L’anno che si è appena concluso è stato caratterizzato da alta volatilità e da diversi avvenimenti importanti. Vediamo quali sono state le migliori performance dei listini azionari durante il 2018
Il 2018 è stato un anno ricco di volatilità per le Borse mondiali, in particolar modo negli Usa, in cui i principali indici azionari hanno visto segnare nuovi massimi storici per poi chiudere l’anno a ridosso dei valori di parità. La crescita in America resta comunque sostenuta, basti pensare alla disoccupazione scesa ai minimi dagli anni ’60, anche se all’orizzonte si stanno palesando le nubi di una maturazione del ciclo economico attuale, che dura da ormai 10 anni.
A complicare il quadro per il 2019 si inseriscono diversi fattori oltre al rallentamento stesso dell’economia, quali la normalizzazione della politica monetaria della Federal Reserve, l’appiattimento della curva dei tassi statunitense e al progredire della guerra commerciale con la Cina. Questi elementi rendono più ostico l’ambiente non solo per la prima economia, ma anche per il resto del mondo.
Gli Stati Uniti
L’indice più rappresentativo d’America, l’S&P500 ha chiuso l’anno con un rosso del 6,60%. Se confrontato con i maggiori listini degli altri Paesi. La performance di questo paniere si attesta all’ottavo posto per risultati negativi. Il Dow Jones invece ha lasciato sul terreno il 6,70%.
E’ andata meglio all’indice tecnologico Nasdaq, che, nonostante l’elevata volatilità delle ultime settimane, ha limitato le perdite all’1,02% annuo. Gli investitori europei che avessero comprato questi indici sarebbero stati favoriti dal deprezzamento dell’euro nei confronti del biglietto verde rispetto alle quotazioni di fine 2017.
La situazione in Europa
Nel Vecchio continente invece la crescita durante questo 2018 si è palesata in maniera molto più leggera rispetto al 2017. A pesare in questo caso sono state le numerose tensioni interne all’Europa, con particolare focus alle questioni tra Bruxelles e Roma sulla manovra di bilancio.
Non solo, sono infatti numerosi gli interrogativi anche in Francia con le grandi proteste dei Gilet gialli. L’indice rappresentativo del Vecchio continente, l’Eurostoxx 50, ha segnato un deprezzamento del 14,77% rispetto al 2 gennaio 2018.
Se prendiamo questo valore come riferimento, il CAC 40 francese con il suo -11,93%, è l’indice migliore tra i principali in Europa. Secondo posto nell’UE per il PSI 20 del Portogallo, che ha lasciato sul terreno il -13,76%.
Al terzo gradino del podio si attesta l’IBEX spagnolo con il suo -15,43%. Per il nostro indice la situazione è ben peggiore, il FTSE Mib infatti segna un -16,15%. Maglia nera d’Europa è il Dax tedesco, dove i venditori gli hanno fatto perdere il 18,26%.
L’equilibrio dell’UE è stato anche messo alla prova con l’avanzare della Brexit e con il proliferare dei vari movimenti populisti nei vari Stati. Rispetto agli altri Paesi del continente europeo, gli shortisti sono stati relativamente clementi con il FTSE 100, che ha perso il 12,41%.
I Mercati Emergenti
Dal punto di vista degli emergenti, la Cina è stata scossa dalla guerra commerciale con gli Stati Uniti e dai segnali di rallentamento nella crescita del Paese stesso. Bisogna considerare il forte deprezzamento del Renminbi, utilizzato dalla Banca Centrale cinese per mitigare gli effetti delle imposizioni americane. L’indice cinese Hang Seng ha ceduto il 14,76% da inizio anno. La performance dell’indice asiatico, corretta al valore dell’euro, si è invece attestata al -10,77%.
Gli altri Mercati Emergenti hanno avuto andamenti borsistici contrastanti, basti pensare che in Brasile si è avuta la performance migliore del 2018, confrontata con i maggiori listini mondiali, con l’indice Bovespa che è salito del 15,03%. Tale apprezzamento è ben più lieve se si considera il cambio in euro, che ha fatto guadagnare agli investitori europei che hanno acquistato il principale listino brasiliano ad inizio 2018 un 3,11%.La Borsa di Istanbul ha perso il 21,59%, classificandosi come peggior indice a livello globale in valuta domestica tra quelli presi sotto esame.
Anche la Russia si distingue per merito tra le Borse mondiali, con il suo +11,79%, ben distante dalla Nuova Zelanda, che con il NZX50 guadagna il 4,59% da inizio anno, classificandosi come terzo indice migliore tra quelli considerati, con riferimento alla moneta locale.
Vicini tra loro gli andamenti dei maggiori listini di Giappone, Australia e Canada, che segnano rispettivamente il -12,08%, il -6,77% e il -12,26%.
Il quadro generale
In generale, la classifica senza considerare il cambio con l’euro può essere rappresentata come segue:
Elaborazione Ufficio Studi di Money.it
Se invece si considera il rapporto di cambio, l’indice più redditizio per gli investitori europei resta quello brasiliano. Viceversa, il peggiore sarebbe quello dell’Argentina, che avrebbe fatto perdere agli operatori d’Europa che avessero comprato il listino a inizio anno, il 47,75% del capitale investito.
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