marina ha solo 63 missili: l’Italia è pronta a una guerra?

L’Italia sarebbe pronta ad affrontare una guerra? Nonostante le nostre forze armate siano tra le migliori al mondo con i nostri soldati impegnati al momento in delicate missioni sparse in diversi continenti, la risposta a questa domanda sembrerebbe essere negativa.

Non il massimo visto i tempi che corrono, con la guerra in Ucraina e quella tra Israele e Hamas che rischiano di poter degenerare in un conflitto di portata mondiale da un momento all’altro, con il fronte più caldo a riguardo che al momento sembrerebbe essere quello del Medio Oriente.

Nei giorni scorsi l’Italia ha deciso di aderire all’operazione Prosperity Guardian inviando la fregata Virginio Fasan nel Mar Rosso, il cui compito sarebbe quello di fare da scorta alle navi commerciali in rotta verso il canale di Suez visti i frequenti attacchi da parte dei ribelli yemeniti Houthi.

In questo scenario, al Foglio non è sfuggita una frase pronunciata dal nostro ministro della Difesa Guido Crosetto mentre in commissione Difesa si discuteva dello scontro tra la Marina americana e i ribelli Houthi, con gli Usa che in quell’azione hanno lanciato un’ottantina di missili.

E pensare che la nostra Marina militare dispone solo di 63 missili” è stato il commento sfuggito a Crosetto, ma da tempo in Italia e a Bruxelles sarebbe scattato l’allarme sul fatto che, dal punto di vista militare, l’Ue al momento non sarebbe in grado di affrontare una guerra su larga scala.

L’Italia e la guerra

Quando è scoppiata la guerra in Ucraina la Nato ha chiesto ai propri membri di mantenere fede all’impegno di aumentare la spesa militare fino al 2% del proprio Pil. L’Italia ha risposto presente, ma a causa pochi soldi in cassa nel 2023 l’obiettivo è stato mancato anche se il nostro Paese ha speso 800 milioni in più rispetto al 2022 per un totale di 26,5 miliardi.

Un aumento che però non sarebbe al momento sufficiente a rimpinguare i nostri arsenali - in parte svuotati anche dalle forniture all’Ucraina - e ammodernare i mezzi e le armi a disposizione. Sempre il Foglio ha fatto notare come solo il 20% dei nostri carri armati al momento sarebbe in condizioni ottimali, con la dotazione missilistica della Marina che sarebbe assai scarna stando alle parole di Guido Crosetto.

Quando la Russia ha invaso l’Ucraina, in una intervista rilasciata a Money.it il generale Carlo Landi ha spiegato che se Putin decidesse di lanciare uno dei suoi missili ipersonici armato di testata atomica contro l’Italia, il nostro sistema antimissilistico molto probabilmente non sarebbe in grado di intercettarlo.

L’Ue ha bisogno di una sorta di economia di guerra, con tutta l’attenzione alla terminologia, per gli armamenti - ha dichiarato il presidente del Partito popolare europeo Manfred Weber in una recente intervista rilasciata al gruppo editoriale Funke -. La Germania e l’Europa devono diventare capaci di difendersi in pochi anni”.

L’Europa negli ultimi mesi non è riuscita a mantenere la promessa fatta all’Ucraina di fornire un milione di munizioni in un anno, anche perché in molti hanno preferito vendere i proiettili altrove e non a Kiev, mentre gli Stati Uniti usano missili da 2 milioni di dollari per abbattere un drone di fabbricazione iraniana costato qualche decina di migliaia di dollari.

A maggio 2022 El Pais ha reso noto un documento realizzato da Bruxelles in cui si elencavano tutte le cause per cui l’Europa non sarebbe stata pronta a una guerra aperta contro la Russia. “La difesa dei Paesi europei ha quasi tanti talloni d’Achille quanti sono i soldati - ha riportato il quotidiano spagnolo -. L’elenco dei problemi strutturali e organizzativi, che l’esecutivo Ue ha messo in fila su richiesta degli stessi Stati membri, comprende le difese aeree per proteggere le città o le infrastrutture chiave da attacchi di missili, droni di sorveglianza e aerei da combattimento, carri armati e forze navali”.

Per fare la guerra servono i soldi, ma anche presentando il cash al momento l’industria bellica occidentale sarebbe talmente oberata da richieste di commesse che i tempi di consegna appaiono essere assai lunghi. Tutti motivi in più questi per cui l’Italia dovrebbe fare il tifo per la pace.

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