Asse Caltagirone-Del Vecchio non preoccupa solo Mediobanca. Generali chiama la Consob

Laura Naka Antonelli

01/04/2025

Caltagirone e la holding della famiglia Del Vecchio figurano tra i principali soci di MPS, che ha lanciato l’OPS su Mediobanca, a sua volta maggiore azionista di Generali.

Asse Caltagirone-Del Vecchio non preoccupa solo Mediobanca. Generali chiama la Consob

Quel presunto patto, o asse, tra l’imprenditore romano Francesco Gaetano Caltagirone e di Delfin, la holding della famiglia Del Vecchio, non preoccupa solo Mediobanca, che si sarebbe già attivata, secondo quanto riportato dal Financial Times, chiamando direttamente la Vigilanza della BCE. Anche Generali sarebbe scattata sull’attenti, contattando la Consob, come ha segnalato sempre il quotidiano della City nell’articolo “Mediobanca reports two top shareholders in hostile bid battle”.

Non è la prima volta che il quotidiano britannico si sofferma, in particolare, sul ruolo che l’imprenditore romano Francesco Gaetano Caltagirone gioca nel mondo della finanza italiana.

Di lui, il Financial Times aveva parlato già mesi fa, dopo la grande notizia che aveva scosso Piazza Affari, relativa alla decisione di UniCredit di lanciare una OPS, offerta pubblica di scambio su Banco BPM: proprio la banca, quest’ultima, scelta dal governo Meloni per indossare le vesti di cavaliere bianco di MPS-Banca Monte dei Paschi di Siena, istituto senese ormai risanato e pronto a convolare a nozze con un partner italiano, nei sogni della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha sempre sponsorizzato l’idea di un terzo polo bancario nel Paese.

Già allora, con il dossier aperto da UniCredit, si era parlato della presenza di strategie e piani vari di Meloni per cercare di blindare il risparmio degli italiani.

Orcel VS Caltagirone, l’altro articolo del Financial Times

L’AD di UniCredit Andrea Orcel era finito subito nel mirino del governo italiano che, per bocca in particolare del vicepremier, leader della Lega e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, non aveva perso tempo a scagliarsi contro l’OPS di UniCredit.

Nelle stesse settimane, il Financial Times aveva parlato di manovre che erano state messe in atto ancora prima dell’OPS promossa da UniCredit su Banco BPM contro il banchiere al timone di Piazza Gae Aulenti. Tutto per fare, secondo alcune fonti, un favore all’ “imprenditore ottuagenario-barone del settore media-investitore finanziario”, “stretto alleato della presidente del Consiglio Giorgia Meloni”.

Veniva rimarcata la profonda differenza tra Caltagirone e Andrea Orcel, banchiere noto per essere estraneo alle logiche della politica, ancora di più dopo che quelle trattative che aveva portato avanti con il MEF anni prima, valutando la possibilità di rilevare un perimetro di MPS.

Perché l’asse Caltagirone-Del Vecchio preoccupa Mediobanca e Generali

L’asse (per ora non ufficiale) tra Caltagirone e la famiglia Del Vecchio preoccupa Mediobanca e Generali per ovvi motivi: i due attori, tra i più importanti e noti della finanza italiana, detengono partecipazioni importanti che li rendono ufficialmente maggiori azionisti di tre degli assi portanti del sistema bancario made in Italy: MPS-Monte dei Paschi di Siena, Mediobanca e Generali.

Mediobanca aveva già lanciato un avvertimento in tal senso quando aveva rigettato subito l’OPS che a sorpresa, la banca senese aveva lanciato lo scorso 24 gennaio 2025, lanciandosi alla sua conquista e indossando di colpo i panni della predatrice, tra l’altro di un istituto di dimensioni decisamente più grandi di quelle da essa presentate.

Così facendo, MPS si era smarcata da quel marchio di eterna preda che aveva caratterizzato il suo DNA almeno dal 2017, anno in cui il MEF ne aveva assunto il controllo, attraverso l’operazione di ricapitalizazione precauzionale, avviata per salvarla per il rotto della cuffia.

Era stata la stessa Mediobanca a far riferimento alle manovre e al piano lanciati da Delfin e da Caltagirone, parlando subito, nel definire l’OPS di MPS ostile e distruttiva di valore - di “rilevanti intrecci azionari di Delfin e Caltagirone”.

Così Piazzetta Cuccia, principale azionista di Generali con una quota del 13%, aveva rigettato l’Offerta pubblica di scambio sulle azioni lanciata dal Monte dei Paschi di Siena:

Si segnala infine che l’operazione è caratterizzata dai rilevanti intrecci azionari di Delfin e Caltagirone che sono presenti”. Per la precisione:

  • In Mediobanca, dove Delfin detiene il 20% e Caltagirone il 7% (sulla base dello stacco del dividendo di novembre 2024).
  • In MPS, dove Delfin è il primo azionista privato con il 10%, mentre Caltagirone detiene il 5% (oltre a detenere il 5% di Anima Holding che a sua volta possiede il 4% di MPS).
  • In Assicurazioni Generali, dove Delfin detiene il 10% e Caltagirone il 7%.

Generali, i risparmi degli italiani e i BTP: il dossier che mette ansia a Meloni

Nella giornata di ieri, il Financial Times ha riportato alcune indiscrezioni, secondo cui Mediobanca avrebbe bussato direttamente alla porta della BCE, segnalando il sospetto che Caltagirone e la holding della famiglia Del Vecchio Delfin, stiano agendo di concerto per assumere il controllo dei tre gruppi tra i protagonisti più illustri della finanza italiana, ovvero Mediobanca stessa, MPS, Assicurazioni Generali, nei capitali dei quali sono presenti con le partecipazioni suddette di maggioranza.

Il timore di Mediobanca è che con quel patto, sia Caltagirone che la famiglia Del Vecchio stiano agendo indisturbati, scavalcando lo stesso controllo delle autorità di vigilanza, perseguendo i propri interessi. Interessi che sono stati tra l’altro già sostenuti pubblicamente dal governo Meloni che, secondo ipotesi che circolano da diverso tempo, starebbe appoggiando l’asse Caltagirone-Delfin proprio per assicurarsi di avere, in futuro, una maggiore influenza, attraverso MPS - di cui il Tesoro-MEF è tuttora maggiore azionista - sulla governance di Generali.

L’obiettivo di Meloni sarebbe infatti quello di tutelare il risparmio degli italiani gestito da Generali, accertandosi contestualmente che, anche a seguito dell’accordo siglato tra Generali e Natixis, il gigante italiano continui a confermarsi acquirente dei BTP.

Più volte sulla questione è intervenuto il CEO di Generali in primis Philippe Donnet, impartendo anche lezioni di educazione finanziaria.

Probabilmente, ora le preoccupazioni del governo Meloni saranno un po’ rientrate, a seguito dell’annuncio di Generali relativo alla possibilità di fare più incetta di BTP.

Detto questo, l’interesse manifestato più volte da Caltagirone e dalla famiglia Del Vecchio per prendere il controllo della governance di Trieste, potrebbe essere la strada migliore da prendere, per il governo Meloni, per blindare e garantire l’italianità del gigante assicurativo, facendo sì soprattutto che le sue scelte continuino a premiare i BTP e in generale gli asset finanziari italiani.

OPS MPS, Mediobanca chiama la BCE, Generali la Consob

In questa situazione, l’agguato di MPS su Mediobanca evidentemente preoccupa lo stesso gruppo delle assicurazioni Generali, con il Financial Times che ha citato fonti secondo le quali il Leone, guardando evidentemente anch’esso con sospetto alle mosse di Caltagirone e di Delfin, avrebbe già contattato sia la Vigilanza sulle assicurazioni in Italia, ovvero l’IVASS, che la Consob.

Degli stessi rumor parla un articolo de Il Corriere della Sera, che riporta che Generali “ha inviato la settimana scorsa a Consob e IVASS una segnalazione sull’ipotesi dell’esistenza di un concerto che lega i suoi azionisti Caltagirone e Delfin nella partita che non riguarda solo il Leone, ma coinvolge a monte anche Mediobanca e Monte dei Paschi”.

Tutto, mentre “ la BCE avrebbe acceso un faro sugli intrecci azionari sempre di Caltagirone e Delfin in Mediobanca”.

Intanto, a fronte del grande finanziere azionista di MPS che ha dato la sua benedizione all’OPS presentata da Siena su Mediobanca, oggi a parlare del dossier è stato Alessandro Profumo, ex presidente di MPS ed ex CEO di Leonardo, che non ha fatto nulla per nascondere la propria perplessità sulla ratio dell’operazione: Lovaglio, ha detto, stando a quanto riportato dall’agenzia di stampa Radiocor, “convinto di quello che dichiara, della componente strategica di questa operazione. Io faccio un po’ più di fatica a vederla”.

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