Rendimenti bond e prezzi del petrolio dominano i mercati oggi, con le azioni globali sempre più sotto pressione dopo la prospettiva di tassi più alti per più tempo. Borse nel caos, cosa succede?
Mercati oggi ancora travolti dalla prospettiva Fed di tassi alti più a lungo, con il prezzo del petrolio sui massimi di oltre un anno ad aggiungere motivi di turbolenza.
La quotazione WTI statunitense ha toccato i 95 dollari al barile per la prima volta in più di un anno, dopo che le scorte sono diminuite in un importante hub di stoccaggio. L’aumento ha alimentato le preoccupazioni che l’inflazione sarebbe rimasta elevata, mantenendo il rendimento dei titoli del Tesoro a 10 anni vicino al 4,6% raggiunto nella sessione precedente, il più alto dal 2007.
I titoli azionari mondiali hanno registrato la loro serie di perdite più lunga in due anni mentre si aggravavano le preoccupazioni per tassi di interesse persistentemente elevati, spingendo gli investitori a rifugiarsi nel dollaro Usa in rialzo.
I guai immobiliari della Cina, le incertezze sulla crescita dell’Eurozona e le divergenti aspettative sulle future azioni delle banche centrali stanno provocando panico tra gli investitori. I mercati oggi sono di nuovo volatili.
Petrolio e rendimenti bond sempre più alti: mercati sconvolti
Un calo sorprendentemente forte delle scorte di greggio a Cushing, in Oklahoma, ha alimentato la preoccupazione che la domanda di carburante stia superando la produzione proprio quando i mercati meno avevano bisogno di un altro shock dal lato dell’offerta.
Il greggio statunitense è aumentato del 3,6% durante la notte e di un altro 1% giovedì, toccando i 95 dollari al barile per la prima volta dall’agosto 2022. I futures del Brent hanno toccato il massimo di un anno a 97,69 dollari. Mentre sci scrive, le due quotazioni viaggiano entrambe oltre i 94 dollari al barile.
La prospettiva di costi energetici più elevati e lo spettro di un’inflazione vischiosa esercitano maggiore pressione sulle obbligazioni a più lunga scadenza, con i rendimenti dei titoli del Tesoro a 10 anni di riferimento in rialzo di oltre 50 punti base questo mese per raggiungere un picco di 16 anni al 4,642%.
Anche in Europa i rendimenti delle obbligazioni corrono. Il Btp decennale rende il 4,79% e il Bund tedesco a 10 anni il 2,8%. Di conseguenza, c’è nuova pressione anche sullo spread, che ieri ha chiuso in rialzo a 195 punti.
“Il mercato ora deve adattarsi ai costi di finanziamento più alti e al rischio di durata più elevata”, ha affermato Koon How Heng, responsabile della strategia di mercato della United Overseas Bank, a Bloomberg Television. “L’incertezza principale che ora complica le cose è ovviamente il prezzo del petrolio greggio”.
L’indice del dollaro Bloomberg è rimasto stabile dopo aver toccato il livello più alto da novembre. L’indice è salito per sei sessioni di fila, la serie di rialzi più lunga in un anno. Petrolio in rialzo, dollaro forte e rendimenti obbligazionari in forte aumento sono un mix nocivo per le azioni, oltre a suonare un allarme sulla stabilità finanziaria ed economica globale.
Azioni globali, c’è nervosismo
I benchmark azionari in Giappone e Hong Kong sono crollati di oltre l’1%, trascinando al ribasso un indice chiave delle azioni regionali. I titoli azionari della Cina continentale hanno avuto un andamento contrastato in vista di una pausa prolungata per i mercati onshore, che chiuderanno venerdì prima di riaprire il 9 ottobre. Shanghai e Shenzhen stanno archiviando la seduta con aumenti rispettivamente di 0,17% e 0,12%.
Mercoledì gli sviluppatori cinesi hanno esteso le perdite dopo essere scesi a livelli mai visti dal 2011. Le negoziazioni in Cina del Gruppo Evergrande sono state sospese a Hong Kong, un altro segnale preoccupante per il settore che è stato coinvolto in una crisi del debito durata anni.
Il clima resta incerto anche a Wall Street, dove nella notte tutti e tre i principali indici hanno chiuso la giornata contrastati, con il Dow Jones Industrial Average che ha invertito i guadagni per virare in ribasso dello 0,2%. L’ S&P 500 è salito dello 0,02%, mentre il Nasdaq Composite ha guadagnato lo 0,22%.
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Neel Kashkari, presidente della Federal Reserve di Minneapolis, ha affermato che un potenziale shutdown del governo americano e gli effetti dello sciopero dell’industria automobilistica potrebbero rallentare l’economia, richiedendo mosse meno aggressive da parte della banca centrale.
“Se questi scenari negativi colpissero l’economia statunitense, potremmo dover fare di meno con la nostra politica monetaria per riportare l’inflazione al 2%”, ha detto Kashkari in un’intervista alla CNN.
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