Matteo Falcinelli è stato arrestato a Miami in particolari circostanze, riportando un trattamento violento e profonde ripercussioni. Ecco cosa sappiamo.
Matteo Falcinelli è lo studente italiano che è stato arrestato a Miami in questo inverno con modalità a dir poco brutali, tanto che si parla di accuse di tortura nei confronti degli agenti di polizia statunitensi. Parte della vicenda è ormai pubblica, grazie a numerosi video e foto oltre all’impegno della famiglia e dei legali del giovane. La questione ha concentrato anche l’attenzione della politica, indignata dal trattamento violento e apparentemente immotivato riservato allo studente.
L’unica cosa certa sono i dubbi, a cominciare dal motivo dell’arresto e, ancor prima, dall’allontanamento del giovane dal bar, da cui è poi scaturito il tutto. Affidandosi alla mamma e agli avvocati, Matteo sta tentando di rivendicare i suoi diritti e la propria versione dei fatti che, almeno per il momento, ricordiamo non essere stata verificata dalle autorità, anche se i filmati dell’arresto evidenziano comunque modalità cruente.
Chi è Matteo Falcinelli
Matteo Falcinelli è nato a Spoleto il 4 settembre del 1998 e oltre alla cittadinanza italiana ha anche quella slovacca, paese di origine della mamma Vlasta. Ha anche un fratello, Marco, che insieme alla mamma si trova a Miami per fornire supporto in questa delicata vicenda.
Matteo si trova negli Stati Uniti per la borsa di studio sportiva vinta con College Life grazie al talento calcistico. Una passione che lo ha trascinato via dalla facoltà di Economia dell’Università degli studi di Perugia, a cui si era iscritto nel 2017 dopo essersi diplomato al liceo Volta di Spoleto.
Una dedizione che ha caratterizzato la vita dello studente sin da presto, come raccontato dalla famiglia e dimostrato dai traguardi conquistati. Prima di volare oltreoceano, Matteo ha fatto parte delle squadre di calcio locali (Voluntas e Foligno) come centrocampista, vincendo poi premi come miglior giocatore e miglior capocannoniere nei campus giovanili della Juventus e del Real Madrid, rispettivamente.
Perseguendo la carriera sportiva, Matteo non ha abbandonato le sue ambizioni e si è laureato in Business administration al Wesleyan college in North Carolina. Dopo la corona d’alloro si è trasferito in Florida per conseguire il master Hospitality e Real Estate management, che non è riuscito a concludere per tempo a causa di un incidente auto. Ora ha ripreso a studiare, sebbene in una classe per studenti fragili per via delle ripercussioni psicologiche dovute all’arresto e alla detenzione, e ha superato il semestre con voti brillanti. Nel frattempo, prosegue la sua battaglia per la verità.
Cos’ha fatto Matteo Falcinelli e perché è stato arrestato a Miami?
Non sappiamo esattamente perché è stato arrestato Matteo Falcinelli, anche perché tutte le dichiarazioni sul merito provengono da soggetti “di parte” e non è possibile assumerle per vere prima che si concludano gli accertamenti delle autorità italiane. Bisogna però almeno presumere la buona fede dei familiari del giovane e tenere conto delle molteplici riprese che stanno iniziando a essere pubbliche, video e foto che destano ben più di qualche dubbio sulla legittimità del trattamento riservato a Matteo.
A livello ufficiale, sappiamo che l’arresto di Matteo è seguito all’accusa di resistenza a pubblico ufficiale e violazione di domicilio, oltre all’opposizione all’arresto. In seguito al processo, Matteo è stato ammesso al Pre trail intervention, un programma alternativo alla detenzione (simile alla messa alla prova nostrana) riservato a coloro che hanno commesso per la prima volta un crimine, purché non violento.
Comprensibilmente, il giovane studente ha accettato questo programma rieducativo che ha fatto cadere i quattro capi di imputazione e che lo renderà tra poco libero a tutti gli effetti. Non è detenuto, infatti, ma deve appunto concludere il percorso di riabilitazione.
Secondo la ricostruzione dei fatti riportata dalla famiglia a La Nazione, i fatti si sarebbero svolti nel modo seguente. Nella notte tra il 24 e il 25 febbraio il calciatore si sarebbe recato in un bar, venendo arrestato violentemente dalla polizia fuori dal locale, mentre cercava di farsi restituire due cellulari trattenuti proprio nel bar.
Il verbale della polizia riporta invece che l’arresto è stato necessitato dal fatto che Matteo stava importunando altri frequentatori del locale, tanto da venir cacciato. Secondo i poliziotti, il giovane si sarebbe opposto all’arresto mentre chiedeva la restituzione di una somma di denaro.
Proviamo a districare i fatti, senza pretesa di risolvere così grossolanamente una vicenda tanto delicata anche sul piano legale, partendo dalle contestazioni di reato mosse al giovane. La violazione di domicilio riguarderebbe il suo secondo ingresso del bar da cui è stato cacciato, con l’obiettivo di recuperare i citati telefoni. Secondo una possibile versione dei fatti, proprio i telefoni trattenuti riguarderebbero il motivo per cui il giovane è stato allontanato dal locale.
Si hanno poi la resistenza all’arresto e l’oltraggio a pubblico ufficiale, motivati da quanto si apprende dalle dichiarazioni della famiglia, con il solo intento di spiegare la necessità di recuperare i telefoni e difendersi da azioni giudicate immotivate, ma senza ricorrere alla violenza. L’unico contatto fisico promosso dal giovane è stato toccare il badge di un agente con un dito, almeno per quanto si può apprendere dai filmati resi pubblici.
Come anticipato, infatti, ci sono numerosi filmati dell’accaduto che sembrano sostenere questa tesi, ma ovviamente l’accertamento richiederà indagini più complesse. Di fatto, i legali del giovane hanno ottenuto le riprese delle body cam degli agenti dopo molto tempo, riprese che contengono parti mancanti (sia video che audio).
Ma come oramai sappiamo non è tanto la fumosa circostanza dell’arresto di Matteo il problema principale, quanto più le modalità con cui è stato arrestato e trattenuto, tra accuse di tortura e “metodi da Gestapo” riprendendo le parole della mamma.
Matteo Falcinelli è stato torturato?
Il 27 febbraio Matteo Falcinelli è stato scarcerato dopo il pagamento della cauzione da parte di alcuni amici, subendo in seguito diversi ricoveri in ospedale psichiatrico per istinti suicidari e attacchi di panico, dovuti allo stress dell’esperienza appena terminata. Le immagini sconcertanti dell’arresto sono ormai ovunque ed evidenziano chiaramente le manovre praticate dai poliziotti, oltre ai visibili segni sul volto del giovane.
Gli agenti, infatti, non si sono limitati ad arrestare Matteo ponendogli le manette ma lo hanno dapprima immobilizzato mettendogli un ginocchio sul collo. Una tecnica che ormai associamo alla triste morte di George Floyd, ma che di per sé serve a portare a termine l’arresto di soggetti aggressivi e che oppongono resistenza.
Almeno dai video, però, non pare che ci fosse questa resistenza, senza dubbio nulla che impedisse la sicurezza o che giustifichi il prolungamento della tecnica tanto da lasciare il ragazzo a terra in stato di incoscienza. Chiaramente è una valutazione fatta a posteriori, che non tiene conto di eventuali pericoli avvertiti dai poliziotti, che peraltro non hanno neanche confermato le accuse in sede di processo.
Oltretutto, i video che mostrano questo momento contengono un altro dettaglio fondamentale: la guardia di sicurezza posa due telefoni accanto al corpo inerme di Matteo, per poi rimuoverli prima che il giovane sia caricato in auto.
Non è tutto, Matteo è stato incaprettato per ben 13 minuti, (vale a dire con manette ai polsi dietro la schiena legate alle cinghie che immobilizzavano le caviglie), una posizione piuttosto dolorosa. Un trattamento che lascia sgomento anche ai professionisti, tanto da essere definito “una delle pratiche più crudeli e antiche di tortura” dall’avvocatessa Aurora D’Agostino, presidente dell’associazione Giuristi Democratici. Tutto ciò, ancor prima di essere condotto in carcere.
Il ragazzo ha riportato danni psicologici ma anche fisici, tanto da sopportare innumerevoli disagi nella vita quotidiana. Della questione se ne sta occupando l’avvocato fiorentino Francesco Maresca, che chiede l’intervento delle autorità italiane.
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