Mediobanca: ecco le banche migliori (e quelle peggiori) per liquidità e capitale

Francesca Caiazzo

02/11/2018

Mediobanca Securities segnala le migliori e le peggiori banche in termini di liquidità e capitale, dopo aver proceduto a interessanti simulazioni.

Mediobanca: ecco le banche migliori (e quelle peggiori) per liquidità e capitale

Giornata importante per le banche italiane. Oggi verranno infatti diffusi i risultati degli stress test Eba-Bce che riveleranno quanto gli istituti del nostro Paese siano solidi.

Intanto, mentre su alcuni quotidiani sono state pubblicate indiscrezioni a tal riguardo, Mediobanca Securities segnala le migliori e le peggiori in termini di liquidità e capitale, dopo aver proceduto a interessanti simulazioni.

Il report Mediobanca Securities

L’andamento dello spread influisce sullo stato di salute delle banche. Lo sottolinea Mediobanca Securities che nelle scorse ore ha pubblicato un report sugli istituti italiani, che al momento restano piuttosto vulnerabili.

Attualmente, secondo gli analisti, a vantare i profili più solidi in termini di liquidità e capitale sono essenzialmente due banche, Unicredit e Credem. Seguono Intesa Sanpaolo, Banca Popolare di Sondrio e Credito Valtellinese, mentre Ubi Banca, Banco Bpm e Bper mostrano profili simili con buffer di capitale nella media e profili di liquiditaà sub-ottimali. Infine, Carige e Mps si posizionano al di sotto della media su entrambe le due metriche.

La conclusione è arrivata procedendo al controllo del buffer di capitale rispetto al Cet 1, al Tier 1 e ai requisiti patrimoniali totali, presupponendo nessuna emissione di nuovo debito.

Unicredit e Crevale uniche Top Picks

Mediobanca ha proceduto anche a simulare l’acquisto/vendita di bond governativi provando a riallineare la sensitività del Cet 1 allo spread. Su questo fronte primeggiano Credem, Unicredit, Creval e Intesa Sanpaolo mentre Mps, Carige Bpm mostrano una esposizione più significativa.

Per gli analisti, infine, a meritare lo status di Top Picks, attualmente, sono solo Unicredit e Creval: i due istituti offrirebbero il migliore valore aggiustato per il rischio.

L’attuale fase di tensione sui mercati suggerisce cautela anche nel giudizio su altre banche come Bpm, Mps e Carige che presentano rischi più elevati.

Le azioni da preferire

Da Piazzetta Cuccia, inoltre, ricordano gli avvertimenti già espressi nel manuale anti-panico pubblicato lo scorso 24 settembre quando gli analisti sottolineavano come le tensioni commerciali innescate dagli Usa, le incertezze sulla manovra del governo italiano e la Brexit stessero creando timori nel mondo finanziario europeo.
A questo, si è poi aggiunto l’andamento preoccupante dello spread che più volte ha superato la soglia dei 300 punti base.

Alla luce di ciò e dei nuovi risultati pubblicati nelle scorse ore, Mediobanca evidenzia che

“qualunque intervento della Bce che possa portare sollievo allo spread e/o alla liquidità delle banche sarebbe una notizia molto positiva. In uno scenario costruttivo le azioni da preferire sarebbero Unicredit, Creval e Credem”.

Gli stress test

Intanto, oggi è la giornata della verità per le banche italiane ed europee. Saranno a breve pubblicati i risultati ufficiali degli stress test effettuati da Eba e Bce. Il Messaggero e il Sole 24 Ore hanno pubblicato alcune indiscrezioni che se confermate sarebbero notizie positive per l’Italia.

Secondo le anticipazioni dei que quotidiani, infatti, le quattro grandi banche oggetto di valutazione - UniCredit, Intesa SanPaolo, Ubi Banca e Banco Bpm – avrebbero superato la prova, mostrando tutte indici di solidità patrimoniali superiori al 5,5%, che era la soglia minima indicata nello scenario peggiore.

Il Sole 24 Ore ricorda che altre sei banche sono state vagliata in un test parallelo condotto dalla Bce: Bper, Carige, Mediobanca, Pop Sondrio, Iccrea e Credem. Per questo tipo di test non è prevista la comunicazione ufficiale dei risultati, ma secondo quanto risulta al quotidiano finanziario, “Carige avrebbe registrato fragilità nello scenario avverso, con un Cet 1 ratio finito al di sotto del 5,5%”.

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