Sarebbe stata una durissima autocritica, quasi un’auto accusa, il discorso che Draghi ha pronunciato in occasione della consegna del Premio Paul Volcker alla carriera.
Sarebbe stata una durissima autocritica, quasi un’auto accusa, il discorso che Draghi ha appena pronunciato in occasione della consegna del Premio Paul Volcker alla carriera.
Lo sarebbe stata se solo Draghi avesse citato le sue stesse opinioni, quelle espresse nei momenti cruciali della sua lunga carriera, prima come Direttore Generale del Tesoro, poi come Governatore della Banca d’Italia, quindi come Governatore della Banca Centrale Europea.
Perché, stavolta, Draghi finalmente ha dovuto riconoscere i guasti profondi che la globalizzazione ha comportato: “Le conseguenze sociali si sono manifestate in una perdita secolare di potere contrattuale nelle economie avanzate, poiché i posti di lavoro sono stati spostati dalla delocalizzazione o le richieste salariali sono state contenute dalla minaccia della delocalizzazione. Nelle economie del G7, le esportazioni e le importazioni totali di beni sono aumentate di circa 9 punti percentuali dall’inizio degli anni ’80 alla grande crisi finanziaria, mentre la quota di reddito del lavoro è scesa di circa 6 punti percentuali in quel periodo. Si è trattato del calo più marcato da quando i dati relativi a queste economie sono iniziati nel 1950”. [...]
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