La Svezia ha fatto intendere che durante la sua presidenza in Europa non verrà siglato un patto sull’immigrazione: se ne riparlerà non prima del 2024, cosa farà adesso Meloni?
Nei primi tre giorni del 2023 in Italia sono sbarcati 1.651 migranti, contro i 116 dello stesso periodo del 2022 e gli 0 del 2021. Numeri questi che Giorgia Meloni e Matteo Salvini, se fossero in questo momento all’opposizione, avrebbero cavalcato sui social chiedendo magari le dimissioni di un “incapace” ministro dell’Interno.
Invece sul fronte immigrazione tutto tace, anche se sta facendo particolarmente rumore lo “schiaffo” al nostro governo che arriva dalla Svezia, presidente di turno dell’Ue nel semestre che è appena iniziato.
“Non vedrete un patto migratorio completato durante la presidenza svedese - ha dichiarato al Financial Times l’ambasciatore svedese presso l’Ue Lars Danielsson -. Ci sarà, ha previsto, non prima della primavera del 2024”.
In sostanza la Svezia, che in questo momento ha un governo di centrodestra molto sbilanciato a destra vista la presenza dei Democratici Svedesi, un partito populista e sovranista che a Bruxelles fa parte insieme a Fratelli d’Italia dell’Ecr di cui Giorgia Meloni è presidente, non vuole un accordo sui migranti durante la sua presidenza, rimandando il discorso addirittura alla primavera del 2024.
Migranti, le promesse di Meloni
La volontà della Svezia di non approvare un patto sui migranti a livello europeo durante il proprio semestre di presidenza, senza dubbio è una sorta di doccia fredda per Giorgia Meloni.
Questa estate la presidente del Consiglio, durante la campagna elettorale, di fronte ai continui sbarchi sulle nostre coste aveva tuonato “ blocco navale subito, il 25 settembre si volta pagina”.
Gli italiani alle elezioni le hanno dato fiducia, ma sul fronte immigrazione gli arrivi sono sempre più frequenti anche con il centrodestra al governo e, le uniche novità, sono stati il deterioramento dei rapporti con la Francia e un nuovo codice per le Ong non particolarmente duro.
Nel suo primo discorso alla Camera da capo del governo, Meloni ha aggiustato il tiro per quanto riguarda il blocco navale: “La nostra intenzione è sempre la stessa, ma, se non volete che si parli di blocco navale, lo dico così: è nostra intenzione recuperare la proposta originaria della missione navale Sophia dell’Unione europea, che nella terza fase, prevista e mai attuata, prevedeva proprio il blocco delle partenze dei barconi dal Nordafrica”.
L’Italia ancora sola
Nei primi impegni europei, il nostro governo molto si è speso per cercare di arrivare a un accordo per la gestione dei flussi, con tutte le speranze italiane che sono rivolte all’Action Plan per il Mediterraneo.
Come spiega il Viminale “il piano si basa su una serie di 20 misure articolate attorno a tre pilastri che mirano a ridurre la migrazione irregolare e non sicura, a fornire soluzioni alle sfide emergenti nel settore della ricerca e del salvataggio e a rafforzare la solidarietà tra gli Stati membri”.
Per una fumata bianca però i tempi sembrerebbero essere lunghi, mentre il “piano Mattei” per l’Africa più volte ipotizzato da Giorgia Meloni sarebbe ancora un discorso tutto a livello teorico.
L’Italia così sui migranti resterà ancora sola ad affrontare l’emergenza, con buona pace per chi lo scorso 25 settembre sperava di poter voltare pagina e di vedere subito realizzata la tanto sbandierata versione meloniana del blocco navale.
© RIPRODUZIONE RISERVATA