Massima allerta sull’Italia: debito record e Pnrr a rischio

Violetta Silvestri

14/04/2023

Italia di nuovo in allarme: il debito corre su livelli massimi e il Pnrr è in ritardo. Con queste premesse le agenzie di rating iniziano a dubitare nella ripresa del Paese. Cosa può succedere.

Massima allerta sull’Italia: debito record e Pnrr a rischio

L’Italia torna nel mirino delle agenzie di rating, mentre il debito pubblico cresce ancora e il Pnrr arranca tra ritardi e critiche.

L’allerta sul nostro Paese, nello specifico sui conti pubblici e sulla capacità di cambiare rotta anche grazie alle risorse europee del Recovery Fund, arriva in un momento cruciale: con i tassi di interesse elevati, i mutui che corrono e diventano sempre più onerosi, prezzi del carrello della spesa alti, gli spiragli di ottimismo del Def rischiano di indebolirsi.

Secondo il Documento di economia e finanza, infatti, il Pil è visto crescere dell’1,0% programmatico nel 2023, ma il ministro Giorgetti ha ribadito che la spinta del Pnrr potrebbe essere decisiva per un salto davvero importante della crescita nel periodo fino al 2026.

Qualcosa, però, può ancora andare storto per l’Italia e agenzie di rating come Dbrs e Moody’s hanno lanciato un allarme sul nostro Paese: perché c’è allerta e cosa c’entrano debito - di nuovo in aumento - e Pnrr a rischio in un possibile declassamento della nostra nazione.

Italia: il debito cresce, è nuovo massimo

La prima cattiva notizia per i conti pubblici italiani è arrivata dal consueto resoconto mensile di Bankitalia sul debito: a febbraio l’indebitamento dello Stato è aumentato, attestandosi a 2.772 miliardi di euro con un incremento mensile di circa 21,5 miliardi di euro.

Con questi numeri, il livello di debito ha toccato nuovamente il massimo storico. Secondo la pubblicazione “Finanza pubblica, fabbisogno e debito”, tale aumento è risultato dalla somma di: incremento del fabbisogno (12,9 miliardi), maggiori disponibilità liquide del Tesoro (8,6 miliardi), effetti degli scarti e premi all’emissione e al rimborso; rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione; variazione dei tassi di cambio (0,1 miliardi).

Da evidenziare, inoltre, che il debito pubblico italiano rimane il più alto dell’Eurozona in proporzione, dietro solo a quello della Grecia. Secondo il Def, il rapporto debito/Pil nel 2023 si attesterà al 142,1%, nel 2024 al 141,4%, nel 2025 al 140,9%, nel 2026 al 140,4%.

Da segnalare, infine, che Bankitalia ha reso noto che a gennaio il controvalore del portafoglio di titoli di Stato italiani detenuto da soggetti esteri ha subito una nuova diminuzione, ponendosi al livello più basso da settembre 2012.

Pnrr: ancora di salvezza o condanna per l’Italia?

Non solo il debito. Nel mirino degli analisti c’è anche il Pnrr e, soprattutto, i ritardi nella sua attuazione.

L’Italia potrebbe pagare davvero cara questa inefficienza sul raggiungimento degli obiettivi fissati nel piano. A ribadirlo sono state importanti agenzie di rating come Scope, Dbrs e Moody’s, secondo le quali
continui ritardi e richieste di revisioni al Pnrr potrebbero tradursi in problemi seri su sostenibilità del debito e capacità di crescita.

“Se i ritardi si dovessero protrarre, l’implementazione complessiva del piano potrebbe essere a rischio e si attenuerebbe l’impatto positivo del piano sul potenziale miglioramento della crescita del Pil...Rivedere il piano attraverso progetti più semplici da realizzare ma con un minor impatto sull’economia equivarrebbe a uno scenario con uno stock sul debito più elevato e con una crescita inferiore”, ha detto a Reuters il vice presidente di Dbrs, Carlo Capuano.

Il rating del Paese è fortemente dipendente dal successo del Piano di ripresa e resilienza e gli osservatori esterni cominciano a mostrare dubbi sulla capacità nazionale di far fronte agli impegni di spesa.

Il ministro dell’Economia Giorgetti ha ammesso nelle premesse al Def che la complessità e l’innovatività di alcuni progetti, i rincari e la scarsità di componenti e materiali, nonché lentezze burocratiche hanno pesato sul Pnrr.

La partita è aperta: in gioco ci sono le risorse europee previste per aprile e, in generale, la credibilità e il futuro dell’Italia. Intanto,c ’è allerta sull’economia del Paese.

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